Per tutti i cristiani

ANNO PAOLINO

Il 22 giugno, a Tarso, con una celebrazione ecumenica alla presenza del card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, si aprirà in Turchia l’Anno Paolino (28 giugno 2008 – 29 giugno 2009) indetto dal Papa per il bimillenario della nascita di san Paolo. Sarà lo stesso Benedetto XVI il sabato successivo, 28 giugno, nella basilica di san Paolo fuori le mura, a Roma, ad inaugurarlo ufficialmente. Il 21 giugno, invece, si terrà il pellegrinaggio a Tarso dei cattolici turchi, tra loro anche comunità cattoliche di stranieri residenti in Turchia. Su questo importante evento il Sir ha intervistato mons. Luigi Padovese, presidente dei vescovi turchi e vicario apostolico di Anatolia, sotto la cui giurisdizione si trova Tarso, città natale dell’apostolo Paolo.

Eccellenza, fra una settimana si aprirà l’Anno Paolino. E’ tutto pronto?
“Diciamo di sì. Mancano solo alcuni dettagli al programma conclusivo. E’ importante che abbiano accettato di partecipare tutti i rappresentanti delle diverse confessioni e riti presenti in Turchia. Stiamo aspettando di sapere chi presenzierà da parte governativa”.

Può confermare la presenza del premier Erdogan?
“Stiamo aspettando una risposta. Io ho inviato il programma della celebrazione di apertura del 22 giugno. Il suo completamento, così come ulteriori inviti, dipenderà dalle autorità di Governo. Io ho compilato il programma per quanto attiene la parte celebrativa e liturgica. Abbiamo però fatto presente che la presenza del Primo Ministro sarebbe altamente significativa e molto gradita, così come quella di tutte le autorità statali. La loro partecipazione metterebbe ulteriormente in evidenza l’importanza di questo Anno. Come la visita del Papa ha messo in luce la realtà della Chiesa cattolica in Turchia, così la celebrazione dell’Anno Paolino potrà mettere in evidenza l’importanza di questa terra per tutti i cristiani e anche per i musulmani turchi”.

Perché?
“Molti musulmani non hanno mai sentito parlare dell’apostolo Paolo o ne hanno sentito parlare forse anche come colui che ha deturpato e corrotto l’annuncio di Gesù. Una presentazione di Paolo nei termini più oggettivi possibili sarà utile anche al mondo musulmano. Questo Anno, poi, sarà prezioso per riannodare i fili con quelle radici cristiane che accomunano le comunità ecclesiali in Europa e non solo. La Turchia è stata la terra della prima evangelizzazione. Qui i seguaci di Cristo furono chiamati per la prima volta cristiani. Giovanni XXIII, che è stato qui per 15 anni, ha sempre avuto una particolare attenzione per la Turchia, la cui chiesa definì ‘la mia sposa amata’”.

Come si svolgerà la cerimonia di apertura?
“Sarà, innanzitutto, una celebrazione ecumenica e divisa in due momenti: ai saluti del card. Kasper seguirà, così, un tempo di preghiera guidato da ciascuna confessione. Verrà letto un messaggio del Patriarca ecumenico Bartolomeo I che non potrà essere presente perché sarà a Roma per l’apertura ufficiale dell’Anno Paolino”.

C’è fermento intorno a questo bimillenario. I pellegrini che verranno a Tarso, però, troveranno la casa dell’apostolo ma non una chiesa che pure avete chiesto di realizzare. Si potrà costruirla?
“La casa di Paolo di fatto non esiste ma c’è un pozzo che si ritiene essere quello di dove sorgeva la casa dell’apostolo. E’ una pia tradizione: effettivamente esso è posto al centro dell’antico quartiere ebraico della città di Tarso. Abbiamo la speranza che le autorità statali ci concedano una chiesa perché è quanto mai strano che dei pellegrini che vengono per venerare l’apostolo lo debbano fare all’interno di un museo. La richiesta di un luogo di culto a Tarso è stata fatta sia dal card. Meisner di Colonia che dalla Conferenza episcopale di Turchia. E’ importante che le centinaia di migliaia di pellegrini abbiano un posto dove celebrare e pregare. Ne hanno il diritto. Non è una grazia ma un diritto quello di pregare in una chiesa. Non dimentichiamo che un museo non può avere segni religiosi. Quindi per celebrarvi all’interno dovremmo portare tutti i simboli religiosi e poi toglierli alla fine. Una cosa paradossale”.

Tarso è pronta per ospitare i pellegrini?
“Le richieste stanno aumentando. Prevedo un grande afflusso di pellegrini come sta già accadendo per la nostra casa di Iskenderun. Si tratta di parrocchie, diocesi, gruppi e movimenti. Questa zona a sud della Turchia non ha mai avuto grosso afflusso turistico per cui questa occasione è per noi una novità positiva. Comunque ci sono strutture alberghiere abbastanza capienti sia ad Antiochia dove hanno costruito un nuovo albergo che a Mersin e Adana. A Tarso c’è qualcosa ma considerata la vicinanza di queste città è possibile una presenza contemporanea di molti turisti”.

(13 giugno 2008)

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