Un respiro europeo

Necessario capire quanto sia preziosa l’unità tra i popoli e quanto sia funesta la loro contrapposizione. Vogliamo ricordare il valore del dialogo, la necessità della reciproca comprensione e comunicazione, la disponibilità a crescere insieme a livello globale. Formare un vero “popolo europeo”, modello e premessa per una nuova umanità davvero riconciliata

Quando questo giornale nasceva (il 23 dicembre 1945) eravamo da poco usciti dalla tragedia della II guerra mondiale. “Nuova Scintilla” sorgeva dalle ceneri dell’antesignana “Scintilla”, chiusa – perché piegata dalle difficoltà economiche e anche dalla censura politica – verso la fine della I guerra mondiale, nel 1917. Gli anni di questo nostro “nuovo” giornale diocesano coincidono, dunque, con gli anni della pace in Europa, dopo secoli e millenni di lotte e di guerre di ogni sorta. Una triste parentesi s’è dovuta registrare nel continente nel 1992 con la guerra fratricida, “etnica”, tra i popoli dell’ex-Jugoslavia (molti di noi ricorda¬no il sinistro volo dei moderni cacciabombardieri diretti a est, evocanti l’inquietante volo di quel “Pippo” che scaraventò il suo carico di morte sulle nostre terre e sulle nostre case, in particolare su Cavarzere); un’altra triste parentesi, purtroppo, si sta vivendo in Ucraina, ancora una volta per motivi etnici, oltre che politico-economici. Ce n’è abbastanza per capire quanto sia preziosa l’unità tra i popoli e quanto sia funesta la loro contrapposizione. Un grazie, perciò, all’Unione Europea che ci ha assicurato questo periodo impensabile di tranquillità e di pace in un continente che era un focolaio di tensioni. Un grazie per tutti gli altri vantaggi collegati: la libertà di commercio e di circolazione, l’interconnessione economico-monetaria, la promozione reciproca della cultura, il rispetto dei popoli, l’esemplarità a li¬vello mondiale di gran parte della legislazione (anche se, a dire il vero, non sempre si riconoscono le radici cristiane della nostra cultura…). Certo, molte critiche le si possono rivolgere: la burocratizzazione, un certo rigorismo, il prevalere a volte di un paese sull’altro, ecc. L’UE va sicuramente migliorata, ma nel senso di una sua maggiore presenza e forza nella prospettiva appunto dell’unità, non certo in quella della divisione, foriera di tristi conseguenze. In altre parole, oltre che ad uno snellimento della struttura, bisogna puntare su una sua più con¬creta efficienza, ipotizzabile solo con una maggiore disponibilità da parte degli stati ad una cessione progressiva di sovranità, bandendo i cosiddetti “sovranismi”, che puntano invece ad una riedizione dei vecchi “staterelli” europei, soggetti di ben altre imprese rispetto a quella che tutti dovremmo proporci, cioè la pace nella collaborazione, e sicuramente incapaci di affrontare da soli le sfide dei tempi attuali. Nel rispetto, ovviamente, dell’identità di ogni popolo, le cui ricchezze socioculturali devono tuttavia andare ad integrarsi nella prospettiva di formare un vero “popolo europeo”, modello e premessa per una nuova umanità davvero riconciliata. Di questo messaggio anche il nostro giornale vuole rendersi interprete, nonostante soffino venti contrari, sia tra leader politici, sia nel cuore e nella mente di tanti concittadini. Vogliamo ricordare loro – come abbiamo fatto in questi lunghi anni di presenza – il valore del dialogo, la necessità della reciproca comprensione e comunicazione, la disponibilità a crescere insieme a livello globale. Per questo oggi è importante votare e votare bene!

(*) direttore de “La Nuova Scintilla” (Chioggia)

Altri articoli in Europa

Europa

Informativa sulla Privacy