Una testimonianza grande

ANNO PAOLINO

Domenica 28 giugno, Benedetto XVI presiederà nella Basilica Ostiense i primi Vespri della solennità dei Santi Pietro e Paolo che segneranno l’inizio della giornata di chiusura dell’Anno Paolino. Evento che lo stesso Pontefice aveva inaugurato il 28 giugno 2008. Analoghe cerimonie si svolgeranno anche a Tarso, Turchia, città natale dell’apostolo. Daniele Rocchi, per SIR Europa, ha chiesto un bilancio di questo Anno al presidente della Conferenza episcopale turca (Cet), mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia, nel cui territorio si trova Tarso.

Eccellenza, può fare un bilancio di questo Anno Paolino?
“È un bilancio estremamente positivo. È la prima volta che a Tarso ed Antiochia vediamo un flusso così continuo e consistente di pellegrini, che giungono per rendere omaggio alla figura di san Paolo e partecipare alle celebrazioni. Fino alla scorsa settimana a Tarso sono passati 400 gruppi circa, alcuni composti anche da 150 persone. Non vengono solo dall’Europa ma da tutto il mondo, dagli Usa, dall’America Latina, dall’Asia ed Estremo Oriente. L’Anno Paolino ha avuto qui in Turchia una attenzione tutta particolare”.

Da questa attenzione deriva anche una percezione diversa della Chiesa da parte islamica?
“Chi è arrivato fino a Tarso lo ha fatto da pellegrino e non da turista, con una finalità ben precisa. Vedere cristiani che vengono per pregare e che pregano ha dato una immagine molto positiva della Chiesa e del Cristianesimo ed è servita, credo, anche ad allontanare delle diffidenze verso il mondo europeo ed occidentale ritenuto secolarizzato e fagocitato dall’edonismo e dal relativismo. Credo sia stata una grande testimonianza”.

Senz’altro un grande frutto per la Chiesa, è d’accordo?
“Certamente, come lo è la visibilità acquisita dalla Chiesa durante questo Anno. Tanta gente è venuta qui in Turchia per pregare, lo ha fatto davanti alle Autorità turche e alla gente del posto facendo nascere la domanda – e spero anche la risposta – di una presa maggiore di coscienza del turismo religioso. Dai pellegrinaggi nasce quell’interscambio, quell’amicizia con le comunità cristiane locali che tanto è importante per noi, esigua minoranza, che viviamo in un Paese a maggioranza islamica. Ho notato l’interesse di tanti pellegrini ad ascoltare viva voce le nostre testimonianze. I pellegrini giunti fin qui non hanno cercato solo il luogo santo ma anche l’incontro con i cristiani locali”.

Restando in tema di frutti… si potrà raccogliere anche quello di avere una chiesa a Tarso, anche se solo in affitto?
“Per la chiesa stiamo aspettando la risposta dalle istituzioni. La richiesta di averla non più come museo ma come luogo permanente di culto è stata avanzata attraverso i giusti canali alle autorità nazionali e locali. Sino ad ora non abbiamo ricevuto risposta. Mi auguro che questa possa essere positiva ed arrivare magari entro la fine dell’Anno Paolino. Qualora non arrivasse la Chiesa tornerebbe ad essere un museo e sarebbe un segno negativo. Non chiediamo la proprietà del luogo ma solo la possibilità di averlo a disposizione dei pellegrini e dei cristiani. La scelta che sarà operata sarà indicativa di come Ankara si vuole muovere nei confronti della libertà religiosa”.

Non ha timore che finito questo Anno Paolino, tutto torni come prima?
“No. Abbiamo la fondata speranza che dopo questo Anno, Tarso e i luoghi cristiani della Turchia possano diventare una meta fissa di pellegrinaggio. Tarso dopo il 28 giugno non può più essere la stessa di prima. Il rapporto con i pellegrini non può cessare”.

Cosa farete per alimentare i pellegrinaggi ed il turismo religioso?
“Stiamo lavorando per dotarci di quella organizzazione necessaria ad accoglierli. Il Comune di Tarso sta realizzando un nuovo albergo. In sinergia con gli amministratori stiamo vagliando anche l’opportunità di organizzare una serie di eventi come simposi e incontri sulla figura e l’opera di san Paolo. Altra idea è quella di creare una biblioteca che raccolga tutti gli scritti e studi su san Paolo editi nelle varie lingue. Lo scopo è quello di tenere viva la memoria dell’Apostolo. Tra le tante iniziative ce n’è una che dovrebbe concretizzarsi a breve, un gemellaggio con un’altra città paolina, Reggio Calabria. Le idee sono tante ma ci sono anche da fare considerazioni di ordine economico. Ad ogni modo devo precisare che da parte delle Autorità turche ho trovato molta recettività su questi punti”.

Può descrivere il programma delle celebrazioni conclusive?
“La programmazione è stata fatta in stretta collaborazione con le istituzioni turche. Le celebrazioni cominceranno il 27 giugno con un simposio su san Paolo, ad Iskenderun. Il 28 pomeriggio ci saranno delle messe ad Antiochia, con il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Il 29 giugno, al mattino è in programma una celebrazione con i vescovi della Turchia e dalla Siria, alla presenza anche dei delegati delle altre chiese cristiane. Nel pomeriggio spazio ai discorsi ufficiali, alla lettera di Benedetto XVI e alla presentazione della figura di san Paolo da parte di rappresentanti cristiani, musulmani ed ebrei. I vespri nella chiesa ortodossa insieme al patriarca ecumenico Bartolomeo I ed un concerto offerto dal comune di Tarso chiuderanno le celebrazioni”.
(17 giugno 2009)

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