Su sentieri di pace

SINODO MEDIO ORIENTE

Il ruolo dello scoutismo nel contesto delle sfide della Chiesa in Medio Oriente. Se ne è parlato il 19 ottobre a Roma, in un incontro promosso dalla Compagnia di San Giorgio, attiva nell’ambito scout, in collaborazione con il Segretariato della Congregazione delle Chiese orientali e la parrocchia romana di San Pio V, in occasione dei lavori del Sinodo dei vescovi, in corso in Vaticano. Erano presenti alcuni padri sinodali, il segretario della Congregazione per le Chiese orientali, mons. Cyril Vasil, e il custode di Terra Santa, p. Pierbattista Pizzaballa. In Medio Oriente lo scoutismo costituisce la principale agenzia educativa per i giovani, ed è quello italiano a movimentare il maggior numero di scout verso questi Paesi, accrescendo concretamente la comunione con la Chiesa mediorientale.

Il Patto. Una recente iniziativa ha dato spunto al colloquio. Lo scorso agosto, a Nazareth, la Compagnia di San Giorgio ha stipulato con le associazioni scout di Israele e Palestina un “Patto di fraternità”, nella convinzione che “lo scoutismo possa partecipare al processo di pace in Terra Santa, facendo da ponte tra le diverse etnie, religioni, culture e generazioni”. “Intendiamo fare la nostra parte – si legge nel documento – affinché la comunità cristiana permanga viva in Terra Santa per svolgere il suo servizio essenziale a favore del bene comune”. Concretamente, il patto vuole “rendere viva la fraternità” tra le due Chiese, con iniziative di collaborazione, promuovendo lo scoutismo locale, condividendo ogni azione finalizzata alla pace. “Un simbolo forte della nostra presenza in queste terre”, ha spiegato Angelopiero Bafundi, presidente della Compagnia. Da molti anni la Compagnia di San Giorgio, l’Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) e la Fse (Federazione dello scoutismo europeo) promuovono pellegrinaggi, opere di solidarietà e formazione, insieme agli scout di Terra Santa. Molte iniziative, definite di “educazione alla presenza cristiana”, sono finalizzate a sostenere l’impegno dei cristiani nella vita sociale e civile e la formazione di una gioventù responsabile.

L’educazione alla cittadinanza. “Lo scoutismo in Terra Santa è il movimento che ha più peso e forza. In quasi tutte le parrocchie c’è un gruppo scout”. Ciò è importante, “perché i giovani hanno un ruolo fondamentale per il futuro del dialogo in queste terre: sono i più liberi dai pregiudizi, possono infrangere schemi e tabù, ma è essenziale che siano organizzati in movimenti”. Ad affermarlo è stato il custode di Terra Santa, p. Pierbattista Pizzaballa, ricordando che “noi cristiani in questa terra siamo uniti nella consapevolezza di dover dare una testimonianza di pace”. Il rapporto con l’islam, ha aggiunto, “passa concretamente attraverso tante attività svolte nelle scuole, negli ospedali, nelle opere sociali e la presenza degli scout, rivolta a formare un modello di vita cristiana nella Chiesa e nella società civile, è vitale”. Nell'”Instrumentum Laboris” del Sinodo, al paragrafo 66, si riconosce il ruolo fondamentale dello “scoutismo” nella formazione dei giovani, indicandolo tra le iniziative da sostenere e valorizzare. “L’educazione al ruolo del buon cittadino e del buon cristiano”, patrimonio di questo movimento, è “una proposta molto valida per il Medio Oriente”, ha precisato mons. Cyril Vasil’, perché “in una società strutturata sull’appartenenza etnica o religiosa, la formazione alla cittadinanza e al bene comune è decisiva”.

Comunione e testimonianza. La presenza dello scoutismo in Medio Oriente è stata inquadrata nel contesto dell’impegno della Chiesa cattolica per sostenere la presenza dei cristiani costretti alla diaspora. “In Iraq stiamo vivendo un vero calvario e il pericolo peggiore è che i giovani perdano la fiducia nel futuro e non vedano altra via che lasciare il Paese”, ha dichiarato mons. Georges Casmoussa, vescovo di Mosul. “Siamo una minoranza del 2% e dal 2005, con l’aumentare delle persecuzioni, Mosul, capitale del cristianesimo, ha conservato appena un terzo della sua popolazione cristiana”. “In Iran da 31 anni i due terzi della popolazione cristiana sono emigrati per ragioni di economiche, politiche o religiose. La nostra Chiesa è un piccolo gregge, ma con una fede viva”, ha testimoniato mons. Ramzi Garmou, arcivescovo di Teheran. “L’emigrazione e la diaspora” sono stati tra i temi maggiormente trattati dal Sinodo, ha sottolineato mons. Vasil, al quale è stata posta una domanda sui possibili frutti dell’assise. “Penso che questi temi riecheggeranno nei documenti finali”, ha risposto, auspicando che tra i frutti del Sinodo vi sia la crescita della “consapevolezza dell’universalità della Chiesa cattolica come ‘communio’ delle Chiese”.

(22 ottobre 2010)

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