Una svolta nella storia

Le relazioni del filosofo Ottmann e del teologo Wright

La storia è orientata "verso un fine" e ha nella risurrezione di Cristo il suo "punto di svolta". Il messaggio viene dalle relazioni di Henning Ottmann, docente di filosofia politica all’Università di Monaco di Baviera, e Nicholas Thomas Wright, teologo anglicano e vescovo di Dhuram, nel terzo e ultimo giorno del simposio internazionale "Gesù nostro contemporaneo", organizzato a Roma dal progetto culturale della Cei.

Una freccia diretta verso un bersaglio. "Per i cristiani – ha esordito Ottmann – la storia ha un fine. Essa ha un inizio nella creazione, un centro nell’incarnazione di Dio, una fine nel ritorno del Signore. La storia non viene più rappresentata come un circolo", ma "come una freccia diretta verso un bersaglio". "Le forme secolarizzate della concezione della storia – ha riflettuto il filosofo – cercano di offrire conforto predicendo il progresso o una fine buona. Ma non sono nella condizione di mantenere le promesse. Lasciano infatti aperte domande decisive: come può essere possibile un mondo giusto su questa terra? Come può giustificarsi l’uomo, se la sua storia fino ad ora è stata soltanto una catena di catastrofi?". Le filosofie della storia, ha argomentato, "vogliono salvare l’uomo dal peso di essere responsabile delle catastrofi", ma lo fanno "con argomenti che anche moralmente sono discutibili. Anche se si accetta che dal male possa nascere un bene e che l’uno possa rovesciarsi nell’altro, resta pur sempre un difetto di fondo. Nessun progresso può rimediare a quanto è stato fatto alle vittime della storia". Un "giusto riequilibrio", dunque, è possibile "soltanto se questo mondo in cui viviamo non è l’ultimo, soltanto se esiste un altro mondo, nel quale tutti i torti di questo mondo saranno nuovamente riparati".

La "sala d’attesa". "La storia per il cristiano è una sala d’attesa, e la tabella di marcia per i treni e per l’ultimo treno non viene stabilita dall’uomo". Per il cristiano, ha spiegato Ottmann, "è Dio il Signore della storia, e questa fede preserva l’uomo dalla pretesa eccessiva di essere responsabile del fine e della fine della storia". "La dottrina cristiana della storia – ha quindi osservato – ci ricorda qualcosa di diverso. Ci ricorda la nostra impotenza, la nostra provvisorietà e finitezza. Ma ci mostra anche che cosa possiamo sperare e che cosa, con le nostre sole forze, non possiamo permetterci e addirittura non dobbiamo permetterci. L’ultima parola, l’ultimo giudizio, la giustizia finale: tutto questo non si trova affatto nelle nostre mani; ne siamo stati liberati e, visto così, il soggetto della modernità potrebbe essere grato per tutto ciò da cui è stato sollevato, grazie alla sollecitudine di Dio per l’uomo".

La risurrezione, compimento della storia d’Israele. Sta nella risurrezione, per Wright, la chiave della contemporaneità di Gesù. "‘Gesù nostro contemporaneo’ è Gesù l’ebreo, Gesù il Messia, Gesù che ha inaugurato il Regno di Dio sulla terra come nel cielo", ha precisato il teologo andando al dettato evangelico. "Per molti secoli – ha affermato – la Chiesa occidentale ha fatto del suo meglio per obliare il chiaro significato dei quattro Vangeli", i quali "raccontano la storia di Gesù, culminata nella sua morte e risurrezione, come la storia del modo in cui il piano di Dio per Israele, e il suo piano per il mondo per mezzo d’Israele, sia stato finalmente portato a compimento". Ecco dunque che la risurrezione di Gesù "è il compimento della storia d’Israele" e, per la stessa ragione, "il compimento della storia di Dio stesso".

Pasqua, punto di svolta della storia. Perciò, ha aggiunto il vescovo, "è Pasqua il grande punto di svolta della storia mondiale". "La Chiesa è nata in quel momento, non come istituzione, non come gruppo sicuro e autoreferenziale, ma precisamente come un branco di gente sorpresa che viene a patti con qualcosa molto più grande di quanto avesse osato o voluto immaginare". L’illuminismo "insisteva sul fatto che la storia del mondo ha compiuto la sua svolta essenziale in Europa e in America nel diciottesimo secolo" e la Chiesa "è rimasta a bordo della giostra"; ma ora, "man mano che le grandiose ambizioni dell’illuminismo europeo e americano appaiono sempre più logore, spetta alla Chiesa esplorare di nuovo i compiti sociali, culturali e politici che ci sono stati affidati dalla risurrezione di Gesù nostro contemporaneo".

Un presente pieno di significato. E quale legame vi è tra la risurrezione e l’uomo di oggi? "La risurrezione – è la tesi del vescovo Wright – non riguarda soltanto un futuro glorioso, riguarda un presente pieno di significato". Secondo san Paolo, ha evidenziato il relatore, "Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti; e noi che lo celebriamo come nostro contemporaneo siamo incaricati di lavorare con lui al suo progetto per il Regno nel tempo presente". "Ogni bicchiere di acqua fresca, ogni minuscola preghiera, ogni confronto con i prepotenti che opprimono i poveri, ogni canto di lode o danza di gioia, ogni opera d’arte e musica: niente va sprecato. La risurrezione – ha asserito – lo riaffermerà, in un modo che non possiamo immaginare, come parte del nuovo mondo di Dio".

(11 febbraio 2012)

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