Per una vita dignitosa

LOTTA ALLA POVERTÀ

A conclusione del documento comune “Do not deny justice to your poor people – Non negate la giustizia ai vostri poveri”, presentato il 30 settembre al Parlamento europeo a Bruxelles da Caritas Europa, Commissione Chiesa e società della Conferenza delle Chiese europee (Csc della Kek), Segretariato della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) e Eurodiaconia, le Chiese e le organizzazioni cristiane del continente formulano quattordici raccomandazioni politiche alle istituzioni Ue e agli Stati membri per “combattere la povertà e l’esclusione sociale” nel quadro del Trattato di Lisbona.

Clausola sociale e diritti fondamentali. Il documento chiede anzitutto l’implementazione della nuova clausola sociale nel Trattato dell’Unione europea, e rammenta che “per attuare i principi e i diritti sociali” riconosciuti dall’Ue, quest’ultima deve “garantire ad ogni essere umano le condizioni necessarie ad una vita dignitosa”. Alla Commissione europea le Chiese chiedono di inserire al riguardo “uno specifico capitolo nella sua strategia politica annuale”, nonché di istituire un gruppo di esperti per “verificare annualmente l’implementazione della clausola sociale”. Il presidente del Consiglio europeo potrebbe riferire nelle sue relazioni all’Europarlamento dopo ogni Consiglio come questa clausola sia stata implementata. Dalle Chiese, inoltre, l’auspicio che l’Agenzia europea per i diritti fondamentali concentri il programma di lavoro per i prossimi anni sugli aspetti relativi al IV capitolo (Solidarietà) della Carta dei diritti fondamentali.

Servizi di “interesse generale” e salario minimo. Alla luce della citata clausola sociale e del Protocollo sui servizi generali, le Chiese chiedono all’Ue e ai suoi Stati membri “di intraprendere, in cooperazione con le Chiese, la Caritas e le organizzazioni ecclesiali, azioni volte ad assicurare che i servizi di interesse generale siano accessibili a tutti”. Necessarie inoltre iniziative per garantire un “adeguato salario minimo” ai poveri e “sradicare il fenomeno dei senzatetto”. Su quest’ultimo punto le Chiese suggeriscono una sinergia tra “istituzioni locali, operatori immobiliari e operatori sociali”, e invitano la Commissione europea a rafforzare le piattaforme per la cooperazione transnazionale.

Famiglia e protezione della domenica. Promuove stili alternativi di produzione e consumo, riconoscere “l’economia informale” e introdurre l’impiego di nuovi indicatori per misurare “l’impatto della povertà e dell’esclusione sociale su uomini e donne”; valorizzare il volontariato, “espressione di cittadinanza e contributo al benessere comune”, e il lavoro non retribuito “soprattutto all’interno della famiglia”, riconoscendo a chi li svolge il “diritto all’assistenza sanitaria e alla pensione”, sono ulteriori raccomandazioni delle Chiese. Facendo riferimento alla Comunicazione della Commissione “Europa 2020: Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, il documento chiede inoltre misure di sostegno alle famiglie a rischio povertà, ma anche l’impegno delle istituzioni Ue per “società più family-friendly”, ad esempio garantendo sussidi per ogni figlio. “Imperativo – si legge ancora nel testo – che gli Stati membri abbiano la possibilità di ridurre l’Iva sui prodotti per l’infanzia”. Le Chiese chiedono all’Ue anche di proteggere la domenica come “giorno collettivo di riposo settimanale” al fine di “conciliare lavoro e vita sociale” e “preservare la salute dei lavoratori”.

Maggiori investimenti. Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona l’Ue ha istituito un dialogo “regolare, trasparente e aperto” con le Chiese e le organizzazioni religiose. Riferendosi a tale impegno e al principio di sussidiarietà, le Chiese, attori chiave nella lotta contro la povertà e “importanti fornitrici di servizi sociali”, ritengono “essenziale” il proprio coinvolgimento attivo, insieme ai rappresentanti della società civile, nella “Piattaforma europea per la lotta contro la povertà”, una delle sette iniziative faro programmate nella citata strategia Eu2020. L’ultima raccomandazione è “investire di più nella protezione dei poveri nel contesto della revisione del Fondo sociale e del bilancio europei”. “Ridurre il numero delle persone a rischio povertà dovrebbe costituire un obiettivo primario dell’Ue” sostiene il testo, che rammenta come “combattere l’esclusione sociale faccia parte delle competenze condivise tra l’Ue e i suoi membri”. Al conseguimento di tale obiettivo, secondo le Chiese “dovrebbe essere destinato il 10% del budget annuale Ue, che ammonta all’1% del Pil Ue”. “La destinazione di almeno l’1% del Pil Ue per i bisogni dei più poveri e degli esclusi – concludono gli autori delle raccomandazioni – dovrebbe essere inserita come norma generale” nei regolamenti riguardanti il Fondo europeo di sviluppo regionale (Erdf), il Fondo sociale europeo (Esf) e il Fondo di coesione, che dovrebbero essere rivisti entro il 31 dicembre 2013.

(30 settembre 2010)

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