“L’Europa ci appartiene”. I giovani colorano Bruxelles con gli occhi puntati alle elezioni di maggio

La Settimana europea dei giovani ha preso avvio il 29 aprile e porterà decine di eventi in tutta l'Ue. Attorno al Parlamento europeo meeting, arte, musica, nuove amicizie e l'impegno di chi crede all'integrazione comunitaria. Assegnato il Premio Spinelli. Italiani protagonisti

foto SIR/Marco Calvarese

“Libertà è partecipazione”, cantava Giorgio Gaber nel 1972 e Jessy non era ancora nato, ma lo ha imparato. Per questo è arrivato a Bruxelles da Milano per partecipare all’evento europeo della Settimana della gioventù (29-30 aprile, la settimana prosegue poi fino al 5 maggio), come centinaia di giovani che da tutta Europa si sono radunati per due giorni a discutere di “io e la democrazia” nella manifestazione organizzata dalla direzione generale Istruzione, gioventù, sport e cultura della Commissione europea, in collaborazione con il Parlamento europeo. Due giorni per spiegare che cosa fa l’Ue per i giovani, per raccogliere le loro opinioni, per confrontarsi. Si guarda ovviamente alle elezioni del 23-26 maggio prossimi.

I giovani sono arrivati alla spicciolata nel corso della mattinata del 29 aprile, in piccoli gruppetti, a coppie, con le facce di chi cerca da dove cominciare, ma non è confuso o spaesato. Non sono giovani qualunque, non sono da convincere che l’Europa serve: sono giovani che ci credono già, che si impegnano, che costruiscono, che contagiano, cercando di dare il proprio contributo e in vari modi “partecipano”. Il momento artistico sulla piazza antistante l’Europarlamento ha lanciato l’incontro nel primo pomeriggio:

evoluzioni e salti acrobatici di artisti che sanno cadere sempre in piedi, come si vorrebbe l’Europa riuscisse a fare.

Poi un free styler che ha saputo creare rime incredibili, anche sul “demos”: “Da Roma Amsterdam e Lisbona ci siamo integrati, abbiamo festeggiato, una voce, un suono, una unità. Benvenute uguaglianza e libertà, la possibilità di viaggiare oltre le frontiere, vivere e amare in questo nuovo ordine continentale”. E ancora: “Stiamo cercando una nuova identità o abbiamo paura di perdere la nostra sovranità? Siamo europei solo quando ci serve o anche quando l’Europa ha bisogno di noi?”. Infine: “La domanda di fronte a noi è: credi nel demos europeo? la scelta è nostra”. Nella traduzione la rima si perde, ma il senso resta.

Poi la piazza si svuota e i giovani di dividono nell’edificio del Parlamento per discutere di otto temi diversi: si parla di clima, partecipazione delle donne, integrazione e migrazione, istruzione e formazione, ma anche di programmi Ue per i giovani, come Erasmus+ e il programma spaziale Galileo e le sue ricadute nel quotidiano. Alla Casa della storia europea, a pochi passi dal Parlamento, Tibor Navracsics, commissario Ue per giovani, istruzione e cultura, consegna il Premio Altiero Spinelli edizione 2018 a iniziative capaci di “raggiungere i giovani, promuovere l’Europa e veicolarne i contenuti”, attività che “hanno creato senso di appartenenza all’Europa”. Anche i volti dei vincitori sono giovani: “Promemoria Auschwitz”, dell’associazione italiana Deina, che organizzando viaggi per i giovani nei loghi della memoria “educa alla cittadinanza”;

“Borderline”, progetto editoriale dell’associazione Cafébabel che vuole raccontare la giovane generazione della Polonia di oggi, in varie città di confine; il podcast “The europeans” di Katy Lee che ogni settimana racconta un tema d’attualità o un aspetto dell’Unione; “Europe das sind wir”, iniziativa austriaca di informazione sull’impatto che le politiche europee hanno sui giovani, e la slovena “I feel Europe: Nika and Luka get familiar with the European Parliament”, mirante a far conoscere ai più piccoli il funzionamento del Parlamento.  Altre 17 iniziative hanno ricevuto una “menzione d’onore”, tra di loro Madeleina Kay, che porta avanti una battaglia contro il Brexit a suon di canzoni e un look molto europeista: “Tra poco ci sono le elezioni europee, e storicamente il voto per il Parlamento europeo ha sempre avuto una bassa affluenza”, dice al Sir. “Stiamo vedendo una crescita dei partiti dell’estrema destra che cercano di entrare, solo perché le persone non si sono preoccupate di andare a votare per altri partiti”. E pensando a maggio dice: “È importante mobilitare il pubblico, innanzitutto perché si preoccupino dell’Europa, delle leggi che il Parlamento fa a beneficio delle loro vite, e perché votino per partiti pro-Ue perché i partiti euroscettici e di estrema destra se entrano in parlamento cercano letteralmente di distruggerlo dall’interno, non fanno nulla di costruttivo”.

La preoccupazione di coinvolgere le persone perché vadano a votare è di tanti attivisti della campagna “Stavoltavoto” che sono qui a Bruxelles, come Allam: “Sono qui per cercare di coinvolgere altri giovani perché vadano a votare, dato che nelle scorse elezioni solo il 28% dei giovani ha votato”. È belga, porta il velo e l’Europa le piace, ma pensa “si debbano fare molti miglioramenti e cambiamenti. Questo è il motivo per cui secondo me noi giovani dovremmo votare e cercare di fare l’Europa in cui vogliamo vivere. Vorrei vedere più empowerment delle donne, vorrei vederle più coinvolte e in posti di rilievo”.

Sono finiti i lavori nei gruppi, la piazza si è riempita: alle 19 sul maxischermo in collegamento con Maastricht si assiste al confronto tra gli Spitzenkandidaten in corsa per la presidenza alla Commissione. È lì che abbiamo incontrato Jessy che conosce Gaber, ed è insieme a Manuela, che studia e lavora a Bruxelles. Non ha il badge e la borsetta di tutti i partecipanti ma è lì perché, ci dice, “mi sembrava importante per capire un po’ di più le idee degli spitzenkandidaten per le elezioni europee”. Andrai comunque a votare, chiediamo? “Ovvio!”, anche se ci sono delle cose da cambiare in Europa. Thibaud indossa la maglietta gialla del servizio d’ordine: “Studio scienze politiche”. Questo “è un evento interessante perché tra un mese ci sono le elezioni ed è importante sensibilizzare i giovani sulle strutture e gli ambiti d’azione dell’Unione europea”. “Voterò perché è un atto di cittadinanza”.

Attorno al palco si sono tanti stand di organizzazioni giovanili che lavorano per l’Europa; ci sono anche gli scout. Marguerite spiega che la presenza è legata alla voglia di “incontrare nuove persone, fare amicizie e trovare nuovi partner, perché abbiamo molti partners tra le organizzazioni giovanili in Europa”. Che significa democrazia per gli scout? “Democrazia significa dare voce ed empowerment ai giovani, perché viviamo in un tempo in cui è molto difficile per i giovani far sentire la propria voce: una soluzione è agire e reagire a ciò che succede nel mondo collettivamente”.

Comincia la diretta da Maastricht. C’è chi la segue, chi chiacchiera con persone incontrate per caso, sorseggiando una birra e condividendo sogni, pensieri e progetti per l’Europa di domani, che è già cominciata nelle vite e nell’impegno di questi giovani.

Altri articoli in Europa

Europa

Informativa sulla Privacy