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Ceb, la banca “sociale” del Consiglio d’Europa: una finanza che fa del bene

The Council of Europe Development Bank (sigla Ceb) ha sede nella capitale francese. Sorta nel 1956 per affrontare il dramma dei profughi della seconda guerra mondiale, è strettamente connessa all'istituzione di Strasburgo e fornisce fondi per scuole, ospedali, edifici pubblici, impianti sportivi. Di recente ha stanziato centinaia di milioni per la ricostruzione post-sisma in Italia centrale e per le piccole e medie imprese del meridione. Il vice-governatore Monticelli ne spiega la "missione": "migliorare le condizioni dei cittadini e aiutare nei momenti di difficoltà"

Parigi: la sede e il logo della Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa

Non lontano dall’arco di Trionfo, lungo la sobria ed elegante avenue Kléber, a Parigi, si trova la sede della Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (Ceb), istituzione fondata nel 1956 per occuparsi del problema dei profughi della seconda guerra mondiale. Nata dall’accordo tra otto Paesi fondatori e con un capitale di circa 7 milioni di dollari, ora ha 41 Paesi membri, inclusa la Santa Sede. Da allora ha sempre finanziato “investimenti nel settore sociale con una capacità di associare al finanziamento un supporto tecnico”, spiega al Sir Carlo Monticelli, vice-governatore per la strategia finanziaria della Ceb. I risultati finanziari del 2017 pubblicati a gennaio dalla Banca indicano una crescita dell’utile netto del +6,8% e “livelli record nelle sue attività” con finanziamenti per 3,9 miliardi di euro su 41 nuovi progetti (nel 2016 erano stati 3,5 miliardi di euro per 35 progetti).

Vice-governatore, che cosa significa concretamente che siete una banca di sviluppo?
Sono da poco tornato da Belgrado dove ho firmato un accordo di concessione di 250mila euro per i lavori di progettazione volti alla costruzione del nuovo ospedale pediatrico della città. È solo un esempio tra i finanziamenti che accordiamo per la costruzione di scuole, l’ammodernamento di ospedali, edifici pubblici, palestre. Tutti investimenti che hanno un obiettivo sociale e che sosteniamo con prestiti a condizioni molto vantaggiose e scadenze molto lunghe. Abbiamo anche fondi destinati a interventi immediati di emergenza, come nel caso della crisi migratoria, per cui abbiamo istituito un fondo speciale con contributi ad hoc per finanziare interventi diretti con prestiti a tassi concessionali per alleviare le sofferenze degli immigrati soprattutto lungo la rotta balcanica nel momento di massima crisi.

Che cosa vi lega al Consiglio d’Europa?
C’è comunanza di obiettivi poiché la nostra idea di fondo è che gli scopi di democrazia, pace e libertà, che sono gli obiettivi del Consiglio, sono meglio sostenuti da un aumento degli interventi nel settore sociale, per migliorare le condizioni dei cittadini e aiutare nei momenti di difficoltà. Dal punto di vista operativo, c’è uno scambio attento d’informazioni per verificare la coerenza dei progetti che finanziamo con le priorità del Consiglio. Per quanto riguarda la gestione, la Banca è indipendente.

Che ruolo ha la Santa Sede?
È azionista, per cui partecipa al Consiglio di amministrazione, che approva i progetti, ed è nel Consiglio di direzione, l’organo che discute le strategie più generali delle Banca. Per sua scelta si astiene formalmente dai provvedimenti che riguardano nomine, nei vari consigli, ma ha tutte le prerogative degli altri azionisti, ancorché il capitale versato sia minimo e puramente simbolico. La sua presenza è un significativo patrocinio diretto, un avvallo dei fini della banca e della maniera in cui vengono perseguiti.

Meeting Ceb a Nicosia, 2017

A chi prestate fondi?
I prestiti sono diretti a organismi dei Paesi membri, non solo gli Stati centrali, ma anche regionali, talvolta istituzioni di natura privata. Nel caso ad esempio del sostegno dell’occupazione, che è tra i nostri obiettivi prioritari, prestiamo fondi a istituti che fanno da intermediari, assicurandoci che il vantaggio finanziario che deriva dal nostro intervento arrivi al beneficiario finale, in modo che sia effettivamente perseguito l’obiettivo di salvare e accrescere posti di lavoro. Abbiamo un “reporting” molto dettagliato e monitoriamo la destinazione dei prestiti, una volta erogati. Il controllo comincia però già nel momento in cui riceviamo la domanda, vagliata dai nostri servizi interni per accertarsi che sia coerente con gli obiettivi dell’istituzione. A volte è la Banca stessa a prendere contatto con il potenziale prestatario, specialmente in Paesi che hanno strutture più deboli, come nel caso dei finanziamenti per la costruzione degli ospedali nei Balcani occidentali.

In poche settimane l’Italia ha firmato un accordo con la Ceb, del valore di 350 milioni di euro destinati alla Cassa depositi e prestiti per finanziare la ricostruzione nell’Italia centrale provata dal sisma, e si è vista approvare un altro prestito da 290 milioni di euro, sempre alla Cassa depositi e prestiti, a sostegno delle piccole e medie imprese nell’Italia meridionale. Come mai quest’attenzione speciale all’Italia?
La Banca cerca di privilegiare i Paesi che sono più in difficoltà, i cosiddetti “Paesi obiettivo”, che sono sostanzialmente tutti i membri tranne i Paesi avanzati in Europa (Francia, Germania, Italia, Paesi nordici), ma abbiamo anche l’obiettivo dei Paesi grandi, senza stretta indicazione di ripartizione geografica. In termini di bilanciamento del rischio puntiamo a una diversificazione tra Paesi, ma senza alcuna regola. L’Italia ha ricevuto due contratti importanti in un tempo ristretto, ma per molti anni non ne aveva ricevuti, segno dell’attenzione dell’istituzione anche all’Italia.

Nuovi sviluppi per la Banca?
Lo scorso anno abbiamo emesso il primo titolo di “inclusione sociale” e per altro pensiamo di ripetere l’operazione quest’anno, in linea con le finalità della nostra banca: sono titoli che hanno un processo di identificazione specifica riguardi i progetti finanziati con i proventi raccolti sul mercato. È un mercato che si è sviluppato soprattutto in riferimento ai titoli verdi. Ora sta nascendo anche per obbligazioni emesse per finanziare investimenti nel settore sociale. Vediamo tanta attenzione verso questo prodotto soprattutto da parte degli investitori dei Paesi nordici che pongono esigenze etiche al mercato finanziario.

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