Idee e progetti

DOPO TESTIMONI DIGITALI

Seminari, incontri, convegni, giornate di studio e di approfondimento… Sono tante e diverse le iniziative promosse sul "territorio" per il dopo-convegno Cei “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale” (Roma, 22-24 aprile 2010). Al riguardo, abbiamo interpellato gli incaricati regionali per le comunicazioni sociali, chiedendo loro quali sono le prospettive aperte dal convegno per il territorio. In vista anche del "prossimo decennio pastorale" che la Chiesa italiana dedicherà al tema dell’educazione. Ecco cosa ci hanno risposto…

Marche. "Ogni territorio – dice don Dino Cecconi, incaricato regionale delle Marche (13 diocesi) – presenta sempre delle diversificazioni che meritano attenzione in quanto avvertono particolari necessità. Una proposta valida per tutti sarebbe insegnare a navigare per far scoprire i tesori presenti in Rete, la ricca fonte di risorse". Per quanto riguarda le Marche, aggiunge don Cecconi, "sarebbe bello giungere a una rete diocesana per cui ogni parrocchia ha il suo monitor dove scorrono notizie della diocesi, informazioni, interventi… tutto in tempo reale. In questo modo crescerebbe anche il senso d’appartenenza". Un’altra esigenza che emerge "sempre più" è "dare il ‘mandato’ agli informatici della parrocchia e della diocesi". Per l’incaricato regionale, "il mondo digitale può essere una via per superare il campanilismo del territorio creando diverse iniziative nel web (quali un giornale, una tv) senza sacrificare il locale, ma offrendo un respiro più ecclesiale".

Liguria. "La partecipazione al convegno di presbiteri e laici della nostra Regione ecclesiastica – fa sapere Carlo Arcolao, incaricato della Liguria (7 diocesi) – è stata elevata. L’entusiasmo suscitato dai molti e competenti interventi e le sollecitazioni formulate dai vescovi e dal Santo Padre hanno creato le condizioni affinché in Liguria si giungesse a progettare un’iniziativa che, fino ad ora, aveva trovato poche adesioni. Chiamare tutte le realtà, redazioni e media appartenenti alle diocesi liguri a condividere l’obiettivo, a breve termine, di costruire un’unica piattaforma multimediale per favorire una comunicazione responsabile con un’anima cristiana e aperta al dialogo". Un "obiettivo ambizioso", commenta Arcolao, per il quale "ci sentiamo tutti impegnati".

Basilicata. Un seminario regionale aperto ai giornalisti del territorio sul tema "Mass media e sfida educativa", promosso dalla Commissione regionale per le comunicazioni sociali e da quella per il laicato. Sarà questo il "primo impegno del dopo-convegno" per la Basilicata (6 diocesi). Ad annunciare l’iniziativa è l’incaricato regionale, Tonio Galotta, che anticipa anche "un’altra iniziativa, maturata nel corso del convegno, per la quale in questi giorni si sta verificando la fattibilità. Si tratta della promozione, fra alcune diocesi lucane, di una pagina sul quotidiano ‛Avvenire’. Vuole essere, quest’ultima iniziativa, non solo un’occasione per diffondere il quotidiano dei cattolici italiani, ma anche e soprattutto un momento di confronto e di collaborazione per una responsabilità sempre più matura e convinta dei cattolici di Basilicata".

Piemonte. "Rete e formazione". Sono questi "i due binari" su cui "intendiamo muoverci a livello piemontese". Ne parla l’incaricata regionale del Piemonte (17 diocesi), Chiara Genisio, che spiega: "Intendiamo fare rete tra le diverse realtà già operative, ma questa esigenza esprime anche il desiderio di vivere con più coraggio da testimoni dentro la Rete". Per questo, prosegue Genisio, "è necessaria la formazione ed è necessario lavorare con i giovani.‛Testimoni digitali’ ci ha aiutati a comprendere ancora più in profondità le potenzialità presenti sul nostro territorio".

Puglia. "Dalla schiavitù della tecnologia alla libertà della relazione. ‛Testimoni digitali’ apre a tutti gli educatori scenari nuovi, ricchi di positività". È il commento, sul dopo-convegno, di Enzo Quarto, incaricato regionale della Puglia (19 diocesi). "Non serve parlarsi addosso dei tanti limiti della Rete, del rischio d’isolamento sociale per molti – riflette Quarto –. Occorre leggere e dare risposta alla domanda di relazione che esplode attraverso il web 2.0, soprattutto da parte dei più giovani, la cosiddetta generazione digitale, che non ama più perdersi inutilmente nella dipendenza acritica della televisione, non solo troppo generalista, quanto pervasa dal linguaggio persuasivo di una pubblicità invasiva che educa al male più che al bene". Per l’incaricato regionale, "nelle comunità d’incontro, parrocchiali e scolastiche, bisogna imparare a farsi carico delle nuove problematiche poste dalla Rete, bisogna saper riempire di contenuti il bisogno di relazione insegnando che non c’è relazione senza la fatica della conoscenza dell’altro, il rispetto delle sue diversità, il coraggio dell’incontro e dell’abbraccio". Secondo Quarto, "gli educatori devono sapersi mostrare ‛testimoni digitali’ svelando l’immensa ricchezza del messaggio di Cristo, che é salvezza per ogni uomo racchiusa in una sola parola: amore".

Lazio. "Tanti relatori e diverse voci per un unico coro polifonico". È "questa l’impressione avuta dal convegno, che ha dato lo stimolo per un rinnovato impegno in ogni mass media". A sintetizzare in questi termini l’esperienza di "Testimoni digitali" è don Alessandro Paone, incaricato regionale del Lazio (20 diocesi). "La crossmedialità – rileva don Paone – c’impone un lavoro incrociato, continuo e calibrato. Mons. Domenico Pompili ci ha ricordato che dobbiamo tener sempre presente l’intenzionalità: non basta navigare, non basta saper usare il mezzo. C’è bisogno di un’ontologia dei mass media: una presenza che divenga abitazione cristiana degli ambienti mediali". Per questo motivo, informa il sacerdote, "il 21 maggio s’incontreranno gli incaricati degli Uffici per le comunicazioni sociali delle diocesi laziali: in vista del decennio sull’educazione cercheremo di verificare le forze per puntare su dei percorsi formativi negli ambienti della comunicazione".

Umbria. "Una rinnovata attenzione volta a migliorare e rendere più ampiamente e facilmente fruibile il giornale digitale ufficiale delle otto diocesi dell’Umbria (www.chiesainumbria.it)". È questa, afferma mons. Elio Bromuri, responsabile regionale dell’Umbria, la "linea d’impegno" sviluppata subito dopo il convegno. "In una riunione della Commissione regionale delle comunicazioni sociali presieduta dal vescovo delegato, mons. Renato Boccardo, è stata fatta una puntuale relazione sul convegno nazionale e sulle parole di Benedetto XVI, nella prospettiva indicata da mons. Pompili con l’efficace slogan ‛Dal convegno all’impegno’". I contenuti "essenziali" del convegno, continua mons. Bromuri, "saranno portati a conoscenza del clero e dei laici attraverso iniziative immediate in vista della Giornata delle comunicazioni sociali ed altre iniziative a più lunga scadenza già in parte programmate, quale un corso di formazione per operatori pastorali". Gli incaricati per la comunicazione delle diocesi umbre, conclude il responsabile regionale, "considerano questo convegno come l’occasione per proporre un salto qualitativo reso necessario anche in relazione al progetto educativo proposto dalla Cei per il prossimo decennio".

Campania. Secondo don Doriano Vincenzo De Luca, incaricato regionale della Campania (25 diocesi), "il convegno apre scenari nuovi soprattutto in ordine all’azione più squisitamente pastorale della Chiesa. I social network, e non solo, costituiscono delle vere e proprie parrocchie virtuali con le quali è necessario fare i conti. Si tratta di carpirne tutte le potenzialità senza lasciarsi ingabbiare in atteggiamenti passivi e contraddittori in ordine alle relazioni e a questioni più tecniche come, ad esempio, la questione della privacy". Un secondo elemento, per don De Luca, "è la riflessione, nelle singole diocesi, sul ‛digital divide’ che è e resta un problema abbastanza significativo. Non tutte le parrocchie sono ancora in Rete ed esiste uno scarto generazionale tra i preti che, talvolta, non favorisce l’utilizzo appieno dei nuovi strumenti di comunicazione". In Campania, fa sapere l’incaricato, "nei prossimi anni, si lavorerà su questi due punti nel tentativo di mettere assieme tutte le forze per giungere ad un piano regionale delle comunicazioni".

Toscana. "Il convegno – evidenzia Riccardo Galli, incaricato regionale della Toscana (17 diocesi) – ha dimostrato l’assoluta necessità di avere una padronanza tecnica di tutti i nuovi media per poter essere efficaci in una comunicazione che valorizzi e difenda l’uomo e la sua identità, aspetti che rischiano di essere schiacciati dalla velocità e dalla ‛voracità’ della Rete". Dunque, nota Galli, "il lavoro da fare nelle diocesi è quello di formare operatori non solo ‛attrezzati’ culturalmente, ma anche tecnicamente, così da poter dialogare alla pari con tutti i media e non giocare ‛di rimessa’ come spesso avviene, anche su vicende di carattere ecclesiale".

Emilia Romagna. Dopo "Testimoni digitali", ammette Alessandro Rondoni, incaricato regionale dell’Emilia Romagna (15 diocesi), "si è aperta una nuova prospettiva anche nel nostro territorio dove si lavora per costituire l’Ufficio pastorale regionale per le comunicazioni sociali su indicazione di mons. Ernesto Vecchi, delegato della Conferenza episcopale regionale per questo settore". In questo modo "sarà possibile un maggiore coordinamento fra i responsabili degli Uffici diocesani". Prima dell’estate, aggiunge Rondoni, "si svolgerà un incontro per riprendere i contenuti e le proposte del convegno nazionale". Infine, "nei prossimi mesi all’Istituto Veritatis Splendor di Bologna vi saranno momenti regionali per coordinare una programmazione comune e per progetti pastorali diocesani sulle comunicazioni sociali".

a cura di Vincenzo Corrado

(continua)

(05 maggio 2010)

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