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L’insegnamento del Papa in Bulgaria: “Per amare qualcuno non c’è bisogno di chiedergli il curriculum”

Francesco, messaggero della pace in Bulgaria e Macedonia del Nord, è stato accolto con grande affetto ed entusiasmo dalla popolazione, tra richiami all'unità dei cristiani e raccomandazioni sull'amore reciproco. La gioia più grande è stata quella dei bambini che hanno celebrato la Prima Comunione: il loro catechista, ora, era il Papa.

(Foto Vatican Media/SIR)

Grida di gioia, bambini e malati accarezzati, migranti consolati, migliaia di persone commosse e con le lacrime negli occhi, felici di aver incrociato in questi due giorni papa Francesco, messaggero della pace del Signore in Bulgaria dal 5 al 7 maggio.

È un breve resoconto dell’intenso programma del Santo Padre nel Paese delle rose, pieno di appuntamenti istituzionali ma anche di incontri con la gente.

La visita era attesa con grande entusiasmo, ma ha superato tutte le aspettative sia del Papa sia del popolo bulgaro, che lo ha accolto con grande affetto.

La conferma è nei 14 mila bulgari affluiti da tutto il Paese nella piazza “Alexander I” dove il Papa ha celebrato la messa domenicale: la piazza è risultata piccola e la gente, nonostante le misure di sicurezza ferree, aveva occupato il parco vicino, le strade e ogni angolo pur di vedere il Papa. Metà di loro erano cattolici, provenienti da tutto il Paese, ma gli altri erano ortodossi o semplici curiosi. Molti di loro non conoscevano il Santo Padre, le sue parole, forse sapevano che era un Papa vicino alla gente, attento ai poveri, ma hanno voluto incontrarlo ugualmente e sentire le sue parole. E grande era la loro emozione.

La gioia del popolo è continuata nella Messa per le prime comunioni, uno spettacolo per gli occhi con questi 245 bambini vestiti di bianco ed emozionatissimi perché, in quel momento, era il Papa il loro catechista. Mentre usciva dalla chiesa del Sacro Cuore di Rakovski sotto la pioggia di petali di rose, Francesco diceva ai vescovi bulgari che per lui era questo il momento più memorabile della visita.

La festa è continuata anche nell’incontro con la comunità cattolica nel pomeriggio del 6 maggio, quando il Papa ha incoraggiato il piccolo gregge della Bulgaria ad amare gli altri, sottolineando che “per amare qualcuno non c’è bisogno di chiedergli il curriculum vitae; l’amore precede, si anticipa. Perché è gratuito”. Alla piccola (sono appena 70 mila) ma molto attiva comunità cattolica bulgara, il Papa ha raccomandato di aiutare i giovani, “di raggiungere il loro cuore, conoscere le loro attese e incoraggiare i loro sogni, come comunità-famiglia che sostiene, accompagna e invita a guardare il futuro con speranza”.

Ma il culmine dei due giorni in terra bulgara per Francesco è stato l’incontro per la pace, celebrato sullo sfondo delle rovine dell’antica Serdica, dove, a pochi metri di distanza, si trovano la cattedrale ortodossa, la cattedrale cattolica, la moschea e la sinagoga. Un incontro stile Assisi mai visto prima nei Balcani.

E né la pioggia battente, né l’ondata di freddo che ha improvvisamente invaso Sofia, né l’assenza della gerarchia ortodossa è riuscita a spegnere le sei fiaccole dei sei bambini rappresentanti gli ortodossi, i cattolici, gli armeni, gli ebrei, i musulmani e i protestanti.

L’incontro con il Patriarca bulgaro Neofit e tutto il Santo Sinodo si era svolto il giorno prima, 5 maggio, in un clima di grande cordialità. Durante la conferenza stampa in volo Papa Francesco ha definito Neofit “uomo di Dio”, mentre nel suo saluto il capo della Chiesa ortodossa bulgara, ha assicurato che “il rispetto tra le due Chiese è reciproco” e ha ricordato le parole di San Giovanni Paolo II, pronunciate nell’incontro con il suo predecessore il patriarca Maxim nel 2002:

“solo uniti, i cristiani saranno più forti”.

E anche se qualche metropolita ha espresso perplessità sulla visita di Francesco, molti altri ne sono stati felici, come il metropolita dell’Europa occidentale Antonij che su Facebook ha chiamato “il Papa fratello in Cristo” e “un esempio per noi ortodossi di pastore che va dalle pecore”.

Quasi un secolo prima, nel Natale del 1934, mons. Angelo Roncalli si congedava dalla Bulgaria animato da un amore profondo per questa terra e convinto che il dialogo tra le diverse confessioni religiose sia possibile grazie all’ecumenismo di base, all’amore tra i vicini di casa appartenenti ad un’altra religione. In questi due giorni in terra bulgara Papa Francesco ha ricevuto e dato tantissimo amore alle persone, un segno tangibile che essere fratelli nell’unico Dio è possibile.

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