Quei tre mesi a Malta

ANNO PAOLINO

È stato il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, a rappresentare Benedetto XVI alle cerimonie di chiusura dell’Anno Paolino a Malta (27- 30 giugno), dove l’Apostolo delle genti, naufragato dopo una violenta tempesta, rimase tre mesi. Proponiamo un ampio stralcio della riflessione che l’inviato speciale del Papa ha tenuto nel corso della solenne celebrazione di chiusura, la sera del 29 giugno, sulla piazza della concattedrale a La Valletta.

L’apostolo si fermò tre mesi soltanto; ma quei mesi furono decisivi e segnarono per sempre la storia di Malta. Da allora sono passati diciannove secoli e mezzo; avete fatto molte esperienze diverse; avete attraversato molte prove e tempeste. Ma siete rimasti fedeli a Paolo e a Cristo.
Anche il nostro tempo è afflitto dalle tempeste, soprattutto il relativismo, l’individualismo, il consumismo. Neppure la Chiesa di Malta è al sicuro, perché la trasmissione della fede e dei valori morali non avviene automaticamente per abitudine, non è mai scontata.
Osserva Benedetto XVI nella sua Enciclica Spe salvi: “Un progresso addizionale è possibile solo in campo materiale, scientifico e tecnico, …Nell’ambito invece della morale non c’è una simile possibilità di addizione, per il semplice motivo che la libertà dell’uomo è sempre nuova e deve sempre nuovamente prendere le sue decisioni…La libertà comporta che nelle decisioni fondamentali ogni uomo, ogni generazione sia un nuovo inizio”.

Cristiani di Malta, giustamente voi siete fieri della vostra storia e della fede dei vostri padri. Dovete però con una scelta libera viverla oggi e testimoniarla ai vostri figli. Occorre tenere lo sguardo rivolto al Signore attraverso la preghiera personale e comunitaria, la liturgia, l’ascolto e la meditazione della parola di Dio. Dovete oggi aderire a Cristo e accoglierlo nella vostra vita, riconoscendo insieme a San Paolo che “Gesù è il Signore” non solo con la mente, ma con il comportamento pratico.
Il nucleo centrale e caratteristico della religione cristiana non è una dottrina, ma il rapporto con la persona concreta, singolarissima, incomparabile di Gesù, non solo maestro e modello, ma Salvatore vittorioso del peccato e della morte, vivente in mezzo a noi e dentro le vicende del mondo, per dare valore, bellezza e salvezza alle persone e ai popoli. Egli, come ha promesso solennemente, rimane con noi fino alla fine del mondo e manifesta la sua presenza attraverso la Chiesa, chiamata da San Paolo “corpo di Cristo”, sua espressione visibile, e specialmente attraverso i santi e i miracoli di ogni tempo, in modo che credere in lui è sommamente ragionevole.

Essere cristiani è affidarsi a lui, appartenere a lui come San Paolo, lavorare per lui, ascoltarlo nella sua Parola, riceverlo nell’Eucaristia, intrattenersi con lui nella preghiera, assecondare le ispirazioni del suo Santo Spirito, domandare il suo perdono, da lui attingere speranza, capacità di amare, coraggio nel sacrificio, responsabilità morale, gioia nonostante le difficoltà. Inoltre essere cristiani è amare la Chiesa, corpo di Cristo, ed essere bene inseriti in essa, come Paolo che convertendosi a Cristo si convertì con amore appassionato anche alla sua Chiesa: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca ala mia carne, a favore del suo corpo, che è la Chiesa”.
Voi siete cristiani, eredi di S. Paolo e di una gloriosa tradizione… Quanto più sarete in comunione con Cristo e con la Chiesa, tanto più vi sentirete inviati in missione come San Paolo. Il Papa Giovanni Paolo II, che ha fatto a voi ben due visite pastorali, vi ha detto autorevolmente che l’Europa ha bisogno della testimonianza di Malta, dei vostri valori umani, della vostra “rara humanitas”, della vostra fede cristiana.

(30 giugno 2009)

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