Prolusione card. Bassetti: uno sguardo realistico e fiducioso

Tanto più sarà importante e significativo l’impegno dei singoli – per cui si parla di sobrietà, di gratuità, di consapevolezza storica e dunque di memoria – quanto sarà visibile e si farà sentire una opinione pubblica di cattolici capace di rappresentare – insieme, coesi e coerenti - un riferimento e, nello stesso tempo, un pungolo

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Era atteso alla prova delle elezioni e di questa campagna elettorale così intorcinata. Il cardinal Bassetti non si sottrae all’appuntamento. E la sua indicazione è chiara. Prima di tutto nell’atteggiamento, nello sguardo. Uno sguardo realistico e fiducioso. Realistico perché è ben consapevole della situazione. Ovvero del fatto che tanti sono adirati, delusi, timorosi, financo rancorosi. Ma fiducioso, come chi sa che ci sono tante risorse da mettere in campo. Perché l’Italia si costruisca un futuro adeguato, nel quadro europeo e mondiale che le compete.
Così le indicazioni sono coerenti con questo sguardo, questo atteggiamento di fondo. Si parla ovviamente dei grandi temi, dal lavoro, alla famiglia, alle immigrazioni. Ma

le priorità di programma si riassumono non a caso su un tema di cui si parla poco, la scuola e più in generale il sistema formativo.

E il fatto che se ne parli poco – anche solo per dire che non servono riforme mirabolanti, ma ben governare il sistema, puntando sui contenuti, ovvero sulla preparazione disciplinare degli studenti di ogni ordine e grado e non sulla molteplicità di troppe distrazioni e di troppa burocrazia – è una ulteriore dimostrazione che abbiamo un rapporto non buono, non fluido con il nostro futuro.
Così ecco una parola antica, bene comune, che il presidente della Cei attualizza e concretizza.
Così come affronta la questione spinosa dell’impegno dei cattolici in politica: anche qui le indicazioni sono prima di tutto di atteggiamento, e poi di programma, dato che cattolici sono presenti nella gran parte degli schieramenti e dei partiti in campo, anche se ovviamente con diversi gradi di visibilità e di rilievo, di cui è bene tenere conto. L’appello è chiaro ed accorato: “La vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia!”. Potrebbe essere il minimo comune denominatore per chi fa campagna elettorale e poi sarà eletto. E anche per reagire ad una

sindrome di irrilevanza che rischia di essere uno dei risultati di una stagione confusa di cambiamento.Ma tanto più sarà importante e significativo l’impegno dei singoli – per cui si parla di sobrietà, di gratuità, di consapevolezza storica e dunque di memoria – quanto sarà visibile e si farà sentire una opinione pubblica di cattolici capace di rappresentare – insieme, coesi e coerenti – un riferimento e, nello stesso tempo, un pungolo. Non intrappolato negli schermanti, ma chiaro e propositivo sulle cose, sulle indicazioni, sui contenuti. In questo senso Papa Francesco, come ha sottolineato il presidente della Cei, è un riferimento, una risorsa preziosa.
Difficile, molto difficile, come è arduo il passaggio di questi anni. Per affrontarlo bene serve appunto un chiaro quadro di riferimento. Per poter aprire così alla creatività politica, che servirà non poco, e non solo in Italia, come dimostrano il caso tedesco e più in generale le vicende dell’Unione.

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