Il rigido coprifuoco è stato imposto anche ai cristiani

In una lettera al nunzio Giuseppe Lazzarotto i cristiani della città hanno rivendicato "il legittimo diritto ad accogliere i nostri Capi spirituali"

È una Gerusalemme blindata, "sotto coprifuoco", quella che si appresta ad accogliere Papa Francesco dalla serata di domenica 25 a lunedì 26 maggio, quando intorno alle 20 ripartirà alla volta dell’Italia. Ventotto ore in cui il Pontefice sarà impegnato, tra le varie cose, nei due appuntamenti più attesi di questo viaggio voluto per ricordare il 50° anniversario dello storico abbraccio tra Paolo VI e Athenagoras nella Città Santa: l’incontro privato, subito dopo il suo arrivo a Gerusalemme, con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, la firma di una dichiarazione congiunta e la celebrazione ecumenica al Santo Sepolcro.

Sotto coprifuoco. Per mantenere l’ordine e garantire la sicurezza del Pontefice e del suo seguito sono 8.000 gli agenti impiegati in più punti con 300 telecamere nascoste in ogni parte della Città Santa. Da giorni il Municipio ha diramato avvisi riguardanti la mobilità, le chiusure di parcheggi e strade e le modifiche ai trasporti pubblici e privati, attive dalle ore 12 del 25 alle ore 18 del 26 maggio. Tutti gli accessi alla Basilica del Santo Sepolcro saranno chiusi così come i negozi sulle viuzze della Città Vecchia, che la Polizia ha sigillato già dalla sera di sabato 24 maggio. Poche lamentele da parte dei negozianti, soprattutto di souvenir e oggetti sacri: "Nessun problema perché la domenica siamo di solito chiusi. Speriamo che la visita del Papa ci porti un po’ di pace. È ciò di cui abbiamo bisogno". Meno contenti sono invece gli abitanti delle zone circostanti la Basilica del Santo Sepolcro che sono stati invitati dalla Polizia israeliana a restare nelle loro abitazioni per tutto il tempo necessario alla visita papale. Una decisione che ha fatto irritare non poco i cristiani locali, che in una lettera all’arcivescovo Giuseppe Lazzarotto, nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e Palestina, hanno rivendicato "il legittimo diritto ad accogliere i nostri Capi spirituali". "Crediamo – scrivono – che come abitanti autoctoni di Gerusalemme e discendenti dei primi cristiani, un incontro con i nostri Padri a Gerusalemme ci sarà impedito. Noi assistiamo al tentativo dell’occupazione israeliana d’imporre un coprifuoco nelle strade, compreso il quartiere cristiano, durante la visita. Il coprifuoco rappresenta un altro tentativo del potere occupante di negare la nostra esistenza. È inaccettabile che il Papa passi per i vicoli del quartiere cristiano trovandoli vuoti dei fedeli e di ogni segno di vita". Nessuna risposta è arrivata dalle autorità israeliane che hanno cominciato a far transennare i luoghi in questione.

Scontenti ma per motivi opposti. Non bastano certo bandiere vaticane e poster del Papa sparsi un po’ ovunque nella città, a rasserenare gli animi degli scontenti. Che non sono solo i cristiani ma, per motivi totalmente opposti, anche quei gruppi di ebrei ultraortodossi che, sotto la sigla "Tag Mehir" (il prezzo da pagare), si sono macchiati fino a pochi giorni fa, di numerosi atti di vandalismo contro luoghi di culto cristiani e musulmani, che hanno avvelenato l’attesa per questo viaggio, turbando non poco le gerarchie cattoliche locali. Elementi radicali che avversano la visita del Papa che celebrerà, lunedì 26 maggio, una Messa nel Cenacolo. Il loro timore è che questo gesto possa preludere alla cessione della gestione del Cenacolo alla Chiesa, cosa subito smentita dalle autorità israeliane e da quelle ecclesiastiche. La stretta sulla sicurezza trova anche in questi fatti una spiegazione.

Pochi privilegiati. Nessun bagno di folla, dunque, come nelle Messe ad Amman e a Betlemme, per il Papa. A poter vedere Francesco a Gerusalemme saranno solo in 1.200, veri e propri privilegiati. Di questi, 400 prenderanno parte alla Liturgia ecumenica al Santo Sepolcro, tra loro il seguito papale e quello del Patriarca Bartolomeo, alcuni consoli di stanza a Gerusalemme e membri delle comunità religiose che vivono al Santo Sepolcro (greco-ortodossi, francescani, armeni e copti), più altri rappresentanti cristiani e autorità civili. Saranno presenti anche gli ordinari cattolici di Terra Santa, quattro patriarchi cattolici orientali, gli arcivescovi e vescovi delle Chiese di Terra Santa (greco-ortodossi, armeni, copti, siriaci, luterani, anglicani, etiopi) e laici impegnati in campo ecumenico. Tutti gli altri cristiani di Terra Santa dovranno accontentarsi di seguire il viaggio papale attraverso i canali tv e i servizi dei giornalisti accreditati, un migliaio, provenienti da tanti Paesi del mondo. dall’inviato Sir a Gerusalemme, Daniele Rocchi (24 maggio 2014)

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