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Una montagna di plastica ci sommergerà? Commissione Ue mette un freno a sacchetti, bottiglie, piatti monouso

L'esecutivo lancia una "strategia" per contrastare la dispersione nell'ambiente dei rifiuti di plastica. L'Europa ne produce 25 milioni di tonnellate l'anno che finiscono lungo le strade, sulle spiagge, nei mari. Spazzatura che fa male alla salute umana. Ci sono anche fondi per la ricerca e investimenti per le imprese che intendono affrontare il problema

“Se non modifichiamo il modo in cui produciamo e utilizziamo le materie plastiche, nel 2050 nei nostri oceani ci sarà più plastica che pesci”: Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Ue, è sempre piuttosto efficace nella comunicazione. Così, per spiegare il senso e gli obiettivi dell’ultima iniziativa dell’esecutivo di Buxelles, usa un’immagine diretta e chiara che non lascia dubbi. Ogni anno, infatti, nei 28 Paesi dell’Unione europea si producono 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, ma solo il 30% vengono raccolti e riciclati. Il resto finisce in discarica, negli inceneritori, oppure viene disperso nell’ambiente. Così, per evitare di finire sommersi dalla propria spazzatura di plastica, gli europei devono correre subito ai ripari. Una sfida su scala continentale di fronte alla quale le polemiche italiane sui sacchetti biodegradabili – che sostituiscono quelli di plastica nei reparti frutta e verdura dei supermercati – appare quanto meno fuori tempo massimo.

Natura ed economia. La Commissione Ue ha dunque adottato il 16 gennaio una “strategia europea” per porre un freno all’invasione della plastica, almeno di quella inutile. L’iniziativa “per proteggere il pianeta e i cittadini e responsabilizzare le imprese” si inserisce “nel processo di transizione verso un’economia più circolare”, che la Commissione va “predicando” da mesi. La strategia è intesa a proteggere l’ambiente dall’inquinamento da plastica “e a promuovere al contempo la crescita e l’innovazione, trasformando così una sfida in un programma positivo per il futuro dell’Europa”.

Le montagne di imballaggi, di bicchieri e piatti monouso, di sacchetti di ogni forma e colore, fanno parte della nostra quotidianità

e vanno di pari passo con radicate e diffusissime pratiche in casa, in ufficio, per strada, nei negozi: per cui la Commissione non nasconde che si sia di fronte a una sfida di vastissima portata, che deve comprende un’azione di sensibilizzazione e di educazione ecologica.

Timmermans e Katainen illustrano le proposte della Commissione sui rifiuti plastici

Riciclare e riutilizzare di più. Secondo la proposta avanzata dalla Commissione, che ora deve essere valutata da Consiglio e Parlamento Ue, “tutti gli imballaggi di plastica sul mercato dell’Unione saranno riciclabili entro il 2030, l’utilizzo di sacchetti di plastica e di stoviglie monouso sarà ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche sarà limitato”. Timmermans osserva ancora: “Dobbiamo impedire che la plastica continui a raggiungere le nostre acque, il nostro cibo e anche il nostro organismo. L’unica soluzione a lungo termine è ridurre i rifiuti di plastica riciclando e riutilizzando di più. Si tratta di un impegno che i cittadini, le imprese e le amministrazioni pubbliche devono affrontare insieme”. La consapevolezza di toccare consolidate abitudini dei consumatori e forti interessi dei produttori non scoraggia la Commissione: si tratterà semmai di vedere se gli Stati membri avranno la volontà di sottoscrivere e rendere operativa la proposta dell’esecutivo.

Investimenti sulla ricerca. Secondo i documenti presentati dalla Commissione, la strategia sulla plastica vorrebbe cambiare “la progettazione, la realizzazione, l’uso e il riciclaggio di questi prodotti nell’Ue: troppo spesso il modo in cui le materie plastiche sono attualmente prodotte, utilizzate e gettate non permette di cogliere i vantaggi economici derivanti da un approccio più circolare e arreca danni all’ambiente”. Così l’obiettivo che ci si propone è duplice:

“Tutelare l’ambiente e, al tempo stesso, porre le basi per una nuova economia delle materie plastiche”

in cui “la progettazione e la produzione rispettano pienamente le necessità del riutilizzo, della riparazione e del riciclaggio”. Tra le novità che dovrebbero derivare dalle linee indicate dal collegio di Jean-Claude Juncker, figura un ventaglio di obiettivi, ognuno dei quali illustrato nel dettaglio: ridurre i rifiuti di plastica (così come, ad esempio, è già avvenuto per i sacchetti della spesa); rendere il riciclaggio redditizio per le imprese; fermare la dispersione di rifiuti in mare (nuove disposizioni arriveranno per le navi e per i porti). Inoltre la Commissione metterà a disposizione 100 milioni di euro l’anno per finanziare la ricerca per lo sviluppo di materiali plastici più riciclabili o per processi di riciclaggio maggiormente efficienti. Nel frattempo si studiano misure, che potrebbero essere rese pubbliche nelle prossime settimane, per ridurre la diffusione delle bottiglie di plastica.

Disaccordo sulla tassa. Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione e responsabile per la crescita e gli investimenti, specifica: “Con questa strategia stiamo gettando le basi per una nuova economia circolare della plastica e orientando gli investimenti in questo senso. In tal modo contribuiremo a ridurre i rifiuti sulla terra, nell’aria e nei mari, offrendo al contempo nuove opportunità per l’innovazione e un’occupazione di alta qualità. L’industria europea ha la grande occasione di sviluppare una leadership mondiale” in tale settore.

Emerge peraltro un equivoco che la Commissione dovrà chiarire al suo interno.

La scorsa settimana, infatti, il commissario al bilancio Gunther Oettinger aveva proposto una tassa sulla plastica per contribuire al bilancio Ue. Ma Katainen ora replica a distanza: “Dubito che troveremo un meccanismo che possa funzionare a livello europeo per tassare la plastica”. Semmai la Commissione “sta esplorando misure fiscali per ridurre l’uso di plastiche. Ma è troppo presto per promettere qualcosa”.

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