(Re)thinking Europe. Mons. Proykov: “Senza l’Ue la Bulgaria non avrebbe raggiunto questi risultati”

L'adesione all'Unione è considerata dal presidente dei vescovi bulgari un passo importante verso la democrazia e lo sviluppo economico. Ma non mancano i problemi e oggi - afferma - si "respirano" una certa apatia e distanza dal sogno comunitario. Il ruolo della religione nel continente e le attese del prelato rispetto all'appuntamento in Vaticano del 27-29 ottobre

Mons. Christo Proykov

L’Europa arriva anche in periferia. Da 10 anni la Bulgaria è membro dell’Ue e questo cammino ha assicurato sicurezza politica ed economica e ha favorito miglioramenti evidenti nella vita concreta delle persone. “Certo, le aspettative erano più grandi e, per questo, ora si nota una certa apatia”, spiega al Sir mons. Christo Proykov, esarca apostolico e presidente dei vescovi bulgari che rappresenterà la Bulgaria al dialogo “(Re)thinking Europe –. Il contributo dei cristiani al futuro del progetto europeo”, organizzato da Comece e Santa Sede in Vaticano dal 27 al 29 ottobre. Il presule porterà dunque all’incontro l’esperienza bulgara.

Che cosa significa ripensare l’Europa per la Bulgaria?
Per la Bulgaria è molto importante ripensare l’Europa perché i bulgari hanno accolto con grande entusiasmo l’entrata del Paese nell’Ue. È stato il grande traguardo negli anni difficili di transizione tra la fine del regime ateo e l’economia di mercato. Ora è giunto il momento per la Bulgaria di ripensare il proprio posto in Europa, di prendere una posizione più attiva e cercare nuovi obiettivi a lungo termine.

Quali le attese e le prospettive?
Sicuramente la maggior parte delle attese riguardano uno sviluppo economico più veloce e il conseguente aumento dello standard di vita delle persone. Abbiamo inoltre sperato di “apprendere” dall’Europa nuove esperienze per uno sviluppo della nostra società e del nostro Paese.

In questo momento si nota però un’apatia nella società nei confronti dell’Ue

perché i bulgari aspettavano che il loro standard di vita potesse eguagliare presto quello dei Paesi occidentali, ma si è capito che l’adesione non  risolve automaticamente i problemi.

A 10 anni dall’adesione all’Ue, qual è quindi il suo bilancio?
Il bilancio è sicuramente positivo. In realtà essere parte dell’Ue è garanzia di una sicurezza politica ed economica, vigono le regole europee che assicurano la supremazia della legge e del diritto. Senza l’Ue la Bulgaria difficilmente avrebbe raggiunto questi risultati. Tante cose sono cambiate: la libertà di movimento, la possibilità di studiare all’estero, sono arrivati i finanziamenti europei… Sono stati fatti alcuni grandi progetti di infrastrutture, sono stati costruiti tratti di autostrade di cui la Bulgaria aveva enorme bisogno. D’altra parte la nostra società guarda con interesse e preoccupazione taluni processi europei come l’ondata dei migranti e gli altri problemi attuali, fra cui quello delle divisioni e dei particolarismi.

Non tutti gli aspetti sono positivi. Anche se membro dell’Ue, in Bulgaria ci sono ancora ingiustizie, corruzione…
In Bulgaria si è visto che l’eredità del regime ateo è molto seria e pesante e ha lasciato tracce profonde in tutti gli ambiti della società. Sono necessari ancora dei cambiamenti profondi. A causa di ciò, succede che anche delle leggi ben formulate vengano interpretate in base a una percezione personale e privata. È il caso della revisione finanziaria degli immobili di proprietà dell’Esarcato cattolico. Anche se sono previste delle esenzioni fiscali per gli edifici di culto e di scopo religioso, secondo l’interpretazione personale degli impiegati della Finanza questo diritto non spetta alla Chiesa e ora la questione è in Tribunale. Gli esperti di diritto ritengono che in questo caso l’Esarcato cattolico abbia ragione.

Quale potrebbe essere il contributo bulgaro per un’Europa migliore e più unita?
Tutti abbiamo potuto vedere a che cosa porta la secolarizzazione dell’Europa rispetto al cristianesimo e in alcuni casi i risultati disastrosi ai quali si è arrivati. In Bulgaria abbiamo iniziato da un punto di partenza in cui la religione veniva rinnegata. In questo momento la società ha ancora delle grandi aspettative nei confronti del cristianesimo come una via sicura per il buon futuro del Paese. Questa potrebbe essere l’esperienza bulgara da condividere con la comunità europea.

Che cosa aspetta dal dialogo “(Re)thinking Europe”. Chi partecipa alla delegazione bulgara?
Sarà molto interessante questo appuntamento perché si riuniranno i vescovi europei insieme a politici che hanno contribuito o in questo momento sono attivi sulla scena europea. La discussione comune in Vaticano sarà sicuramente di ispirazione e da lì speriamo che il messaggio cristiano e le nuove proposte che nasceranno da questo dialogo giungano all’élite politica dell’Europa e diventino parte dell’agenda europea. La  Bulgaria sarà rappresentata da me come membro della Conferenza episcopale bulgara, da Meglena Kuneva, il primo euro commissario bulgaro, ben conosciuta negli ambienti europei, dal professor Vladimir Gradev, docente universitario ed ex ambasciatore bulgaro presso la Santa Sede, e dal portavoce dei vescovi bulgari Bogdan Patascev.

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