Saldi nelle scelte

DOPO GMG

La Gmg ha riportato l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sui giovani e su quella che viene chiamata ormai comunemente “emergenza educativa”. Come viene affrontato questo argomento all’interno dell’associazione degli scout cattolici, con i suoi 200 mila aderenti? Lo abbiamo chiesto a Paola Stroppiana, presidente del Comitato nazionale Agesci.

In che modo state affrontando la cosiddetta “emergenza educativa” e, in prospettiva, come intendete muovervi il prossimo anno associativo?
“Lo scautismo è un metodo educativo basato su molti elementi, tra cui la vita comunitaria, il gioco, l’essenzialità, la vita all’aria aperta, la coeducazione. Per questo il richiamo del Papa all’educazione ci conferma nella nostra scelta e nei valori del nostro metodo, ma ci richiama anche alla serietà e all’urgenza del nostro servizio. Obiettivo della nostro metodo è costruire «l’uomo e la donna della partenza», cioè accompagnare i ragazzi ad una sempre maggiore consapevolezza di sé e dei propri talenti, e dell’importanza di essere utili agli altri, fino a diventare adulti capaci di scelte fedeli e coraggiose, cittadini attivi nella società e nel mondo, membra attive della Chiesa, persone che hanno scelto Cristo come unica «verità, bene e bellezza». Nel nostro progetto nazionale, approvato lo scorso anno, si trovano gli orientamenti dell’associazione per il prossimo quadriennio. Abbiamo ribadito l’importanza di alcuni elementi: rilanciare la fiducia nella forza dell’educazione e affermare questo valore traducendolo in scelte precise nei luoghi della politica; valorizzare il nostro ministero educativo nella comunità ecclesiale; costruire patti educativi con la famiglia, la scuola, la parrocchia e le altre realtà locali, per inserire i ragazzi in una rete che li aiuti a crescere ed allargare il tessuto comunitario; valorizzare le diversità, esercitandosi a governare la complessità e creando luoghi d’incontro, di accoglienza, di integrazione, di testimonianza di valori”.

In che rapporto sta la formazione giovanile alla vita associativa rispetto all’educazione attorno ai grandi valori religiosi?
“Penso che lo strumento della vita associativa si sia dimostrato di maggiore «tenuta», per il valore che ha la comunità stessa nel sostenere le scelte individuali. L’esperienza della vita comune, per quanto a tratti anche faticosa, educa al rispetto, all’accoglienza, al pensare agli altri come a se stesso, insegna ad accettare le critiche e ad accogliere le lodi e regala, in più, affetto e sostegno. I valori fondanti della vita possono essere messi in crisi dagli eventi, dalle storie personali; una comunità che funziona è un riferimento perché richiama, sostiene, incoraggia, aiuta a superare le fasi difficili, fa festa. Il confronto con gli altri, la critica, l’aiuto reciproco, la riflessione insieme sulla Parola sono fondamentali per restare saldi nelle proprie scelte”.

Nel rapporto con i giovani quale atteggiamento prevalente riscontrate: più di rifiuto, di accettazione critica e parziale o di indifferenza rispetto alla formazione cristiana?
“La nostra proposta è basata sulla progressiva scoperta di una chiamata su di sé e di incontro di Dio nel «libro della natura». Solitamente la proposta è accettata bene dai ragazzi, qualunque sia il contesto familiare di provenienza. I ragazzi riconoscono in sé la ricerca di assoluto, ma non sempre, purtroppo, riescono a dare il nome di Cristo a questa chiamata che sentono in sé. Talvolta esiste una vera forma di timore e di difesa dagli obblighi e dai divieti che i ragazzi sentono imposti dalla Chiesa che è difficile scardinare, per mettere invece al centro Cristo. Certamente si è osservata con gli anni una progressiva carenza nei ragazzi di elementi strutturali e di riferimenti di fede, perché evidentemente sia la famiglia che la società non hanno più la funzione educativa di un tempo. La nostra proposta si configura sempre più quindi come una prima evangelizzazione”.

In che termini si può oggi pensare di proporre un'”ethos” cattolico a dei giovani immersi in una società secolarizzata e scettica?
“Per noi la scelta di fede è la conclusione di un cammino in cui, progressivamente, scopro, divento consapevole e poi scelgo liberamente. È un cammino esigente, ma vissuto anche come un gioco e come una sfida che raccolgono insieme capo e ragazzo. Credo che il successo stia nel fare una proposta seria, nell’essere credibili come adulti e testimoni, nel vivere e nel condividere davvero ogni passo del cammino insieme al ragazzo”.

(25 luglio 2008)

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