La speranza affidabile

Il card. Scola su crisi economica e dottrina sociale della Chiesa

"Di fronte alla grave crisi dell’occupazione e alla necessità di rilanciare lo sviluppo, è ancora adeguato quel caposaldo della dottrina sociale della Chiesa che parla della centralità del soggetto del lavoro come fondamento del primato del lavoro sul capitale?": con questa domanda, ieri, ha aperto il suo intervento il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, nell’ultima serata del ciclo "Dalla crisi economica alla speranza affidabile", organizzato da Fondazione "Milano Famiglie 2012" e "Gruppo 24 Ore" in preparazione al VII Incontro mondiale delle famiglie (www.family2012.com). Tema della serata: "Nuove politiche sociali e di lavoro per la sostenibilità della famiglia". Alla tavola rotonda "Nuovi modelli di lavoro nella famiglia oggi" hanno partecipato, tra gli altri, Michele Tito Boeri, del Dipartimento economia dell’Università Bocconi di Milano, Alberto Quadrio Curzio, docente emerito di economia politica all’Università Cattolica di Milano, e Giovanni Maria Vian, direttore de "L’Osservatore Romano".

La "garanzia" dell’educazione. "Il lavoro – ha precisato il card. Scola –, in quanto attività propria dell’uomo è il motore di ogni attività economica. Il lavoro apre a essenziali relazioni interpersonali e ai rapporti di scambio che sono al cuore di ogni intrapresa economica". D’altra parte, ha sottolineato il porporato, "è necessario affermare con forza che, quando si parla dell’improcrastinabile urgenza di generare lavoro, lo si fa ben consapevoli che non è sufficiente all’uomo soddisfare i bisogni, ma è necessario riconoscere un’apertura al desiderio". Per il cardinale, "ciò che muove l’uomo (e solo l’uomo) nell’affrontare i suoi bisogni è l’ideale di vivere in un modo equilibrato, integrato, giusto, pacifico". In questo quadro "si vede tutta l’importanza del lavoro nelle sue articolate espressioni produttive, economiche e finanziarie, ma soprattutto, attraverso l’affermazione della centralità del soggetto del lavoro, nel suo rapporto con la famiglia e la società che domanda riposo personale e sociale". Secondo gli esperti, una delle risorse più efficaci per produrre crescita e sviluppo è l’innovazione. A giudizio dell’arcivescovo di Milano, "non c’è innovazione senza cultura e non c’è cultura senza educazione. L’educazione è la miglior garanzia del bene prioritario che consiste nell’insuperabile primato del soggetto in relazione. E l’educazione mette in campo in termini decisivi la famiglia". Perciò, "la soddisfazione umana implica l’apertura a una prospettiva di compimento integrale dell’esistenza, che non può essere affrontata con una misura puramente quantitativa. Attitudine che purtroppo non di rado investe il modo di concepire il lavoro, l’economia e gli obiettivi della politica (che sovente è a rimorchio del modello utilitaristico dominante in campo economico)".

Valorizzare la famiglia. "Le istituzioni politiche, cui spetta il difficile compito di fornire allo stesso tempo soluzioni immediate e azioni di medio e lungo periodo, sono a mio avviso chiamate a orientare la loro azione secondo un decisivo criterio – ha sostenuto il card. Scola –. Mi riferisco all’adeguata valorizzazione, attraverso il principio di sussidiarietà, del protagonismo tipico della famiglia come espressione primaria della società civile". Il porporato ha ricordato "come la famiglia abbia attutito, per lo meno in Italia, alcuni effetti della crisi che avrebbero potuto essere ben più devastanti. Le statistiche mostrano però che il reddito delle famiglie italiane, a differenza di Paesi come Francia, Germania, Stati Uniti, è consistentemente calato con la crisi". Le istituzioni politiche, ha aggiunto, "non debbono gestire la società civile, debbono solo governarla. Questo non significa, però, che le istituzioni statuali debbano sottrarsi al compito di fare finalmente solide politiche per la famiglia con particolare riferimento alla conciliazione famiglia-lavoro". Per il cardinale, "ripartire dal soggetto del lavoro" rappresenta "un’imprescindibile condizione per generare vita buona, personale e sociale. L’uomo, infatti, è un io-in-relazione". "Affermare anche oggi con forza il primato del soggetto del lavoro – ha detto – non è la strada di un ritorno impossibile al passato. Al contrario è il cammino della speranza affidabile".

Investimento nel futuro. "Il disagio sociale oggi è molto più profondo di quelli che hanno caratterizzato altri momenti di crisi a livello globale e sono aumentate le aree di maggiore vulnerabilità, rappresentate soprattutto dalle donne e dai giovani. E il peso di questa situazione, che spesso raggiunge contorni drammatici, si riversa tutto sulla famiglia", ha evidenziato Michele Tito Boeri. Alberto Quadrio Curzio ha sostenuto: "Il rapido passaggio a una società sempre più orientata al consumo, qual è quella odierna, non ha tenuto conto del fatto che la famiglia in quanto tale rappresenta una scelta d’investimento nel futuro dei genitori e dei figli come luogo di contiguità responsabile e solidarietà intergenerazionale". Per Giovanni Maria Vian, i media hanno contribuito a "indebolire l’immagine della famiglia tradizionale".

(18 maggio 2012)

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