Qualcosa di buono

DOPO GMG

Tornati a casa. E ora? Terminata l’esperienza della Giornata mondiale della gioventù di Sydney, i giovani si ritrovano di nuovo nei contesti quotidiani della loro vita, con una esperienza straordinaria vissuta con il Papa e con giovani di tutto il mondo. Ma cosa rimane di questa esperienza e soprattutto come e se continua? Lo abbiamo chiesto a Gianluca Budano, presidente nazionale dei giovani delle Acli, che subito dà un appuntamento. È il consueto “Campo estivo nazionale” dei giovani aclisti sui temi dell’educazione alla politica che quest’anno si terrà a Calopezzati (Cosenza), dal 24 al 27 luglio, ed avrà per tema “L’Arte della politica, tra individualismo e bene comune”. Un appuntamento – si legge nella presentazione dell’iniziativa – che per tradizione si configura con “una forte connotazione di impegno civile e di cittadinanza attiva”.

Finito l'”happening”, che cosa rimane?
“Rimane intanto la gioia di una emozione vissuta. Resta poi un messaggio, quello di continuare a portare la carica motivazionale ricevuta nel proprio impegno sul territorio, nelle associazioni, in parrocchia, negli oratori”.

Le Acli come realizzano questo impegno?
“Noi, per esempio, proprio in questi giorni celebriamo uno dei nostri appuntamenti più importanti, i campi estivi nazionali dove discuteremo dell’arte della politica. Noi cerchiamo di dare seguito al messaggio del Santo Padre attraverso la nostra opera educativa in alcuni casi, di denuncia in altri casi, di tutela dei cittadini più deboli in altri casi ancora. Ci stanno a cuore soprattutto i giovani che vivono nei piccoli centri, quelli che cercano punti di riferimento e luoghi in cui aggregarsi per cambiare il loro mondo e farlo in modo comunitario”.

Cosa spinge i giovani delle Acli ad impegnarsi per la città?
“Ci spinge una concezione della politica che vogliamo vada oltre gli interessi individuali e sia rivolta al bene comune, in una società fortemente individualista in cui prevale sempre l’interesse dell’uno. Vogliamo vedere la politica e le istituzioni preposte al governo delle città nella loro vocazione più nobile, quella di rivolgersi e finalizzare la propria azione al bene comune. E cerchiamo di farlo a partire dalla nostra esperienza e impegno nel quotidiano, non fermandosi cioè solo alla denuncia e all’analisi del mondo che ci circonda”.

Dalla Gmg all’impegno nel territorio. Quanti giovani si perdono?
“In questo passaggio, credo che ci siano diversi fattori da valutare. Il primo è senz’altro legato al fatto che stiamo parlando del mondo giovanile che a differenza del mondo adulto, risente moltissimo degli spostamenti e dei cambiamenti di vita cui il giovane è soggetto per motivi di lavoro e personali. Detto questo, si deve anche aggiungere e ammettere con molta onestà che nel mondo giovanile a volte si vive lo sconforto. Perché è vero che ci si ritrova in pochi nel proseguire le battaglie, specie quelle che si prefiggono lunghi periodi. Però ho anche notato per esperienza personale che laddove si è onesti con i giovani, facendo loro una proposta coerente e soprattutto associando all’azione il pensiero, i giovani aderiscono. Laddove c’è un filone coerente e un impegno comune, laddove c’è una battaglia in nome di un pensiero e di valori, subentra una comunione di intenti che si avverte anche se si è in pochi e nella lontananza. Da questo punto di vista quindi sono fiducioso. Nell’essere realista e pensando ai gruppi territoriali, è vero che alle grandi masse delle Gmg, non corrisponde nel locale una stessa mobilitazione. Anche se questo, credo, sia fisiologico”.

Rispetto alla Gmg, cosa lascia nella vita di un giovane un impegno vissuto nel quotidiano?
“Credo che dia nel piccolo le medesime emozioni vissute a una Gmg. Nei nostri campi estivi che raggruppano al massimo 30-35 giovani, ho visto ragazzi con le lacrime agli occhi dopo aver discusso sui campi confiscati alle mafie o dopo aver condiviso momenti di condivisioni comune. Come pure la gioia di aver fatto qualcosa di buono per gli altri. Se dietro il messaggio del Santo Padre, dietro le esperienza di una Agorà dei giovani a Loreto o dietro una Gmg c’è la spinta motivazionale, nell’impegno quotidiano noi acquisiamo una esperienza e la gioia che dà la verifica di un lavoro compiuto, di aver realizzato qualcosa di buono in favore degli altri”.

(25 luglio 2008)

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