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La Chiesa in Polonia. Don Rytel-Andrianik (portavoce vescovi): “Siamo il più grande istituto di beneficenza in tutto il Paese”

"Secondo i dati statistici la Chiesa polacca realizza le opere di carità attraverso 800 organizzazioni e quell’aiuto giunge a quasi 3 milioni di beneficiari: singoli, famiglie, e gruppi di persone": intervista a don Pawel Rytel-Andrianik, portavoce della Conferenza episcopale polacca

foto SIR/Marco Calvarese

“Oggi gli ideali, i comportamenti e i canoni culturali sembrano la negazione di tutto ciò che fu di norma solo cinquant’anni fa; in seguito a un cambiamento rivoluzionario, la cultura è divenuta ormai uno strumento ideologico”. Lo ha detto alcuni giorni fa il presidente dei vescovi polacchi, mons. Stanislaw Gadecki, aggiungendo che “molte energie sono attualmente indirizzate al disfacimento delle strutture tradizionali”. Il Sir ha chiesto a don Pawel Rytel-Andrianik, portavoce della Conferenza episcopale polacca, di commentare quelle parole in relazione alla situazione della Chiesa in Polonia.

Qual è l’aspetto più importante della presenza della Chiesa nella società polacca?
In Polonia ci sono oltre 10mila parrocchie. Ogni domenica in tutto il Paese vengono ufficiate 50mila celebrazioni liturgiche alle quali, secondo i dati relativi al 2016 dell’Istituto statistico della Chiesa, partecipa circa il 37% di cattolici. Ci sono delle diocesi come quella di Tarnow, nel sud est della Polonia, dove alla liturgia domenicale partecipano più di due terzi della popolazione mentre in alcune parrocchie nel nordest del Paese i dominicantes non superano il 25%. Si può dire quindi che

sebbene la Polonia non sia esente da processi di laicizzazione, il secolarismo non sia tuttora prevalente.

La Chiesa cerca di essere presente in tutte le occasioni importanti per le persone e per la società polacca nel suo insieme. Penso che la caratteristica della Chiesa in Polonia è essere vicino alla gente. E sono molti gli esempi di impegno in questo senso: il ministero dei presuli a favore di coloro che vivono in unioni non sacramentali, gli esercizi spirituali per i disoccupati, i pellegrinaggi che coinvolgono ogni anno milioni di polacchi. La stretta collaborazione tra persone religiose e laici porta sempre più frutti, come per esempio la Comunità Sychar che aiuta le coppie in difficoltà. Presso molte parrocchie ci sono degli appositi spazi di accoglienza e dei consultori per persone singole e intere famiglie. Secondo i dati statistici la Chiesa polacca realizza le opere di carità attraverso 800 organizzazioni e quell’aiuto giunge a quasi 3 milioni di beneficiari: singoli, famiglie, e gruppi di persone. In pratica la Chiesa cattolica in Polonia può essere considerata il più grande istituto di beneficenza in tutto il Paese. Tutto questo per portare l’amore di Cristo all’uomo, e l’uomo verso Gesù Cristo.

In molti Paesi europei ci si stupisce vedendo quanti giovani partecipano in Polonia alla vita della Chiesa. Con quali mezzi la Chiesa polacca riesce ad attrarne tanti?
Nel nuovo programma pastorale della Chiesa in Polonia, nel contesto della convocazione di uno speciale Sinodo dedicato ai giovani, l’episcopato polacco ha predisposto un apposito programma di pastorale giovanile che, con il titolo “Lui ed io”, si basa sul messaggio di Papa Francesco in occasione della Gmg di Panama. In tutte le diocesi polacche sono in atto i preparativi all’Assemblea sinodale: dei sinodi diocesani dei giovani. Come per esempio il Sinodo della diocesi di Warmia che invita i giovani affinché le loro voci siano un’ispirazione alla programmazione della pastorale giovanile futura. Gli eventi come la Gmg, il raduno di Lednica dove qualche giorno fa 85mila giovani hanno pregato e ballato insieme, tanti pellegrinaggi e altre iniziative agevolano un lavoro costante con i giovani appartenenti ai gruppi parrocchiali, al volontariato, alla pastorale studentesca.

La catechesi, reintrodotta nelle scuole dopo la caduta del regime comunista, costituisce la base per un successivo approfondimento dei contenuti della fede.

Inoltre, da parte dei vescovi una grande attenzione viene dedicata all’accompagnamento personale dei giovani. Per esempio l’arcivescovo di Lodz ,Grzegorz Rys, ultimamente ha invitato a un incontro di preghiera e di condivisione degli studenti delle medie superiori (15-18 anni). E solo della sua diocesi sono arrivati all’appuntamento più di 15mila giovani. Questo testimonia lo spirito che li anima.

Domenica 3 giugno a Varsavia si è svolta la XI Festa del ringraziamento dedicata in particolare al 100º dell’indipendenza della Polonia che, al termine della Grande guerra e dopo 123 anni, è ricomparsa sulle carte dell’Europa. Come ha ricordato mons. Gadecki, la Chiesa è stata l’unica struttura operante in maniera continua, quindi anche dal 1791 al 1918 quando le strutture dello Stato furono soppresse da potenze straniere. E qual’è oggi il ruolo della Chiesa nella società polacca?
Oggi, mentre attraverso numerose iniziative nel campo sociale la Chiesa aiuta i meno abbienti, come ha affermato mons. Gadecki, essa è impegnata nella promozione “di una libertà autenticamente creativa che edifichi l’umanità e costruisca le relazioni sociali vere che uniscono e non dividono”. Come sempre la Chiesa è portatrice dell’insegnamento di Gesù e baluardo di valori morali. Il suo primo compito, immutabile nei secoli, è quindi l’annuncio del Vangelo. Da quel compito primario scaturiscono tutti gli altri ruoli come la carità o l’impegno sociale. Bisogna però sottolineare che parlando della Chiesa parliamo di tutti noi: religiosi, consacrati e laici. Poiché è dal nostro comune impegno, dalla nostra solidarietà e dalla nostra testimonianza che dipende l’identità del nostro popolo. Un popolo che ha sempre difeso i valori morali mantenendo fede a Dio e fedeltà alla Patria.

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