L’intesa possibile

UE E RELIGIONI

Un terreno di discussione e un linguaggio comuni, una preoccupazione condivisa: l’annuale incontro tra istituzioni dell’Unione europea (Parlamento, Consiglio, Commissione) e responsabili delle principali Chiese e comunità religiose, si è svolto il 19 luglio in un clima disteso, di reciproca collaborazione. Al centro della discussione le possibili azioni concrete per affrontare la povertà e l’esclusione sociale, anche in considerazione del fatto che l’Ue ha dedicato a questo tema l’intero 2010 e ha recentemente approvato una strategia (Europa 2020) rivolta alla crescita economica, all’occupazione e, non di meno, a contrastare l’indigenza.

Esperienza caritativa di ampia portata. “C’è un incontestabile ruolo delle associazioni di beneficienza e dei servizi attuati dalla comunità religiose in Europa per contrastare la povertà e per favorire la crescita morale e spirituale” del continente: José Manuel Barroso, presidente della Commissione (che ospitava il meeting), ha fornito un giudizio totalmente positivo dell’appuntamento tra le istituzioni comunitarie e una ventina di leader cristiani, musulmani, ebraici, induisti e sikh, provenienti da 14 Paesi. Indigenza ed emarginazione sono condizioni “non più tollerabili nell’Europa di oggi”, ha spiegato Barroso, il quale ha sottolineato l'”esperienza di lunga data e di ampia portata” delle comunità credenti sul piano della solidarietà e dell’attenzione alle fasce sociali più esposte. “Nell’Unione contiamo 84 milioni di persone prive di mezzi materiali o alle soglie della povertà, in gran parte bambini e anziani”, ha aggiunto il politico portoghese; per questo “occorre agire con azioni efficaci”, così come previsto “nell’ambito della strategia Europa 2020 per la crescita e l’occupazione”. Il capo dell’Esecutivo ha specificato: “Non è previsto che l’Ue fornisca delle specifiche sovvenzioni alle comunità religiose” e allo loro articolazioni che operano contro la povertà, ma “l’Ue sta predisponendo e attuando delle azioni concrete in cui le Chiese possono portare il loro valido contributo” in un “clima di stretta collaborazione”.

Ue dei valori per fronteggiare la crisi. “Costruire una vita migliore per tutti, questo dev’essere il fulcro del progetto europeo”: Jerzy Buzek, presidente del Parlamento Ue, ha sostenuto al momento di salutare vescovi, rabbini, leader islamici e indù, che “la lotta alla povertà e all’esclusione sociale è un compito che richiede la collaborazione di tutti, siano essi laici o esponenti religiosi, a livello locale, nazionale ed europeo”. E ha aggiunto: “La nostra principale e più importante priorità è ripristinare la sicurezza sociale ed economica. Le Chiese possono dare un apporto fondamentale in tal senso. Con la loro lunga esperienza in materia, esse partecipano al lavoro svolto con i singoli e le comunità. Questa esperienza non è mai stata così importante come nella crisi attuale”. L’esponente polacco ha puntualizzato: “Dobbiamo dimostrare solidarietà e abbiamo anche bisogno di un’Europa dei valori per far fronte alla crisi che è anzitutto umana e morale”.

Garantire casa, lavoro, salute. “L’Ue deve crescere come Unione di valori. È questo il soft power che possiamo offrire all’Europa e al mondo intero”. Herman van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, ha dichiarato dal canto suo, che la lotta alla povertà “richiede di fornire una casa a chi non ce l’ha, di agevolare l’accesso al mercato del lavoro e di dare la possibilità di fruire dei servizi sanitari, garantendo quindi le cosiddette condizioni materiali di vita”. Essa, “tuttavia, rappresenta anche la volontà di ridare dignità umana a uomini e donne” in difficoltà, ha rimarcato l’ex premier belga; “per questo motivo è necessario tenere conto degli aspetti sociali, culturali ed etici” che si frappongono sul percorso. Il presidente “stabile” dell’Ue ha specificato infine che “il 15 ottobre incontreremo anche le realtà non confessionali” presenti nei 27 Stati aderenti “e le ascolteremo con eguale interesse e attenzione”.

Solidarietà e impegno civico. In una nota conclusiva del rendez-vous, la Commissione Ue ha sottolineato come la discussione si sia tenuta “con uno spirito franco e aperto” e nel quadro dell’articolo 17 del Trattato di Lisbona, che assicura un dialogo strutturato tra Unione europea e comunità religiose. I leader cattolici, ortodossi, riformati e delle altre fedi hanno espresso, secondo l’Esecutivo, “il loro sostegno alla strategia Europa 2020 e ai suoi obiettivi in materia sociale e di istruzione”. Essi hanno “incoraggiato le istituzioni europee a incrementare lo slancio attuale, specialmente al fine di accrescere l’accesso al mercato del lavoro, offrire servizi sociali più mirati negli Stati membri e garantire pari opportunità per istruzione e formazione”. Le guide spirituali hanno inoltre “ribadito il proprio costante impegno a favorire la coesione sociale e a incrementare il senso di solidarietà e di impegno civico tra i cittadini europei”.

(20 luglio 2010)

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