La sua presenza in sala

Un affresco della prima giornata del convegno Cei (9-11 febbraio)

"Gesù è entrato per sempre nella storia umana e vi continua a vivere, con la sua bellezza e potenza… in quel corpo fragile che è la Chiesa".
Sono le parole di Benedetto XVI che danno il via al convegno internazionale promosso dal Comitato Cei per il progetto culturale su "Gesù nostro contemporaneo".
E su queste parole si fonda la relazione del card. Angelo Bagnasco.
"Cristo senza la Chiesa – ricorda il cardinale – è realtà facilmente manipolabile e presto deformata a seconda dei gusti personali, mentre una Chiesa senza Cristo si riduce a struttura solo umana e in quanto tale struttura di potere".

Cristo e Chiesa: una questione d’innamoramento.
L’indissolubile binomio, che va oltre il tempo e lo spazio, è il filo rosso annunciato fin dalla prima giornata del convegno che vede intervenire e dialogare esperti ed esponenti di diverse culture e religioni.
Per concludersi, non a caso, con la testimonianza di fede del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong.
Le parole acquistano sempre più sapore e nel loro scorrere prendono il ritmo del cuore e dell’anima.
Nessuno sale in cattedra, neppure gli studiosi più noti, perché c’è in tutti la consapevolezza che si sta parlando dell’unico Maestro.
Che certamente è in sala, ad ascoltare e anche a suggerire.
Si sta parlando di lui, della sua presenza nella storia e nella cronaca e, quindi, non può mancare nell’auditorium di via Conciliazione.

I relatori hanno il microfono, lui non ne ha bisogno non perché presuntuoso ma perché umile e fiducioso nella saggezza di chi parla di lui. E poi perché è parola che rende ancor più viva l’attenzione per il suo muoversi in continuazione dentro il cuore dei presenti.
Sì perché quella domanda, "Ma voi chi dite che io sia?", non si spegne neppure mentre si sta ascoltando.
È un’inquietudine che, dopo le relazioni fondamentali, attraversa i gruppi di ascolto su Gesù e Gerusalemme, sulla rappresentazione del corpo di Gesù, sul libro "Gesù di Nazareth" e sulla mostra fotografica "Aure".
È un’inquietudine che, nonostante le apparenze, dice che nell’uomo di oggi la ricerca di una risposta definitiva è più che mai viva.
Nella scenografia della sala la domanda e la risposta sono ben rappresentate da quel dito che entra nella ferita al costato.
Sono ben rappresentate dal cardinale cinese che riassume la storia di sofferenza e di speranza sua e del suo popolo in una parola: Incontro.

Sir

(10 febbraio 2012)

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