Ora di religione: dopo trent’anni la “prova” sembra superata

L’insegnamento della religione cattolica uscito dalla revisione del Concordato, nel 1984, si è affermato come materia scolastica e, come ha riassunto il vescovo monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, “ha retto bene alla prova della facoltatività”, confermando a 30 anni dall’avvio della nuova normativa un’adesione che sfiora l’88% degli studenti delle scuole statali (88,5% considerando tutti gli studenti)

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Ci sono diverse suggestioni molto interessanti che vengono dalla ricerca sull’insegnamento della religione cattolica (Irc) appena raccolta in un volume dell’Elledici che parla di “Disciplina alla prova”. La prima è che

la “prova” sembra superata.

L’Irc uscito dalla revisione del Concordato, nel 1984, si è affermato come materia scolastica e, come ha riassunto il vescovo monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, “ha retto bene alla prova della facoltatività”, confermando a 30 anni dall’avvio della nuova normativa un’adesione che sfiora l’88% degli studenti delle scuole statali (88,5% considerando tutti gli studenti). Prova superata perché era un timore diffuso quello che il regime della facoltatività avrebbe potuto affossare l’ora concordataria. Un altro dato interessante riguarda la “soddisfazione” legata all’Irc: la manifestano in grande maggioranza sia docenti che studenti, i primi contenti di insegnare, i secondi della scelta fatta di frequentare l’Irc. Ancora, si possono raccogliere le suggestioni che accreditano l’Irc come capace di rispondere alle domande di senso degli studenti, come anche di promuovere il dialogo interreligioso e interculturale.

Insomma, tanti aspetti che aiutano a guardare sotto una luce positiva l’insegnamento della religione cattolica, che in questi anni ha certamente cercato di rispondere nei fatti – soprattutto attraverso la preparazione dei docenti e l’elaborazione di programmi adeguati – alla grande intuizione raccolta dal Nuovo Concordato nel 1984:

nella scuola occorre un insegnamento religioso saldamente motivato da ragioni culturali, capace di contribuire al percorso complessivo di crescita degli allievi.

Questa convinzione, maturata non senza fatica e in un lungo processo di discussione e approfondimento che ha preceduto il Nuovo Concordato, ha influenzato la configurazione dell’Irc, insieme alla determinazione di una Chiesa che, sulla scia del Concilio Vaticano II, ha scelto la strada del servizio pieno e autentico alle famiglie e alla scuola, della collaborazione con lo Stato “per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”.

L’Irc nasce in questo contesto.

Sono infinite le discussioni e le polemiche che lo hanno accompagnato e certamente esistono ancora oggi punti di debolezza che dovrebbero far riflettere e operare per migliorare la situazione (tra i temi, quello della valutazione e la piena integrazione dei docenti, così decisivi per la scuola e tuttavia “dimenticati” – ha accennato monsignor Galantino in proposito – dalle recenti disposizioni scolastiche). Tuttavia questo insegnamento costituisce un vero tentativo di rispondere alle esigenze formative dei giovani del nostro tempo. Tutti, senza distinzioni di appartenenze. A loro la scuola – sono le sue finalità – non può non offrire gli elementi e le competenze per orientarsi in modo adeguato di fronte al fatto religioso e alle religioni in generale, per maturare capacità critiche e di scelta in relazione all’esperienza religiosa. Cattolica, certo, per le stesse ragioni che il Nuovo Concordato sottoscrive, legate alle radici culturali del popolo italiano. Ma non solo.

L’Irc fa questo da anni e la ricerca appena presentata mostra anche qualche dato interessante in termini di risultati. Resta strada da fare, certamente. La “prova” non è finita, ma anche questo è un segnale di aderenza alla scuola e agli allievi, che chiedono attenzione al cambiamento, correzioni in corsa, capacità di “leggere” e rispondere ad esigenze sempre diverse. In trent’anni la nostra società è mutata moltissimo: l’Irc ha saputo, stare al passo e ancora guarda avanti. Talvolta con fatica, ma senza venire meno all’impegno e al patto sottoscritto con famiglie e giovani. Con il Paese.

Altri articoli in Italia

Italia

Informativa sulla Privacy