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Settimana sociale di Francia. L’Europa di domani con gli occhi dei cattolici

La recente Settimana sociale, svoltasi a Parigi, si è concentrata sul progetto comunitario, fra ostacoli, nazionalismi e principio di solidarietà, anche sull’onda dell’europeista Macron. La testimonianza di Michel Barnier, le indicazioni della presidente Dominique Quino. E ora una consultazione on line, aperta a tutti fino a febbraio, per scrivere un “manifesto” sul futuro dell’integrazione Ue

“Che Europa vogliamo?”: se lo sono chiesti a Parigi i circa 1.700 laici cattolici durante la 92ma Settimana sociale francese (18-19 novembre 2017). Donne e uomini, giovani e meno giovani, voci politiche, ecclesiali, francesi e non, insieme per due giorni in un’enorme sala, grande abbastanza per contenerli tutti e permettere di ascoltarsi tutti. La carrellata di voci è stata multiforme e coerente, la star forse Michel Barnier, il negoziatore del Brexit per la Commissione europea. Forse perché è francese o perché ha parlato con sincerità e correttezza di Europa, appassionando gli animi, senza tacere i limiti di questo cammino. E una profezia: l’Europa potrà restare al tavolo delle grandi decisioni mondiali solo i Paesi europei sapranno agire insieme. “Il ‘ciascuno per sé’ ci renderà dei sottoposti a cinesi e americani”, ha preconizzato Barnier. Coinvolgenti e motivanti anche la ministra per gli affari europei Nathalie Loiseau e mons. Jean-Pierre Grallet, il vescovo che rappresenta la Francia alla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), che ha sede a Bruxelles. Il compito di tenere il “fil rouge” durante le giornate è stato affidato al priore di Taizè, fr. Aloïs, che ha fatto pregare e riflettere i partecipanti.

Consultazione on line. Aldilà delle voci che si sono succedute (tutti gli interventi registrati e resi disponibili su http://ssf-lasession.org), il fatto è che i cattolici francesi, anticipando lo slancio europeista del presidente della Repubblica Emmanuel Macron, già da mesi, attraverso le loro “antenne sul territorio” hanno avviato una riflessione sull’Europa che continuerà anche dopo l’appuntamento parigino. Alla fine dei lavori la presidente Dominique Quino ha infatti lanciato

alcune piste di riflessione in vista di un “Manifesto per l’Europa”

che dovrà prendere forma e consistenza con i contributi di tutte le antenne delle Settimane sociali di Francia sul territorio, invitate a “postare” la loro opinione entro il 15 febbraio. I cattolici francesi quindi sono pronti a rispondere all’invito che Macron ha rivolto il 26 settembre alla Sorbona, quando ha spiegato il suo “piano per l’Europa” e ha lanciato la proposta di “convenzioni democratiche sul futuro dell’Europa” in tutti i Paesi membri dell’Ue.

Proposte simboliche e concrete. Per aiutare l’Europa a superare “i travagli di una crisi di adolescenza”, ha detto la presidente Dominique Quino, c’è innanzitutto bisogno di “conoscersi meglio”: “Non siamo solo statistiche, Pil, debito e tassi di crescita. Siamo persone, volti” che si devono conoscere e riconoscere attraverso “l’incontro e il dialogo”, ha dichiarato Quino parafrasando le parole di Papa Francesco al recente congresso Comece “Ripensare l’Europa” (tenutosi in Vaticano a fine ottobre). Un primo modo simbolico per fare questo è che le riunioni del Consiglio europeo non si svolgano solo a Bruxelles, ma a turno nelle diverse capitali, come avveniva fino al 2004, perché la capitale dell’Europa “sono tutte le capitali degli Stati membri”. Ancora sul piano simbolico è la proposta di “istituire un giorno festivo comune europeo, il 9 maggio, per esempio”. Più di sostanza è la necessità di parlare maggiormente “dell’attualità di tutti i Paesi europei e dell’attualità europea in senso stretto”, come hanno sollecitato i giovani presenti alla Settimana sociale, fino alla realizzazione di “libri di scuola” comuni tra i Paesi. Di questo capitolo fa parte anche la proposta di aprire l’Erasmus a tutti i giovani, anche a chi non studia, e di promuovere gemellaggi di ogni tipo.

Più informazione e democrazia. C’è poi bisogno di rendere “l’Europa più democratica”: questo può avvenire con una comunicazione “degli obiettivi prioritari dell’Ue in un linguaggio chiaro”, ma anche con spiegazioni “leali e pedagogiche” da parte dei politici e dei media francesi di

come l’Europa “contribuisca alla vita quotidiana dei cittadini francesi”.

Più democrazia si avrà se le liste per le elezioni europee saranno formate da “persone veramente determinate a sostenere un progetto per l’Europa, dedicarsi a esso e a riferire agli elettori del loro impegno”. E come proposto da Macron alla Sorbona, ben vengano “liste transnazionali per le elezioni europee”, a cui in una prima fase potrebbero essere attribuiti i seggi che la Gran Bretagna lascia vuoti.

Fisco, migrazioni, difesa… Perché abbia futuro, l’Europa dovrà essere “più solidale”, al suo interno e all’esterno. Serve “aggiornare la Carta europea dei diritti sociali dei lavoratori” del 1990, cosa che “rilancerebbe il dialogo sociale” e sosterrebbe un “nuovo programma legislativo in Europa” secondo alcune priorità: orario minimo di lavoro, protezione per i lavoratori non coperti da contratti collettivi, diritti per i nuovi lavoratori autonomi. Servono poi regole per eliminare “la concorrenza fiscale tra Stati”. Poi lotta contro i paradisi fiscali, e appello allo “spirito di lealtà” delle imprese per mettere in atto norme fiscali efficaci ed eque. Se si guarda all’esterno, l’Ue ha “responsabilità”: le migrazioni sono ovviamente il primo punto, con parole come “immigrazione ragionata”, immigrazione come “realtà positiva per l’Europa” e una lunga serie di indicazioni: forte cooperazione per la sorveglianza delle frontiere; accoglienza delle persone aventi diritto alla protezione internazionale, garantendo la convergenza delle procedure per la concessione dell’asilo, l’integrazione e il ritorno nei Paesi di partenza; aiutare i migranti a comprendere e rispettare i valori dei Paesi ospitanti; distribuire le persone tra gli Stati membri anche in base alle capacità e ai desideri dei migranti; non fermare il ricongiungimento familiare.L’Africa non poteva mancare: le cooperazioni economica e politica devono mirare al consolidamento dello stato di diritto e della democrazia; gli investimenti (e non solo il commercio) siano il fulcro di questa partnership; le compagnie europee paghino le tasse nei Paesi africani in base ai benefici che ne traggono. L’Europa più solidale è, secondo i francesi, l’Europa che si dota di “una forza di difesa europea comune, basata su un’analisi convergente delle realtà internazionali” e di una diplomazia “più coerente e attiva”.

A fianco del Papa. Il riferimento di fondo, che vede i cattolici francesi delle Settimane sociali al fianco di Papa Francesco, è quello dell’impegno per “un nuovo umanesimo europeo”. E una proposta: se i bilanci degli Stati vengono passati al vaglio dell’Ue che ne verifica la conformità alle regole Ue, perché non può avvenire lo stesso “riguardo al rispetto delle norme dello stato di diritto”?

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