Piccoli flash confermano la vittoria di Sanremo 2017

Alti indici di ascolto, su tutto un giusto spunto per ballare, ma anche buone occasioni per qualche spunto di riflessione

Alla fine ha vinto Saremo. Quell’Occidentali’s Karma cantata da Francesco Gabbani ha melodia e suono ballabile. E questo ha fatto la differenza, a partire anche dai voti dati sui telefonini. Poi, il testo del cantautore toscano originario di Carrara ironizza sulla nostra sazia società occidentale sempre avvolta nel dilemma di “essere o dover essere, il dubbio amletico contemporaneo”. E di fronte a “intellettuali nei caffè, internettologi, soci onorari del gruppo dei selfisti anonimi – finisce che – l’intelligenza è démodé, risposte facili, dilemmi inutili”.
E via a ballare con la scimmia nuda per ironizzare su questa situazione.
Ci salvano i piccoli eroi quotidiani presentati sul palco da Maria De Filippi, dall’impiegato comunale di Catania con 40 anni senza un’assenza dal lavoro; alla Protezione Civile con particolare riferimento ai suoi preziosi interventi per il terremoto in Centro Italia; ai giovani studenti che in Puglia hanno dato vita al movimento anti bullismo “Mo basta”.
In questa nostra “umanità virtuale”, Gabbani ci canta ancora “mettiti in salvo dall’odore dei tuoi simili, tutti tuttologi col web, coca dei popoli oppio dei poveri”.
Fiorella Mannoia, data per favorita l’intera settimana e giunta a un soffio dalla vittoria, ci ha aiutato a riscoprire la nostra umanità non virtuale. Quella vera. Quella dove, in mezzo a tanti sbagli, a volte chiediamo scusa, a volte no. E quando ci accorgiamo del tempo che passa, ci accorgiamo anche della nostra mancanza di speranza, della mancanza di sorrisi. Allora riusciamo anche a cogliere il valore di questa vita e ci abbandoniamo a un liberatorio “Che sia benedetta – perché – per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta”. Allora basta gridare e inveire. Si, la vita è una lotta ogni giorno e non mancano i dolori. Ogni giorno si cade, ma ci si può rialzare e ripartire, senza dimenticarci dell’anima. “E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona, che sia fatta adesso la sua volontà!”
Sgorga la preghiera dal cuore. Una preghiera non bigotta, concreta, profondamente umana.
E “l’occhio di bue”, in questo giro di podio, ci porta a illuminare quel “vietato morire” di Ermal Meta. Una storia triste, vera, che ci aiuta a leggere un brutto evento in cui il giovane albanese ripensa a sua madre e a quel suo “sorriso ferito dai pugni in faccia”, e alla successiva fatica che poi ha dovuto fare negli anni per aiutarlo “da un libro di odio a insegnarmi l’amore. Hai smesso di sognare per farmi sognare”. Ma l’ammonimento finale è illuminante per tutti: “e ricorda che l’amore non ti spara in faccia mai. Figlio mio ricorda bene che la vita che avrai non sarà mai distante dell’amore che dai”.
Piccoli flash che ci confermano la vittoria di Sanremo 2017. Alti indici di ascolto, su tutto un giusto spunto per ballare, ma anche buone occasioni per qualche spunto di riflessione.

(*) direttore “Il Piccolo” (Faenza-Modigliana)

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