Quel fascino che inquieta

La voce di scrittori e poeti al convegno del progetto culturale Cei

"La letteratura ci ha dato una serie impressionante di ritratti di Cristo, che è praticamente impossibile ricordare. Solo se restringiamo la nostra indagine a due secoli, l’Ottocento e il Novecento, vediamo che gli scrittori vedono in Gesù un ideale di perfezione, anche quando non credono alla sua divinità, o l’apice del percorso storico umano, o il riscatto della dignità umana, oppure un abisso di luce, anche se non sono mancati coloro che lo hanno completamente travisato".
Padre Ferdinando Castelli, scrittore e studioso di letteratura, è assai sintetico nella conclusione dell’argomento del giorno. Siamo nella sala Coro dell’Auditorium di Roma dove il poeta Marco Beck e lo scrittore Franco Scaglia, con Castelli nel ruolo di moderatore, hanno parlato di "Gesù nella letteratura contemporanea", nell’ambito dell’evento "Gesù nostro contemporaneo" che si è svolto a Roma dal 9 all’11 febbraio.
In realtà Castelli non fa che riportare il discorso al tema fondamentale, perché poeta e scrittore avevano parlato della loro esperienza a contatto con il sacro affidandosi a esperienze o a ricordi particolari. Beck, infatti, aveva citato alcuni passi dell’epistolario tra due scrittori cristiani, non da molto scomparsi, Luigi Santucci e Italo Alighiero Chiusano, rilevando come in esso emergesse l’essenza del cristianesimo, la fraternità: "Nel cristianesimo si realizza pienamente il concetto di fratellanza, seguendo Gesù in armonia ma non in modo rigido, se mai con diverse voci e diverse esperienze". Da questo punto di vista, ha concluso Beck, il cardinale Martini è un esempio davvero importante anche per la formazione, non solo culturale, della persona.

Franco Scaglia ha ricordato come ha iniziato a scrivere romanzi in cui la spy story s’intreccia con la fede: "Come giornalista fui inviato a realizzare un documentario in Terra Santa, dove ho conosciuto padre Michele Piccirillo, archeologo e profondo conoscitore della storia di quella zona. I suoi straordinari racconti di avventurosi scavi, di scoperte, di guerra mi influenzarono fino a tal punto che li ho praticamente riversati nei miei romanzi, lui compreso, anche se all’inizio sotto mentite spoglie". Scaglia ha ricordato il contributo dei Francescani in Terra Santa a favore degli ultimi e degli indifesi, a ricordo e imitazione del messaggio di Cristo. E il Cristo, ha continuato lo scrittore, dopo questa esperienza, è divenuto una persona vera e propria, che invita a seguirlo e che dà una grande forza per andare avanti.
E poi, nella conclusione di padre Castelli, i nomi: quelli di quanti hanno scritto di Gesù, salvatore per alcuni, creatore di illusioni per altri, ma pur sempre una persona centrale nell’immaginario di credenti, non solo cristiani, laici, scettici, possibilisti, agnostici. Da Tolstoj, che ne ha rifiutato però la dimensione divina, a Gibran, da Kazantzakis, l’autore di "Zorba il greco", all’Elsa Morante della "Storia", senza dimenticare il Giorgio Saviane di un "Getsemani" senza resurrezione. E come fare a meno della lettura del Cristo di Hesse, di Kafka che vedeva in lui un "abisso di luce, bisogna chiudere gli occhi per non precipitarvi", o addirittura del laicissimo Pirandello (sui suoi rapporti con la fede sarebbe necessario un serio approfondimento), di Diego Fabbri, di Eliot, di Papini e di Rebora, di Julien Green e di tanti, troppi per essere ricordati tutti, autori di tutti i tempi e di tutte le latitudini, perfino in Giappone, come ha ricordato padre Castelli?

Nel convegno è stato accennato anche un argomento che andrebbe sviscerato a sua volta in approfondite ricerche, e cioè il Cristo di quegli autori che sembrano andare dalla parte opposta, come Rimbaud, o Baudelaire, o l’archetipo di tutti i "maledetti", Villon: se letti in un certo modo questi avventurieri dello spirito e del corpo, come aveva intuito Paul Claudel, potrebbero rivelare inquietanti tracce di una disperata ricerca dissimulata dall’orgoglio.
"Solo nel secolo scorso sono usciti circa centomila libri su Gesù, e ogni anno vengono editi circa 100 volumi sulla figura del Cristo", ha concluso il moderatore, snocciolando i numeri, qualora ce ne fosse bisogno, di una ricerca che va ben oltre la religione: Gesù ha catturato generazioni di uomini non solo per la sua figura di figlio di Dio, ma per il suo messaggio che parla al cuore di tutti.

Marco Testi

(13 febbraio 2012)

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