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Il vescovo e i “suoi” sei preti. Vi racconto l’emozione della mia prima Messa Crismale a Rreshen

La piccola diocesi albanese può contare solo su sei sacerdoti, ma preghiera e unità rafforzano il ministero. Servizio al vangelo e vicinanza ai fedeli: la continua scommessa di una comunità che rinnova l'impegno di annunciare la Buona novella

Un po’ per timidezza e un po’ per emozione, durante tutto il tempo in cui celebravo ieri sera (Mercoledì Santo) la Messa del Crisma ho usato il “noi”. Non quello del plurale maiestatis, ma quello del “noi presbiterio”. Mi sentivo, a dire il vero, ancora uno del presbiterio.

È stata la prima volta che, da vescovo, ho celebrato la Messa Crismale insieme ai sacerdoti della diocesi di Rreshen. Da due giorni vivevo l’emozione dell’avvicinarsi di questo momento. Un’emozione forse ingenua, ma legittima per un giovane vescovo che ha tutti i presbiteri, eccetto uno, maggiori di età rispetto a lui. E dovevo dir loro “figli carissimi” accogliendo le loro promesse sacerdotali.

Nel mentre rivolgevo loro le domande previste dalla liturgia, rispondevo insieme a loro “Sì, lo voglio”.

In fin dei conti ci unisce l’unico sacerdozio di Cristo e siccome non c’è un Giovedì Santo solo per vescovi, è la mia occasione di promettere davanti ai preti e al popolo anche il mio “sì”.

Il mio racconto rischia però di rimettere ancora una volta al centro la figura del vescovo. Invece al centro oggi sono loro: i preti. Sono solo 6, nella nostra diocesi, a dover gestire ciascuno più di due parrocchie o chiese. Ecco, questo è tutto il presbiterio di Rreshen! Ma sono tutti preti stupendi. Diversi tra loro ma tutti dediti al lavoro pastorale e fedeli agli impegni assunti.

Don Gianfranco, il missionario bresciano fidei donum da tanti anni in Albania: generoso e obbediente. Oltre alla cura delle parrocchie è anche padre spirituale del seminario di Scutari per il propedeutico. I padri Somaschi, Leo, Giulio, Michele, i quali amministrano una scuola professionale della diocesi, ma non solo: ogni fine settimana corrono da una parrocchia all’altra svolgendo servizio pastorale come parroci. Poi c’è Giulio, che sta combattendo con la sua salute precaria, ma non molla. E i due preti albanesi, don Genci e don Agustin, che amano la loro terra e con grande desiderio lavorano ogni giorno senza fermarsi.

Ecco, erano tutti e sei ieri a messa per pregare insieme.

Ci incoraggiavamo a vicenda ad andare avanti, nonostante la mancanza di vocazioni e il molto lavoro. “Volete restare uniti a Dio? Imitare Gesù?” È nell’unione con Dio, nell’appartarsi e pregare, nella ricerca di Dio nella nostra vita e nella vita del mondo che troveremo la forza e la gioia dell’annuncio.

E la gente? C’erano tanti giovani. Ho chiesto loro di pregare per i sacerdoti: “Se pregate per loro li avrete sempre per voi, ma se volete solo averli per voi li perderete”. E tra quei giovani certamente c’è il seme di qualche vocazione al sacerdozio. Se Dio vorrà, spunterà.

(*) vescovo di Rreshen

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