Manovrina: i punti principali del decreto-legge all’esame del Parlamento

Avrebbe dovuto contenere essenzialmente la correzione dei conti pubblici italiani chiesta dall'Unione europea - la cosiddetta manovrina - era stato approvato “salvo intese” dal Consiglio dei ministri nella riunione dell'11 aprile ed è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale due settimane dopo. Ma è diventato un provvedimento di ben 67 articoli che già dal titolo rende l'idea della sua ampiezza e complessità: "Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo"

È “quasi una finanziaria”, ha detto il ministro dell’Economia Padoan scusandosi per il ritardo. In effetti, il decreto-legge che avrebbe dovuto contenere essenzialmente la correzione dei conti pubblici italiani chiesta dall’Unione europea – la cosiddetta manovrina – era stato approvato “salvo intese” dal Consiglio dei ministri nella riunione dell’11 aprile ed è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale due settimane dopo. Ma è diventato un provvedimento di ben 67 articoli che già dal titolo rende l’idea della sua ampiezza e complessità: “Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo”.

Il decreto-legge 50/2017 è ora all’esame del Parlamento che ha sessanta giorni di tempo per convertirlo in legge. Nel corso dell’iter parlamentare è del tutto verosimile che subirà modifiche e integrazioni, ma intanto vediamo – sia pure in estrema sintesi – quali sono i suoi punti principali. Il capitolo fiscale è quello decisamente più corposo, con misure anti-evasione piuttosto drastiche. Viene esteso alle società partecipate pubbliche e alle più grandi società quotate in Borsa il meccanismo dello “split payment” che già vale per la pubblica amministrazione: in pratica lo Stato trattiene alla fonte l’Iva che dovrebbero versare i fornitori. Questa misura e le nuove regole anti-truffa sulle compensazioni fiscali valgono da sole quasi 3 miliardi di euro. In questa direzione vanno anche le novità per i pignoramenti agli evasori e per la rottamazione delle liti fiscali pendenti. Viene inoltre confermata la cedolare secca del 21% anche per i cosiddetti affitti brevi, con la novità dell’obbligo degli intermediari (per esempio AirBnb e Booking) di fare da sostituti d’imposta trattenendo in origine l’importo.

In termini di nuove tasse il decreto prevede un aumento generalizzato e robusto (fino al doppio) del prelievo sul gioco d’azzardo – dal lotto alle slot, alle videolotteries – e un incremento delle accise sulle sigarette, mentre viene portata fino a 200 euro la multa per chi non paga il biglietto sul bus. Dai tagli alle spese dei ministeri, invece, sono attesi risparmi per 460 milioni.

Per quanto riguarda gli enti locali, il decreto recepisce un accordo con le Regioni, concede più fondi alle Province, introduce la possibilità per i Comuni di fare assunzioni stagionali se a pagare sarà “interamente uno sponsor”, proroga fino al 31 agosto i contratti per i servizi di pulizia e di manutenzione delle scuole e concede 1 milione in più per il 2017 e il 2018 per spingere la fusione tra i piccoli Comuni.

Il decreto stanzia un miliardo l’anno (per tre anni) da destinare alle zone terremotate. Mezzo miliardo andrà alla ricostruzione, con un’attenzione particolare per le scuole, l’altro mezzo verrà impiegato per la proroga della sospensione dei tributi locali, per l’istituzione di zone franche urbane nei 140 Comuni del cratere e per prorogare gli incentivi alle imprese.

Sul piano degli investimenti la decisione di gran lunga più rilevante è il via libera alla fusione Anas-Ferrovie dello Stato. Per quanto riguarda le imprese, il decreto restringe i regimi di favore concessi in alcuni casi (capitalizzazione e sfruttamento di marchi) e riduce per quest’anno gli incentivi per chi investe al Sud. Un taglio che dovrebbe rientrare tra 2018 e 2019 e a fronte del quale il provvedimento estende a tutte le piccole e medie imprese le agevolazioni sulle iniziative che producono innovazione e potenzia le norme sui Piani individuali di risparmio (Pir), pensati per convogliare sulle medie imprese il risparmio dei cittadini e delle casse previdenziali. Il decreto inoltre introduce delle agevolazioni mirate a intercettare le società di gestione finanziaria in uscita da Londra dopo la Brexit (le cosiddette norme “acchiappafondi”), rendendo fiscalmente appetibile l’Italia.

Complessivamente la correzione dei conti pubblici realizzata con il decreto è pari allo 0,2% del Prodotto interno lordo (circa 3,4 miliardi) e diventerà dello 0,3% (circa 4,4-4,5 miliardi) nel 2018. Con questo intervento più ampio e strutturale del previsto, il governo ha voluto muovere già i primi passi verso quello che si annuncia come il suo più arduo banco di prova, il varo della legge di bilancio in autunno. In quell’occasione, tra l’altro, bisognerà trovare un bel po’ di miliardi per evitare che scatti l’automatico aumento dell’Iva previsto dall’accordo con l’Europa nel caso in cui l’Italia non rispetti i suoi impegni sul debito pubblico. Su 19,5 miliardi adesso ne resterebbero da trovare 14-15.

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