Suscitare domande

DOPO GMG

“Una delle immagini più belle che mi porto dentro è quella dell’incontro con Rosemarie Goldie: nella vicinanza fisica tra questa piccola grande donna che come Ac siamo andati a trovare nella casa St Josephs, e i giovani radunati a poche centinaia di metri a Randwick, ho visto la Chiesa. Mi è sembrato che la Chiesa fosse tutta qui, in questo filo sottile, invisibile ma robustissimo, che unisce le generazioni e che è la trasmissione della fede dagli adulti ai giovani”. Per Chiara Finocchietti, presidente nazionale del settore giovani dell’Azione Cattolica italiana, appena rientrata da Sydney con la delegazione nazionale di Ac, la visita “fatta per caso” a Rosemarie Goldie, 92 anni, originaria di Sydney, prima donna laica sottosegretario del Pontificio Consiglio per i laici e osservatrice al Concilio Vaticano II, che “nella sua umiltà ha avuto un ruolo determinante nella costruzione della Chiesa come oggi la vediamo, dove i giovani e i laici sono di casa”, è “uno di quei momenti che, concluso il tempo «straordinario» della Gmg non devono andare dispersi”, bensì “rimanere come spunto di ispirazione e guida per l’ordinario”.

Che cosa hai messo in più nella valigia ripartendo da Sydney?
“L’avere portato, a differenza che a Colonia e a Roma – le altre due Gmg cui ho partecipato – la nostra testimonianza in un continente la cui cultura non è certamente intrisa di cristianesimo. Un altro aspetto peculiare è stato la forte presenza di giovani asiatici; tra questi ragazzi di Turkmenistan, Pakistan e Sri Lanka, Paesi in cui i cattolici sono una minoranza, e che hanno offerto una forte testimonianza di Chiesa. Più che in altre occasioni, a Sydney si è percepita davvero l’universalità della Chiesa. Pur nella differenza di lingua e cultura c’era in tutti la voglia di ricerca spirituale, dialogo, comunione. Randwick (l’ippodromo dove il 19 luglio si sono svolte la Messa e la veglia presiedute dal Papa, ndr), in particolare, è stato un momento di incontro e di scambio molto forte. Anche la dimensione dei giovani «lontani» è stata presente, anche perché i vescovi australiani ci hanno richiamato al dovere di testimonianza verso i nostri coetanei, in particolare verso quelli, numerosi anche in quella terra, per i quali la vita sembra ridursi a lavoro, sport e divertimento – per non dire sballo – e con i quali non è facile entrare in contatto. Ho la sensazione che la nostra presenza abbia suscitato in loro delle domande. Spero sia davvero così”.

Che cosa è emerso e che cosa rimane?
“Il messaggio più forte – che è quello della Chiesa e sul quale converge anche l’impegno dell’Ac – è la missionarietà. Il Papa ci ha affidato al riguardo una precisa consegna, oltre a quella della santità. A casa portiamo l’impegno a tradurre nell’ordinarietà questo mandato. La Gmg è un momento di grazia, ma il suo valore è nel rapporto di equilibrio fra momenti di formazione straordinaria e momenti di formazione ordinaria, si vede nella ferialità quando, spenti i riflettori, si riprende la vita di tutti i giorni. L’impegno deve essere quello di dare un prima e un dopo alle Gmg per far sì che anche le domande di senso nate in queste occasioni possano portare frutto”.

Il Papa ha parlato di “molti semi gettati”: come coltivarli “concretamente”?
“Tra i «mandati» che ci ha affidato il Santo Padre rientrano anche la salvaguardia del creato e l’impegno per il bene comune, peraltro già oggetto di impegno in Ac. I nostri campi nazionali estivi (dal 26 luglio, ndr) partiranno proprio da Sydney e dalla frase che in qualche modo ne riassume tutti i contenuti e che intendiamo rilanciare come slogan per il cammino formativo: la bellissima esortazione del Pontefice a Randwick «fate sì che l’amore unificante sia la vostra misura; l’amore durevole sia la vostra sfida; l’amore che si dona la vostra missione». Queste tre caratteristiche dell’amore ravvisate dal Papa – comunione, fedeltà e servizio – sono i tre mandati che tenteremo di trasmettere concretamente ai giovani”.

Quali prospettive e linee di lavoro per l’Ac con riferimento alla “questione educativa”, leit motiv dei discorsi di Benedetto XVI?
“Un ambito che ci appartiene in modo particolare, e l’impegno è quello di formare sempre meglio responsabili e educatori in grado di accompagnare i ragazzi alla santità, come misura alta della vita cristiana. Dovremmo fare nostra la caparbietà della beata MacKillop e la sua esortazione citata dal Papa: «Credi a ciò che Dio sussurra al tuo cuore!». Il Santo Padre ci chiede un cammino fatto di tenacia, costanza e sacrificio”.

Tre parole poco frequentate dalla società attuale, anche dagli adulti che dovrebbero educare i giovani…
“Non c’è dubbio; in Ac abbiamo molti giovani che si spendono per gli adolescenti ma per la formazione dei giovani tra i 18 e i 30 anni avremmo bisogno di figure adulte significative. Molti si perdono anche per la mancanza di adulti di riferimento: su questo punto dovremo impegnarci in un cammino comune di crescita, nell’ottica intergenerazionale caratteristica di Ac”.

(25 luglio 2008)

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