Venezia75. Il punto sui film del terzo giorno. “A Star is Born”, “The Ballad of Buster Scruggs” e “Doubles vies”

America protagonista: fuori concorso l’esordio alla regia di Bardley Cooper con “A Star is Born”, mentre in concorso c’è il film dei fratelli Ethan e Joel Coen, “The Ballad of Buster Scruggs”. Terzo titolo di richiamo della giornata è il francese “Doubles vies” di Olivier Assayas, in competizione ufficiale. Il punto sulle proiezioni con Sir e Cnvf

Terzo giorno di proiezioni alla 75ª Mostra del Cinema di Venezia. Oggi l’America è protagonista: fuori concorso l’esordio alla regia di Bardley Cooper con “A Star is Born”, mentre in concorso c’è il film dei fratelli Ethan e Joel Coen, “The Ballad of Buster Scruggs”. Terzo titolo di richiamo della giornata è il francese “Doubles vies” di Olivier Assayas, in competizione ufficiale. Il punto sulle proiezioni con il Sir e la Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) della Cei, direttamente dal Lido di Venezia.

“A Star Is Born”

Con una solida carriera alle spalle come attore, nominato più volte agli Oscar (“Il lato positivo”, “American Hustle”, “American Sniper”), Bradley Cooper decide di passare anche dietro la macchina da presa riproponendo il classico hollywodiano “A Star is Born” (“È nata una stella”), di cui si ricordano la versione del 1954 Judy Garland diretta da George Cukor e quella del 1976 con Barbra Streisand per la regia di Frank Pierson. La storia, dal punto di vista narrativo è semplice e perfetta per incarnare il sogno americano, ovvero il passaggio dall’anonima esistenza ordinaria al successo grazie al talento e alla capacità di sapersi mettere in gioco con la vita. In breve: Jackson (Cooper) è un cantante country-rock con un discreto successo, smarrito tra farmaci e bottiglie di alcolici. Una sera si imbatte per puro caso in una cameriera, Ally (Gaga), che si esibisce in un locale rivelando una voce sorprendente. È subito scintilla, amore dal punto di vista sentimentale e professionale.

“Cooper conferma le sue straordinarie doti attoriali nel ruolo del cantante Jack – osserva Massimo Giraldi, presidente della Cnvf e giurato del premio cattolico Signis – esibendo anche nei momenti canori un timbro potente e accattivante. Sotto il profilo della regia, sceglie la via lineare, al servizio delle interpretazioni, senza marcare troppo la narrazione con originalità”.

“Molte attese e forse anche qualche pregiudizio sulla performance di Lady Gaga come attrice”, commenta Sergio Perugini, segretario della Cnvf e anche lui alla Mostra come giurato del premio Signis: “In verità la cantante pop-jazz conferma di essere un solido talento, sia come performer (nel film la sua voce è una delle colonne portanti del racconto) sia a livello espressivo nel ruolo di Ally. Un film abbastanza convenzionale, dalla forma non sorprendente, ma che trova forza e pathos nell’alchimia tra i due protagonisti, sul palco e fuori dalla scena”.

Al di là di qualche passaggio narrativo da tenere in conto per il pubblico dei minori, nell’insieme il film è da valutare come complesso e problematico.

“The Ballad of Buster Scruggs”

Autori di capolavori del cinema americano contemporaneo – “Fargo”, “Il grande Lebowski”, “Non è un paese per vecchi” – i fratelli Joel and Ethan Coen, quattro volte premi Oscar, collaborano da oltre 35 anni come registi e sceneggiatori dei propri film. Partecipano alla Mostra di Venezia per la prima volta in concorso con “The Ballad of Buster Scruggs”; nel cast Tyne Daly, James Franco, Brendan Gleeson, Zoe Kazan, Liam Neeson e Tom Waits. Si tratta di un film a episodi, con un omaggio esplicito al cinema di genere italiano degli anni Sessanta. Sei piccoli racconti sulla frontiera americana, tra miti, paradossi e inquietudini, il tutto con il puro stile Coen con momenti esilaranti e ironia feroce.

“I Coen – nota Giraldi – provano a smitizzare ancora una volta il Western americano, cogliendo i paradossi di alcune situazioni tipiche del genere, come il duello sotto il sole cocente o la spasmodica ricerca dell’oro, tra avarizia e sopraffazione”.

“Un film – aggiunge Perugini – che si lascia apprezzare, se lo si legge come una nuova pagina creativa della loro ormai ampia filmografia; opera che rischia però di essere percepita come puro esercizio di stile visivo-narrativo”.

Dal punto di vista pastorale, al di là dei toni da favola dark, il film si presenta complesso e problematico, con alcuni passaggio delicati e crudi.

“Doubles vies”

Negli ultimi anni il regista francese Olivier Assayas, classe 1955, ha conosciuto una crescente attenzione, in particolare per le opere “Qualcosa nell’aria” e “Personal Shopper”. È nella sezione concorso di Venezia 75 con “Double vies” (“Non-Fiction”), una storia corale nella Parigi di oggi, ambientata nel mondo dell’editoria con i suoi meccanismi e cambiamenti dovuti al propagarsi della cultura digitale. Non solo, c’è sempre la riflessione sui legami, tra onestà e tradimenti. Protagonisti sono Juliette Binoche, Guillaume Canet e Vincent Macaigne.

“Il film si muove dentro il sistema comunicativo odierno, segnato da opportunità e grande confusione, una confusione che sfocia soprattutto sul piano relazionale e affettivo”, rileva Giraldi, che aggiunge: “Il sostanziale pessimismo del regista è bilanciato da un finale dove la vita reale prende il sopravvento sulla finzione”.

“Un’opera – conclude Perugini – dalla scrittura compatta ed efficace, con una riuscita carica satirica su abitudini e manie dell’uomo di oggi, disperso tra smartphone e tablet, sempre più incapace di scommettere su relazioni vis-à-vis”.

Senza dubbio interessante per dibattiti, il film dal punto di vista pastorale è complesso e problematico.

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