Risvegliare la coscienza

SCIENZA E VITA

“Il servizio alla libertà e all’intelligenza della persona umana parte dal riconoscimento e dalla difesa della vita fin dal suo inizio e nelle fasi della sua massima debolezza”. Lo ha detto mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, aprendo il 23 novembre a Roma il XXVII Convegno nazionale dei Centri di Aiuto alla Vita (durato fino al 25 novembre). “La convergenza di tutto l’agire dei credenti intorno alla centralità della persona costituisce una delle scelte di fondo del Convegno di Verona”, ha ricordato Betori, secondo il quale “testimoniare la carità verso le giovani generazioni e verso la società di domani passa inevitabilmente” tramite l’assunzione della “sfida educativa”. “È la famiglia – ha sottolineato – il soggetto verso il quale e nel quale la carità della Chiesa deve essere oggi attuata, senza distogliere l’attenzione dalle altre agenzie educative, come la parrocchia, la scuola, le associazioni, i movimenti e le nuove realtà ecclesiali”. “Testimoniare la carità verso i nostri concittadini”, ha proseguito, significa “mettere insieme il servizio vicino ai più poveri e il servizio alla testimonianza della fede e delle sue ragioni”, senza “dissociare né tanto meno opporre” tali ambiti: di qui la centralità del “progetto culturale”. Sono circa 300 i Cav presenti sul territorio italiano.

La “sfida” della questione antropologica. “La questione antropologica non è una sfida da raccogliere solo sul piano del dibattito intorno alla bioetica e alla difesa della vita”, ha puntualizzato Betori, ma “coinvolge l’antropologia concreta”. “È qui in gioco la tutela della dignità della persona”, ha aggiunto il segretario della Cei, spiegando che “si tratta di una problematica innanzitutto culturale, perché c’impone di interagire con i presupposti antropologici, e quindi filosofici, che stanno alla base di alcune scelte nell’ambito sociale e pubblico, ma ancor più di tanti comportamenti del singolo nella sua vita quotidiana”. “Il compito assegnato alla nostra presenza nel contesto attuale”, secondo la Cei, è la “diaconia delle coscienze”, che consiste nel “porre in profondità e al cuore della nostra vita il primato assoluto di Dio”, da tradurre nella prassi in “mentalità e stile di vita cristiani”.

No alla “ragione funzionale”. “Solo una ragione che coglie e ascolta tutte le istanze dell’umano è capace di cogliere e ascoltare «le ragioni della vita»”. Citando il discorso del Papa a Regensburg e l’intervento a Subiaco del 1° aprile 2005, Betori ha fatto notare che “il monito del Papa ci permette di collocare il dibattito intorno all’uomo, e quindi anche intorno alla difesa della vita, su un presupposto che lo determina: quale modello di razionalità informerà le nostre scelte?”. “Non si può pensare di limitare la visuale all’empiria e al nostro intervento su di essa”, ha ammonito Betori, secondo il quale “la ragione funzionale non è che una modalità di approccio dell’uomo al reale, largamente insufficiente quando si pone dinanzi al fenomeno umano nella sua completezza”. In questa prospettiva, ha concluso, la “questione antropologica” emerge “in tutto il suo spessore culturale”, anzi “esige, richiede un nuovo respiro propriamente culturale”.

Per un “dialogo” sulla 194. “Non cambiamo il nostro giudizio integralmente negativo sulla 194, ma nonostante questo e nel prioritario interesse di offrire una maggior tutela del diritto alla vita a tutti gli italiani, nati o non nati, siamo disposti a lavorare insieme alle forze politiche e alle istituzioni per individuare alcuni aspetti che rendano questa legge meno ingiusta”. Questo il parere del presidente del Movimento per la vita (Mpv), Carlo Casini. “In questi giorni – ha proseguito – abbiamo messo a confronto i dati sui 30 anni di applicazione della legge, che hanno portato a quasi 5 milioni di aborti, con quelli sugli oltre 30 anni di attività dei Cav, che in pochezza di mezzi e umiltà di risorse hanno sottratto a un aborto certo oltre 85mila bambini”, oltre a 850mila donne “incontrate, sostenute e aiutate”. “La lettura, anche superficiale, di queste cifre – ha rilevato – rende evidente a tutti, a prescindere dalle posizioni ideologiche e culturali, la necessità di intervenire sulla 194”.

Affinché il dibattito sulla legge “sia sincero e proficuo”, il Movimento per la vita indica alcune “modifiche” alla normativa attuale, a cominciare dall’art. 1 della Costituzione, in cui chiede di indicare che la Repubblica “tutela il diritto alla vita fin dal concepimento”. Tra le altre modifiche richieste alla legge 194, la proposta di verbalizzare “la causa per cui l’aborto viene richiesto” e “anche le offerte di alternative e il loro risultato”. Per l’Mpv, inoltre, la funzione consultoriale va svolta “esclusivamente in funzione dell’aiuto alla nascita”, perché “i consultori non hanno mai il compito di autorizzare l’aborto”. Per l’aborto terapeutico, invece, si chiede che la malattia della madre e l’anomalia del figlio siano sempre “certificate da un collegio di specialisti”, nel caso del figlio dopo il riscontro diagnostico sul feto. L’obiezione di coscienza, infine, deve avere per l’Mpv “effetto immediato” e riguardare “anche gli addetti alle farmacie”.

(28 novembre 2007)

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