Rapporto Intersos: diritti negati alle frontiere del Nord Italia

Sono 62.672 quelli intercettati e registrati dalle autorità italiane negli ultimi sei anni: di questi almeno uno su quattro è fuoriuscito dalle strutture di accoglienza, rendendosi irreperibile. Nel solo 2016 – anno record per l’afflusso di minori in Italia - sono stati 6.561 i minori di cui si sono perse le tracce

Le organizzazioni per la tutela dei diritti umani impegnate alla frontiera italo-francese tra Menton e Ventimiglia l’hanno chiamato Halim per proteggerne l’identità. Ed è questo il nome che sperano possa essere ricordato a lungo dopo la sentenza del Tribunale amministrativo di Nizza del 22 gennaio scorso. La prima di questo genere in Francia con cui un giudice, a seguito di un ricorso presentato dall’associazione francese Anafé (Associazione nazionale per l’assistenza alle frontiere per gli stranieri), ha intimato al prefetto delle Alpi Marittime di concedere un salvacondotto ad un minore respinto alla frontiera chiedendo di consentire il suo ingresso in Francia per riesaminarne la posizione. “Si tratta di una decisione molto importante perché con questa sentenza il giudice francese ha ammesso l’esistenza di un tipo di violazioni dei diritti dei minori che sono invece diffusissimi”, racconta Cesare Fermi, referente unità migrazione di Intersos. “Il ragazzo eritreo, di soli 12 anni – prosegue Fermi –, era stato sorpreso alla stazione di Menton-Garavan e costretto a salire su un treno per fare ritorno in Italia senza che gli fosse assicurata la dovuta tutela a cominciare dalla possibilità di chiedere asilo in Francia in violazione delle norme internazionali che tutelano il prioritario interesse del minore nell’ottenere protezione”.

Episodi di questo genere non sono nuovi non solo a Ventimiglia, ma anche ai valichi con la Svizzera e l’Austria come dimostra un recente rapporto pubblicato proprio da Intersos a seguito di un monitoraggio condotto tra l’agosto e l’ottobre 2017 ai confini settentrionali d’Italia. “Nelle zone di confine – si legge nel documento intitolato ‘I minori stranieri non accompagnati lungo il confine settentrionale italiano’ – emerge una

diffusa non applicazione delle disposizioni previste a tutela dei minori non accompagnati

dalle relative norme di rango internazionale, europeo e nazionale, con la presenza di prassi operative gravemente lesive dei diritti e del benessere psico-fisico dei soggetti coinvolti”.

Ma il documento si spinge anche oltre denunciando vere e proprie vessazioni e abusi subiti dai minori non accompagnati (Msna) nelle zone di confine: ragazzi costretti a spogliarsi di fronte ad altre persone per le perquisizioni, scarpe tagliate e oggetti personali sottratti, violenze fisiche e verbali, respingimenti collettivi e mancata possibilità di presentare la richiesta di asilo politico.
Secondo Intersos sono 62.672 i Msna intercettati e registrati dalle autorità italiane negli ultimi sei anni: di questi almeno uno su quattro è fuoriuscito dalle strutture di accoglienza, rendendosi irreperibile. Nel solo 2016 – anno record per l’afflusso di minori in Italia – sono stati 6.561 i minori di cui si sono perse le tracce. Non è un caso che Papa Francesco decise di dedicare loro il messaggio per la Giornata del migrante e del rifugiato del 2017. “Tra i migranti – scriveva Francesco – i fanciulli costituiscono il gruppo più vulnerabile perché, mentre si affacciano alla vita, sono invisibili e senza voce”.

Certamente l’Italia dimostra grandi fragilità nel sistema di accoglienza dei minori stranieri soli – continua Fermi – ma i Paesi di confine e la stessa Unione europea sono corresponsabili nel permettere che molte di queste violazioni dei diritti si verifichino. Non solo per quanto accade alle frontiere ma anche in tema di ricongiungimenti famigliari:

delle 14.229 richieste presentate nel 2016, solamente 61 hanno portato ad una effettiva riunificazione

e questo è dovuto a responsabilità multiple tra cui la scarsa collaborazione da parte di polizie e governi di altri Paesi europei”.

Sono proprio i ritardi burocratici e le scarse condizioni di accoglienza, uniti spesso a progetti migratori personali che puntano verso il nord Europa, a spingere i minori a lasciare le strutture di accoglienza con il rischio di rimanere bloccati nelle città di confine. Situazioni particolarmente critiche si sono verificate negli ultimi anni, con un picco nell’estate 2016, a Como, Ventimiglia, lungo la direttrice del Brennero così come a Udine e Gorizia (città, quest’ultime, interessate da un flusso in entrata). Luoghi in cui, nonostante il calo dei numeri registrato negli ultimi mesi, la situazione appare ancora critica. “A Bolzano – scrivono gli operatori di Intersos – la norma sembra essere rappresentata dalla mancata protezione, assistenza e accoglienza dei minori. A Como e Ventimiglia si rilevano forme di collocamento atipiche, col ricorso a luoghi d’accoglienza diversi da quelli previsti dalla legge per i minori, caratterizzati da strutture inadeguate, sovraffollamento e carenza dei servizi essenziali”.

Pericoli e difficoltà che per Halim sono ormai solo un ricordo: dando esecuzione alla sentenza del giudice il dodicenne è stato, infatti, già ricondotto in Francia e messo sotto tutela. Una prassi che potrebbe rappresentare per tanti altri minori un importante precedente.

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