L’ha voluto per sé

ANNO PAOLINO

“La vita di San Paolo e la nostra vita” è stato il tema svolto da mons. Giacomo Lanzetti, vescovo di Alghero-Bosa, in Sardegna, nell’ambito di una serie di incontri promossi per approfondire la conoscenza della figura e degli scritti dell'”Apostolo delle Genti”, in occasione dell’Anno Paolino, indetto dal Papa per solennizzare il bimillenario della sua nascita. Mancano solo tre mesi alla chiusura dello stesso “Anno Paolino”, che ufficialmente sarà concluso da una cerimonia presieduta da Benedetto XVI presso la basilica di San Paolo fuori Le Mura il 28 giugno (ore 17). Il bilancio delle iniziative che sono state intraprese in ogni parte del mondo è molto ricco ed articolato ed è possibile coglierne la ricchezza consultando il sito www.annopaolino.org appositamente creato per offrire con facilità accesso a tutto il mondo alle iniziative ed ai principali contenuti previsti per il grande evento religioso. Proponiamo alcuni spunti della riflessione proposta alla diocesi di Alghero-Bosa dal vescovo Giacomo Lanzetti, nell’ambito di una serie di incontri tenuti l’ultimo venerdì del mese e che proseguiranno fino a giugno. Il luogo degli incontri, significativamente, è la chiesa dedicata a San Paolo nella città di Alghero.

Un “gigante della fede”. “San Paolo è un tale gigante nella fede che l’accostamento alla sua persona e al suo insegnamento è un’impresa che richiede impegno e tempo. Basti pensare che la sua figura e azione occupano numerose pagine e interi capitoli degli Atti degli Apostoli, mentre le sue lettere sono una parte essenziale del Nuovo Testamento ed il fondamento di tutta le teologia cristiana”. Così ha aperto la sua riflessione sulla vita di S. Paolo il vescovo Lanzetti, sottolineando che sin dalle prime notizie che si hanno su di lui nelle scritture si nota che è un “giovane uomo che ha dato alla sua vita uno scopo preciso, che lo persegue con impeto e trasporto, che ne ricava gratificazione e conferme della bontà delle scelte compiute. È un uomo di carattere”. Eppure la conversione lo cambierà profondamente. Infatti mons. Lanzetti prosegue: “Mi piace sottolineare che il Signore aveva posto gli occhi su un simile uomo vero, aveva visto le potenzialità di bene insite nel suo carattere irruente e focoso, ma non meno generoso e capace di slanci totali. E l’ha voluto per sé”. È questo il mistero di San Paolo, dell’uomo duro e intransigente di prima della “caduta da cavallo” e di quello che sarà poi un grande annunciatore e combattente per Cristo dopo la conversione.

I “passaggi” di Paolo. Per motivare questa trasformazione profonda, mons. Lanzetti aggiunge che “lungo i restanti anni della sua vita, Paolo affrontò dei passaggi che richiesero un lavoro complesso sia sul piano psicologico sia su quello della fede. Passò infatti dal mondo ebraico al mondo greco-romano, dal contesto rurale ad un contesto urbano, dalle sicurezze del giudaismo al mondo pluralista e conflittuale delle grandi città dell’impero, da una chiesa di soli ebrei convertiti ad una chiesa che spalancava le porte per accogliere quanti erano disposti a vivere il Vangelo, da una religione legata ad un popolo a una religione aperta a tutta l’umanità”. In altre parole, spiega, “Paolo da persecutore diventa cristiano-missionario-perseguitato dagli ebrei; l’arrogante si tramuta in umile ascoltatore della voce del Signore; la denuncia dei cristiani si trasforma in ricerca interiore di Gesù; il sicuro di sé si lascia guidare da Anania e da altri cristiani; il nemico viene chiamato fratello; l’estraneo alla comunità di Gerusalemme diventa un anello di congiunzione tra i Dodici e le nuove comunità; la tenacia e l’ardore usati contro i seguaci di Gesù vengono impiegati nella nuova missione”.

Agorà di allora, agorà di oggi. Il vescovo poi riflette sulle scelte di Paolo in ordine all’annuncio. “Per essere un tale evangelizzatore Paolo predilige le città, più facilmente raggiungibili, segnate dalla lingua greca e abitate anche dai Giudei della diaspora”, afferma, notando che gli piace confrontarsi con gli “intellettuali” dell’epoca. “Paradigmatico il suo incontro con i filosofi nell’agorà ateniese, specie per il suo cercare un linguaggio comune, il suo partire dalla loro cultura e religione…”. Lanzetti nota quindi che “anche oggi ci sono delle agorà, delle piazze nelle quali scendere e dentro le quali misurarci con la cultura dominante. Anzi le agorà di oggi non sono meno problematiche ed inquietanti di quelle di allora. La grande tentazione per i cristiani di ogni tempo è di rinchiudersi in ovili protetti, scansando le sfide più crude che il mondo continuamente pone davanti. Anche oggi ci sono città sterminate, megalopoli dove il germe di una piccola, magari insignificante comunità di gente che vive nel nome di Gesù, è seme di un germoglio che darà i suoi frutti proprio come avvenne al tempo di Paolo”.

(03 aprile 2009)

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