Apostolo del Vangelo

I funerali a Grignasco (Novara)

“Un grande sacerdote”, un “uomo di cultura” che “ha imparato a scrivere sui cuori e nella carne della gente”, “facendo incontrare la Parola, le parole, con la vita quotidiana”. Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, nell’omelia pronunciata martedì 20 marzo nella chiesa di Grignasco (No) ai funerali di mons. Giuseppe Cacciami, fondatore del Sir, ne ha tracciato un breve profilo prendendo spunto da alcune immagini bibliche. “Don Giuseppe – ha affermato il vescovo – ci ha fatto guardare dall’altra parte, guardava oltre, al futuro; pur tenendo i piedi ben saldi” nel nostro tempo, “era un visionario, nel senso di chi sa proiettarsi in avanti, indicandoci la strada”. Ai funerali erano presenti, tra gli altri, Antonio Maio, successore di mons. Cacciami alla direzione del settimanale novarese “L’Azione”, mons. Vincenzo Rini, presidente del Sir, Francesco Zanotti, presidente della Fisc, Dino Boffo, direttore di Tv2000, don Giorgio Zucchelli, già presidente della Fisc.

Sacerdote-giornalista. Mons. Brambilla, nell’omelia, ha citato uno “spillo”, un testo di mons. Cacciami pubblicato alcuni anni or sono sul settimanale diocesano novarese “L’Azione”, sottolineando le “capacità comunicative” del sacerdote-giornalista. Il vescovo ha quindi letto un messaggio del card. Camillo Ruini, che ha definito mons. Cacciami “un caro amico”, prete “di straordinaria intelligenza, apostolo del Vangelo testimoniato anche con i moderni mezzi” della comunicazione.

Una fede incarnata. Mons. Giuseppe Cacciami “era un prete e un uomo di elevata statura morale e di cultura”; “lo ricordiamo soprattutto per il sorriso che ne illuminava il volto”. Mons. Roberto Salsa, successore di mons. Cacciami nell’incarico di vicario territoriale del Verbano, ha “pescato tra i ricordi personali” per tracciare un profilo biografico del sacerdote novarese, cittadino onorario di Verbania. Mons. Salsa ha posto l’accento “su due grandi realizzazioni di don Giuseppe”, il Chiostro (la “Famiglia studenti” di Verbania) e l’agenzia Sir. “Egli sapeva cogliere le dinamiche storiche e al contempo esprimeva una voglia di futuro” con la quale leggeva, “con fine capacità giornalistica”, i fatti che poi raccontava attraverso il giornale. Mons. Cacciami “ci lascia anche un’altra eredità, ovvero l’impegno a essere cristiani al servizio della città”, con “una fede incarnata, immersa nella vita del popolo e del territorio”.

La comunicazione dei volti. “Don Giuseppe ha saputo unire la carità del sorriso alla carità intellettuale con una professionalità giornalistica fondata sulla fatica e sulla bellezza del pensare”. Così lo ha ricordato Paolo Bustaffa, direttore del Sir, al termine delle esequie. “La comunicazione dei volti prima di ogni altra comunicazione” era, per lui, un’esperienza “quotidiana”, e “il filo rosso tra le diverse comunicazioni per don Giuseppe è stato innanzitutto il sorriso, un sorriso che incrociava e rifletteva il sorriso di Dio”. “Un’informazione pensata per far pensare: questa, in sintesi, la sua visione di giornalismo e, ancor più, di giornalismo cattolico”, ha affermato Bustaffa pensando alla “gente che forma attorno ai campanili il tessuto forte e sano della nostra Chiesa e della nostra società. Due realtà – ha aggiunto – che don Giuseppe amava profondamente e per le quali si batteva, lottava, con gli ‘spilli’ sul settimanale diocesano ‘L’Azione’, con gli articoli sull’agenzia Sir, sulla stampa cattolica nazionale e internazionale”. “Costruttore di ponti di comprensione tra l’esperienza ecclesiale e l’opinione pubblica: questo, alla luce delle parole di Benedetto XVI, è stato don Giuseppe giornalista”. Infine, un pensiero agli “otto anni di malattia”, nei quali, ha concluso, “il silenzio e lo sguardo erano la sua comunicazione”.

(20 marzo 2012)

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