Una donna coraggiosa

Maria nelle parole dei padri conciliari e di Benedetto XVI

Tradizionale appuntamento in piazza di Spagna per l’omaggio all’Immacolata. Come i suoi predecessori, da Pio IX a Giovanni Paolo II, papa Benedetto ha sostato in preghiera ai piedi della statua voluta da papa Mastai Ferretti per ricordare la proclamazione del dogma di Maria preservata dal peccato originale sin dal suo concepimento. Avvenimento decisivo per il destino dell’umanità, afferma il Papa, "il momento in cui Dio si fece uomo". Ma questo "è avvolto da un grande silenzio". Quando Maria riceve la visita dell’angelo, non ci sono cronisti a raccontarlo, "nessuno sa e nessuno ne parla": è un avvenimento che "se accadesse ai nostri tempi non lascerebbe traccia nei giornali e nelle riviste". È un mistero che avviene nel silenzio perché "ciò che è veramente grande passa spesso inosservato e il quieto silenzio si rivela più fecondo del frenetico agitarsi che caratterizza le nostre città".

L’occasione dell’omaggio all’Immacolata ci porta a guardare al Concilio che parla diffusamente della madre del Signore, soprattutto nella costituzione dogmatica sulla Chiesa, la "Lumen gentium" che venne promulgata il 21 novembre 1964 con soli 5 voti contrari. Paolo VI nel suo discorso a conclusione della terza sessione conciliare ha voluto ricordare l’intimo legame tra la Chiesa e la madre di Dio e "la cognizione della vera dottrina cattolica sulla beata Vergine Maria sarà sempre un efficace sussidio per capire esattamente il mistero di Cristo e della Chiesa". Parla, Paolo VI, di momento solenne e opportuno "per adempiere il voto" fatto alla fine della precedente sessione del Concilio e accolto da molti padri: "Maria, come madre di Cristo, è da ritenere anche madre di tutti i fedeli e i pastori, vale a dire della Chiesa".
Maria, dunque, madre della Chiesa. Papa Montini chiede, nel suo discorso, del 21 novembre, che sia "accuratamente spiegato" il culto a Maria "specialmente in quelle regioni dove abitano molti fratelli da noi separati, perché chiunque si trovi fuori dal grembo della Chiesa cattolica comprenda veramente che la devozione verso la Vergine Madre di Dio non si esaurisce in se stessa, ma è da ritenere un aiuto che per sua natura porta gli uomini a Cristo e li unisce all’Eterno Padre dei cieli, nel vincolo della carità dello Spirito Santo".

Il Concilio sottolinea il culto "specialissimo" e "raccomandato" di Maria nella Chiesa; ne evidenzia prerogative e titoli, e ne parla come modello di virtù, di amore, di vita cristiana. E ricorda che anche i musulmani "onorano" la madre di Gesù "e talvolta pure la invocano con devozione". Sempre il Vaticano II, nella costituzione sulla Chiesa, afferma che nell’annunciazione "Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio" ma "cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza".
Bello in proposito il passaggio che papa Benedetto ci offre nel suo ultimo libro dedicato all’infanzia di Gesù di Nazaret, a proposito della risposta di Maria all’annuncio dell’Angelo: "Maria riflette (entra in dialogo con se stessa) su che cosa significhi il saluto del messaggero di Dio […]. Lei non si ferma al primo turbamento per la vicinanza di Dio nel suo angelo, ma cerca di comprendere. Maria appare quindi come una donna coraggiosa, che, anche di fronte all’inaudito, mantiene l’autocontrollo. Al tempo stesso è presentata come una donna di grande interiorità, che tiene insieme il cuore e la ragione e cerca di capire il contesto. L’insieme del messaggio di Dio. In questo modo, diventa immagine della Chiesa che riflette sulla parola di Dio, cerca di comprenderla nella sua totalità e ne custodisce il dono nella sua memoria".

Il Concilio ripercorre l’unione di Maria con Gesù, nell’infanzia e nella vita pubblica; ne sottolinea gli aspetti più significativi ai fini del disegno salvifico, come il momento della presentazione al Signore nel tempio – "con l’offerta del dono proprio dei poveri" – quando udì Simeone "mentre preannunciava che il figlio sarebbe divenuto segno di contraddizione" o quando "lo trovarono nel tempio occupato nelle cose del Padre suo e non compresero le parole del figlio". E lei, Maria, "conservava meditabonda tutte queste cose in cuor suo".
Maria, afferma Benedetto XVI, è in silenzio, in raccoglimento. Il giorno dell’annuncio dell’angelo "era tutta raccolta e, al tempo stesso, aperta all’ascolto di Dio. In lei non c’è ostacolo, non c’è schermo, non c’è nulla che la separi da Dio". Il "sì" di Maria, afferma ancora Benedetto XVI, "non è opera dell’uomo, della scienza, della tecnica, dell’ideologia", ma viene dalla grazia di Dio. Maria ci dice, sono parole del Papa, "che per quanto l’uomo possa cadere in basso, non è mai troppo in basso per Dio, il quale è disceso sino agli inferi".

È il Concilio che, infine, evidenzia, sempre nella "Luman Gentium", la funzione materna di Maria verso gli uomini, e con la sua "materna carità" si prende cura dei "fratelli" di suo figlio, "peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni". Così papa Benedetto può dire che lei, la "piena di grazia", ci ricorda "il primato di Dio nella nostra vita e nella storia del mondo"; ci dice che l’amore di Dio "è più forte del male e può colmare i vuoti che l’egoismo provoca nella storia delle persone, delle famiglie, delle nazioni e del mondo". I falsi rimedi che il mondo propone per riempire questi vuoti "in realtà allargano la voragine". Solo l’amore puro, che trasforma e rinnova, "può salvare da questa caduta".

Fabio Zavattaro

(10 dicembre 2012)

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