Cambia l’emiciclo

DOPO IL VOTO

Vistoso astensionismo, rafforzamento dell’area politica popolare e conservatrice, débâcle socialista, avanzata dei movimenti verdi-ecologisti. Ma anche crescita vistosa dei partiti euroscettici, nazionalisti e xenofobi. Le votazioni per il Parlamento europeo del 4-7 giugno disegnano il futuro emiciclo di Strasburgo per la legislatura 2009-2014 e al contempo delineano alcune tendenze di fondo nel vecchio continente.

Ai seggi solo 4 elettori su 10. La partecipazione alle votazioni per il Parlamento europeo (gli aventi diritto erano 375 milioni) si attesta attorno al 43%, due punti in meno rispetto alla tornata del 2004. Solo 4 elettori su 10 hanno quindi esercitato il diritto di scegliere gli eurodeputati: il livello di astensionismo, che sfiora il 60%, preoccupa le istituzioni Ue, anche se in realtà nelle sedi comunitarie si temevano riscontri peggiori, imputabili magari alla crisi economica, alla disoccupazione in aumento, ai fenomeni immigratori e ai timori per un futuro allargamento dell’Unione verso i Balcani e la Turchia. I dati nazionali mostrano peraltro differenze evidenti, spaziando da astensioni-record in Slovacchia, Romania e Polonia (oscillanti fra l’80 e il 75%) a situazioni ben più incoraggianti in Belgio e Lussemburgo, con percentuali di voto oltre il 90%. Va però puntualizzato che in alcuni paesi il test europeo era abbinato a elezioni locali o regionali, che tradizionalmente portano ai seggi un maggior numero di persone.

Larga astensione nei Paesi dell’est. Il dato medio dell’affluenza alle urne nei 27 mostra dunque significativi scostamenti e qualche sorpresa. Gli esperti dell’Europarlamento che hanno raccolto e rielaborato i dati giunti dai paesi membri segnalano che “non esiste un unico criterio interpretativo per il fenomeno dell’astensione”. Gli elettori che si sono recati alle urne in percentuali maggiori, oltre a belgi e lussemburghesi, sono i maltesi (78%), gli italiani (67%), i ciprioti e, a sorpresa, i danesi (59%). La Slovacchia, pur essendo il fanalino di coda in Europa per quanto attiene la partecipazione, segna una crescita di tre punti nei confronti del voto del 2004. In forte aumento gli elettori di Estonia (+15%), Danimarca (+12), Lettonia (+11), Bulgaria (+8), Svezia (+6) e Polonia (+5). La Lituania, che si pone poco sopra il 20% di votanti, è a -28% rispetto a cinque anni or sono.

Affermazione di popolari ed ecologisti. In attesa dei risultati definitivi provenienti dai 27 Stati, il servizio elettorale dell’Europarlamento ha delineato la composizione del prossimo emiciclo. Il Partito popolare è accreditato di 263 seggi su 736 totali, ovvero il 35,7% dei consensi in Europa (-1% rispetto al 2004). Il secondo gruppo sarà quello Socialista, con 161 rappresentanti e il 22,1% dei voti (-5,5% di cinque anni or sono). Seguono i Liberaldemocratici ai quali dovrebbero andare 80 seggi (10,9% nel 2009, perdendo quasi il 2% dei voti), i Verdi con 52 seggi (7,1%, unica forza politica già presente a Strasburgo a guadagnare voti: +1,6%). Quindi la destra dell’Uen (35 seggi, 4,8%), la sinistra estrema (Gue, 33 seggi, 4,5%), il gruppo euroscettico di Indipendenza e democrazia (19 deputati, 2,6%). Ci sono inoltre 93 seggi (12,4% dei consensi totali) che riguardano partiti e liste nazionali che non hanno ancora espresso la loro appartenenza a un gruppo politico; da questi deputati potrebbero emergere nuove formazioni in emiciclo.

Cambia la geografia politica. Secondo i dati affluiti a Bruxelles, le elezioni per l’Europarlamento segnano certamente un aumento dei consensi nella maggioranza dei paesi Ue per i partiti popolari, moderati e conservatori, la contrazione dell’elettorato socialista e socialdemocratico, un’affermazione dei partiti verdi-ecologisti e la tenuta di quelli di tendenza liberaldemocratica. In crescita in alcune nazioni (est Europa, Austria, Italia, Regno Unito) le forze euroscettiche, antieuropee e xenofobe. In Francia l’Ump del presidente Nicolas Sarkozy resta al primo posto (27,8%), mentre si registra una forte diminuzione dei consensi per i socialisti che vengono appaiati dai verdi (16%). In Germania la Cdu della cancelliera Angela Merkel perde circa 6 punti percentuali ma resta il primo partito (30,7%); forte diminuzione per i socialdemocratici (20,8%); avanzano verdi e liberali (Fdp). In Spagna il Partito popolare (42,2%) supera il Partito socialista (38,5) del premier Luis Zapatero. In Svezia i socialdemocratici, all’opposizione, superano di circa 8 punti il partito moderato al governo, mentre il partito dei “pirati informatici” raccoglie oltre il 7% delle preferenze, aggiudicandosi un seggio in emiciclo. La prima sessione dell’Assemblea è già convocata: appuntamento per i neoeletti dal 14 al 16 luglio a Strasburgo.

(08 giugno 2009)

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