In rete con competenza

DOPO TESTIMONI DIGITALI

“I partecipanti si sentivano protagonisti e non spettatori passivi. Hanno partecipato ad un’iniziativa che avvertivano come propria, grazie al lavoro di coinvolgimento avviato diversi mesi prima con diocesi, congregazioni religiose e aggregazioni laicali. Tutti quei protagonisti dell’impegno pastorale della Chiesa che vivono l’urgenza di entrare a pieno titolo nel mondo digitale”. A due settimane dalla conclusione del convegno Cei “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale” (Roma, 22-24 aprile), il SIR ha incontrato Giovanni Silvestri, presidente dell’associazione WeCa (Webmaster cattolici italiani) che aderisce al Copercom (Coordinamento delle associazioni per la comunicazione).

Quali aspetti le sono apparsi più significativi nel convegno “Testimoni digitali”?
“Il primo elemento è l’importanza e l’urgenza di essere presenti nell’ambiente digitale, sia da parte della Chiesa sia dei singoli cristiani. Questa presenza, tuttavia, è problematica e le modalità non sono così scontate. Essere attivi nei nuovi media richiede impegno e studio. Nell’affrontare questo impegno, una grande opportunità viene dal fare rete restando in contatto, in dialogo e in collaborazione. Diverse persone, ad esempio, sono venute allo stand di WeCa per chiedere aiuto per i loro progetti all’interno della realtà ecclesiale. Di fronte a queste possibilità, però, bisogna evitare il rischio di chiudersi e non comprendere che bisogna frequentare il ‘cortile dei gentili'”.

WeCa è un osservatorio privilegiato per valutare l’effettiva presenza della Chiesa nel mondo digitale…
“Si tratta di una partecipazione già molto consistente. Soltanto i siti ‘cattolici’, ad esempio, sono circa 14 mila. Qualche tempo fa, come WeCa, abbiamo promosso una ricerca scientifica nelle parrocchie che ha fatto emergere dati quantitativi importanti. Un’occasione come ‘Testimoni digitali’, tuttavia, ha stimolato anche una riflessione di tipo qualitativo. Ed è questo il lavoro che abbiamo davanti per il futuro, in continuità con le tante iniziative sostenute dalla Chiesa nelle diverse realtà aggregative”.

Come vede il rapporto tra Chiesa italiana e nuovi media a partire dal convegno?
“Bisogna sempre migliorare la presenza sulla Rete con un’attenzione specifica alla persona e al servizio. La comunicazione semplice e veloce resa possibile da internet non deve far dimenticare che il nostro impegno pastorale è di servizio. Talvolta ci si può far prendere la mano da derive di personalismo e protagonismo ma è necessario evitare che si crei una comunità nella Rete che sia scollegata da quelle in carne ed ossa di cui si fa parte nel mondo reale”.

I nuovi media sono strumenti utili e molto potenti ma questo non è sufficiente: bisogna “riempirli” di contenuti…
“È un aspetto sul quale la Chiesa punta in maniera decisa anche attraverso il progetto culturale. Non si possono moltiplicare le iniziative senza aver irrobustito la capacità di offrire contenuti. Il lavoro di contatto e coinvolgimento quotidiano operato dal progetto culturale è molto prezioso. D’altra parte, come WeCa, cerchiamo sempre di promuovere un incontro tra persone che vivono la dimensione pastorale e studiosi del settore. Dimensione esperienziale e accademica devono essere sempre presenti. Senza lo studio e l’approfondimento, è più difficile proporre contenuti validi. Offrire una presenza che sia espressione del mondo della pastorale vissuta e della riflessione accademica è una preoccupazione costante da parte di WeCa”.

WeCa è impegnata in prima linea nell’uso delle nuove tecnologie per la pastorale della Chiesa…
“L’associazione ha il compito di stimolare la crescita di sensibilità rispetto ai temi legati ai nuovi media. Per il prossimo anno pastorale, gli impegni di WeCa vanno in tre direzioni. La prima è quella della ricerca, con attività di studio che verranno portate avanti insieme a tre università. La seconda dimensione è quella della formazione, con tre seminari web rivolti agli operatori della pastorale giovanile, agli insegnanti e ai giornalisti; attraverso i seminari, vogliamo coinvolgere quelle realtà che si occupano in maniera specifica di determinati aspetti pastorali della Chiesa e stimolare la riflessione sull’utilizzo dei nuovi media per poi lasciare che questa prosegua in maniera autonoma. Terza proposta dell’associazione, è la formazione di una ‘community web’ all’interno della quale c’è chi darà la disponibilità di competenze e professionalità a favore di quanti chiedono un aiuto concreto. Grazie alla presenza attiva in questo ambiente di scambio, si vuole stimolare una crescita spontanea nell’incontro tra domanda e offerta di servizi”.

(07 maggio 2010)

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