Da un giorno all’altro (3)

GMG 2008

SIR ha aperto i servizi quotidiani sulla XXIII Gmg in Australia con un breve pensiero.
Ha inteso così accompagnare il lavoro degli inviati Daniele Rocchi, Francesco Rossi e Simona Mengascini, con i quali hanno collaborato Francesca Baldini e Michela Cubellis.

Gli occhi dei giovani – 21 luglio

“Un segno che Cristo ci può sollevare dalle situazioni più difficili, ridandoci la nostra dignità e permettendoci di guardare avanti verso un futuro migliore”.
Benedetto XVI, nel saluto di congedo dall’Australia, con queste parole ha voluto ricordare l’incontro a Darlinghurst con i giovani che, attraversato il tunnel del nulla, sono ora impegnati in nuovi progetti di vita. Il pensiero, senza rischiare indebite forzature, va alla tragedia della pedofilia di cui il Papa non ha esitato a parlare a voce alta chiedendo perdono alle vittime, condanne per gli autori, vigilanza agli educatori.
Parole e gesti, compresa la messa con alcune vittime di preti pedofili, che dicono molto del terribile duello tra il male e il bene. “Guardare avanti verso un futuro migliore” diventa così un appello a scendere in campo per il bene: Benedetto XVI, certo dell’esito della sfida, lo lancia dopo l’incontro con l’Australia e l’abbraccio dei giovani.
Ora si sta tornando a casa, l’incrociarsi degli sguardi proseguirà nel tempo che separa Sydney da Madrid. Tre anni volano.
Benedetto XVI, continuerà a guardare gli occhi dei giovani pensando agli occhi di Dio mentre guarda il mondo. Dio che guarda il mondo con gli occhi dei giovani.
Nei giorni scorsi l’intrecciarsi di questi sguardi “ha mostrato che la Chiesa può rallegrarsi dei giovani di oggi” e ha sorpreso molti, anche Dio.


Il volto del grande sconosciuto – 20 luglio

“State voi costruendo le vostre esistenze su fondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà?”. E ancora: “Che eredità lascerete ai giovani che verranno? Quale differenza voi farete?”.
Le domande di Benedetto XVI si pongono come provocazione ai giovani che a Sydney partecipano alla messa conclusiva della XXIII Gmg.
Quasi a chiedere: “Che cosa ne farete di questa esperienza una volta tornati a casa? La conserverete nell’album dei ricordi oppure sarà una contagiosa testimonianza di amore e di fede?”.
Il Papa va dritto all’essenziale con la preoccupazione e la fiducia di un padre che ai figli sta consegnando il futuro.
Egli conosce le sfide di “un mondo che vuole dimenticare Dio, addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà”.
Avvisaglie di un triste tramonto dell’umanità. Allora l’anziano Papa chiede alle nuove generazioni di pensare e costruire “una nuova era in cui l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso della loro dignità, un amore che promuova il loro bene e irradi gioia e bellezza”.
All’impresa chiama per primi i giovani: ne conosce il sorriso, la capacità di pensiero, di progetto e di impegno.
Conosce altrettanto bene le difficoltà. Per questo pone accanto a ogni giovane il “grande sconosciuto” di cui la Gmg ha rivelato il volto: lo Spirito Santo.


Il buio e la luce – 19 luglio

“Ma non abbiate paura! Credete nella luce!”. “Il Signore ci chiama a camminare nella luce”. “Camminate ogni giorno nella luce di Cristo…”.
Più volte Benedetto XVI ha richiamato il tema della luce nell’omelia della messa nella cattedrale di Sydney.
Un tema di particolare significato per i cristiani: conduce all’ingresso di un sepolcro vuoto, riassume la ragione della speranza, rimanda a volti trasparenti e profetici.
Richiama anche l’esperienza del buio, delle tenebre, del tunnel.
La Chiesa non ne è estranea e il Papa lo ha ricordato tornando ancora una volta a chiedere perdono per lo scandalo della pedofilia.
Deve essere, questo, un peso enorme per Benedetto XVI che nell’esprimere sdegno e vergogna per quanto accaduto legge nella terribile offesa ai piccoli il più grave tradimento del Vangelo.
Ed è proprio riflettendo su questo buio pesto che la luce, anche se ridotta a fiammella tremolante, torna con più forza a dire l’ultima parola.
Diventa segno di un Dio che, accolto il pentimento maturato in una coscienza libera, perdona l’umanamente imperdonabile, cancella l’umanamente incancellabile.
È l’immagine del padre che esulta nello scorgere all’orizzonte la sagoma del figlio che torna. È l’immagine del figlio che ha il cuore in subbuglio e il passo leggero mentre si avvicina alla casa paterna. Immagini piene di luce, in questi giorni vengono da Sydney.

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