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Sicurezza e difesa: senza l’ombrello americano ora l’Ue vuole fare sul serio

La prima comunità di difesa fallì nel 1954, ai tempi della Cortina di ferro. I tempi sono cambiati ma nel Vecchio continente si avverte ancora la necessità di un esercito integrato. L'instabilità di molte regioni vicine e la minaccia del terrorismo hanno portato il Consiglio europeo a una decisione che sta - molto lentamente - prendendo forma

L’unificazione dell’Europa è andata compiendosi attraverso la realizzazione di successivi progetti nei decenni seguiti alla fondazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (1951), archetipo della nostra attuale Unione europea. Si è sempre trattato di progetti che rispondevano a un bisogno dei cittadini o che erano necessari rispetto a un interesse generale dell’Europa, come ad esempio la creazione di un mercato comune, il completamento del mercato interno, la creazione di uno spazio di libertà e giustizia non diviso da confini, lo sviluppo di un’unione economica e monetaria con una moneta unica. Il prossimo progetto di questo tipo sarà l’istituzione di un’unione della sicurezza e della difesa.
Ci sono diverse ragioni a favore di tale unione della difesa: in primo luogo, naturalmente, le persistenti minacce a cui è esposta l’Europa a motivo di conflitti, tensioni e guerre alla sua periferia. Le guerre in Siria e Yemen, così come le condizioni ancora instabili in Afghanistan e Iraq, le tensioni in Terra Santa, sono sentite come una minaccia e, a motivo del flusso di rifugiati che proviene da quei luoghi, influenzano direttamente il senso di sicurezza degli europei; così come le attività terroristiche dei gruppi islamici in Europa. A preoccupare gli animi degli europei sono anche le turbolenze in Africa causate da disordini politici e carestie. Il comportamento aggressivo della Russia nell’est dell’Ucraina e l’occupazione della Crimea fanno il resto.
Tutto ciò inquieta le persone ed è percepito come una minaccia per la vita delle loro famiglie e il loro futuro. Tanto più che non si può più fare affidamento su quella che è sempre stata una forza di protezione, gli Stati Uniti d’America: la decisione del Presidente degli Stati Uniti di risolvere unilateralmente l’accordo negoziato congiuntamente per arginare i pericoli posti dall’Iran potrebbe rivelarsi l’inizio della fine della fiduciosa relazione transatlantica, finora basata sulla comprensione e sul rispetto reciproci.
In questo contesto, vi è l’urgente necessità che il crescente bisogno di sicurezza degli europei sia garantito dall’Unione europea con sforzi propri. Un elemento importante di questa sicurezza dovrà essere un consenso stabile tra gli Stati membri in modo da poter contare l’uno sull’altro. Ciò rafforzerà anche l’identità europea come prerequisito per l’autonomia che l’Europa si deve dare per emanciparsi dall’egemonia americana.La politica europea dovrà andare in questa direzione. Da un lato, vi è costretta dalle circostanze e per altro verso, la dinamica dell’integrazione e il processo di unificazione hanno portato l’Unione europea, in quanto attore politico mondiale, ad acquisire una dimensione e un grado di sovranità che non le consentiranno più di sottrarsi come un semplice spettatore alla responsabilità della propria difesa.
A ciò si aggiunge che la coesistenza di un gran numero di eserciti nazionali consuma enormi risorse, una buona parte delle quali potrebbe essere risparmiata se per i compiti essenziali della difesa europea si introducessero procedure comuni per lo sviluppo, l’acquisizione e la manutenzione di armamenti e infrastrutture. Il risparmio potrebbe essere quindi assegnato agli aiuti allo sviluppo: migliorare le condizioni economiche e stabilizzare i sistemi statali e sociali nelle regioni precarie africane potrebbe contribuire molto più di prima alla pace e alla sicurezza.
In questo contesto, da tempo sono in corso sforzi per riunire varie iniziative miranti a una stretta cooperazione e a interventi comunitari nell’ambito della difesa degli Stati membri dell’Unione europea. Si tratta, tra le altre cose, di sviluppare una strategia globale dell’Unione, di istituire un Fondo europeo per la difesa per finanziare determinati progetti comuni, di istituire una capacità militare di strategia e di comando e un piano d’azione per la mobilità militare.
Nel novembre 2017, i primi 23 Stati membri dell’Unione, a cui nel frattempo se ne sono aggiunti altri, hanno annunciato l’intenzione di unirsi nella “Cooperazione strutturata permanente” (Pesco). Il Consiglio europeo ne ha deciso l’istituzione alcune settimane più tardi. Così, 64 anni dopo il fallimento del progetto di una Comunità europea di difesa, per il voto contrario dell’Assemblea nazionale francese, si è ristabilita una base per l’istituzione di un’Unione europea di sicurezza e di difesa come elemento essenziale dell’unità politica europea.

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