I giovani di Bolzano visitano il campo di concentramento di Auschwitz

Mancano le parole ai giovani pellegrini altoatesini che ieri mattina hanno visitato i campi di concentramento di Auschwitz 1 e di Auschwitz Birkenau. Ciascuno di loro sa bene che a Bolzano, in via Resia, c’è un muro che ricorda gli orrori perpetrati dalle SS tra l’estate del 1944 e la fine della seconda guerra mondiale. È quello che resta del “Durchgangslager Bozen”, il campo di concentramento di Bolzano, che – persa la guerra - i nazisti distrussero prima di ritirarsi. Ma da oggi in poi guarderanno a quel muro, che hanno avuto modo di visitare con la scuola o con il gruppo della parrocchia, con occhi diversi

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

Ciascuno di loro sa bene che in via Resia c’è un muro che ricorda gli orrori perpetrati dalle SS tra l’estate del 1944 e la fine della seconda guerra mondiale. È quello che resta del “Durchgangslager Bozen”, il campo di concentramento di Bolzano, che – persa la guerra – i nazisti distrussero prima di ritirarsi. Ma da oggi in poi guarderanno a quel muro, che hanno avuto modo di visitare con la scuola o con il gruppo della parrocchia, con occhi diversi. Con gli occhi di chi è passato sotto la scritta “Arbeit macht frei”, di chi ha camminato lungo i viali tra le baracche che, allineate una accanto all’altra, hanno accolto centinaia di migliaia di deportati, destinati allo sterminio. Mancano le parole ai giovani pellegrini altoatesini che ieri mattina hanno visitato i campi di concentramento di Auschwitz 1 e di Auschwitz Birkenau.

Niente fotografie e cellulari spenti. La visita, per il gruppo altoatesino, è iniziata attorno alle 10, sotto un cielo nuvoloso, con un minuto di silenzio. Un minuto nel quale – come spiega don Stefan Hainz – i ragazzi si sono preparati a quello che stavano per vivere. “I giovani hanno ascoltato le spiegazioni con molta attenzione e sono rimasti colpiti – racconta il sacerdote altoatesino -. Lo si è capito osservandoli durante la visita e lo si è percepito chiaramente dal silenzio che aleggiava all’uscita dal campo, dopo circa due ore. Abbiamo deciso di non fare fotografie. Le macchine fotografiche sono rimaste a casa e i cellulari spenti. In segno di rispetto”.

“Impressionato dall’ascoltare il rumore dei passi”. “Sono rimasto impressionato – racconta Davide Fusaro, 17 anni – perché avevo studiato la storia di questi luoghi sui libri di scuola, alle medie e alle superiori. È un duro colpo entrare in questi posti. Sono rimasto particolarmente impressionato dall’ascoltare il rumore dei passi del gruppo in cammino. Lo stesso suono che si sente nei film che raccontano gli orrori dell’Olocausto. Un suono che ha reso quelle immagini, frutto di finzione cinematografica, drammaticamente vere”. “Tra tutti i luoghi – prosegue Fusaro – mi ha colpito particolarmente il muro dove venivano fucilate le persone”.

“Vedere questi luoghi coi propri occhi fa molto effetto”. Maddalena Ansaloni, 16 anni, quello di Auschwitz non è il primo campo di concentramento che visita. Con la scuola è stata a Mauthausen e con la famiglia ha visitato il campo di Dachau. “Qui mi ha colpito la vastità del campo – racconta -. A Bolzano c’era un campo di concentramento, un campo di transito come veniva detto, e sapere che molte persone che sono state imprigionate a Bolzano sono poi state deportate qui mi colpisce molto. Questi uomini e donne possono essere stati parenti di miei amici e conoscenti… Sto riflettendo su quello che ho appena vissuto. Vedere i luoghi con i propri occhi fa sempre effetto. Da qui porto con me un po’ di tristezza, ma anche la consapevolezza che è nostro compito fare in modo che quello che è successo qui non si ripeta mai più”.

“In questi luoghi il silenzio è irreale”. “Visitare questi posti fa capire a quale punto può arrivare la cattiveria dell’uomo – commenta Mauro Piccin, 25 anni –, si sperimenta come l’intelligenza dell’uomo può essere sfruttata nella maniera peggiore possibile. Questa è un’esperienza che volevo fare e che mi ha lasciato un ricordo profondo. Sono rimasto colpito dal silenzio di questi luoghi. Un silenzio ‘irreale’ in queste giornate di Gmg dove si canta e si fa festa insieme ai giovani di tutto il mondo”.

“Qui è stata cancellata anche la bellezza della natura”. “Quello che mi ha colpito – racconta Marta Cattani, 16 anni -, è stato camminare in questo luogo così grande e sentire come una sensazione di claustrofobia, sentirmi come chiusa, osservata. Il posto che più mi ha impressionato? Camminare nel bosco a Birkenau, nel tratto con le betulle e il lago, dove venivano rovesciate le ceneri delle persone uccise nei forni crematori. Noi, che in Alto Adige abbiamo la fortuna di avere tanti laghi stupendi, quando pensiamo ad un lago pensiamo ad un luogo bello, immerso nel verde. L’orrore compiuto in questi posti ha cancellato anche questa idea di bellezza”.

 

 

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