Tre prospettive

Settimana Sociale

Tra Pistoia e Pisa la Settimana Sociale del centenario è un segnale concreto di partecipazione, di impegno, di elaborazione e di proposta. A tutto campo. Con il volto di quella Chiesa italiana che giusto un anno fa, a Verona, aveva affermato la speranza e la testimonianza cristiana come cifra di una proposta alta a tutti.
Sull’impegnativo tema del “bene comune” non sono mancate le analisi puntuali e le proposte operative: il Papa in prima persona, nel suo messaggio, si è fatto portavoce in concreto della situazione di tanti giovani, di tante famiglie, alle prese con i problemi stringenti della casa, della precarietà, del lavoro. È soprattutto emersa con convinzione l’urgenza di investire sull’agenda, tra la “questione antropologica” e l'”emergenza educativa”, vero crocevia del medio periodo.

In questo senso si è articolato un discorso capace di non sovrapporsi alla politica, alle sue divisioni, ai suoi ritmi sincopati, alle sue difficoltà, ma di interagire positivamente con essa, senza sopravvalutarne o sottovalutarne il ruolo, come purtroppo avviene nel convulso dibattito di questi anni. Per questa strada, risulta più facile immaginare lo sviluppo di luoghi di confronto, di proposta, di discernimento, che esprimano sinteticamente le ragioni dei cattolici, per il bene del Paese, “così da offrire a tutti – ha detto il presidente della Cei – un contributo di proposta, di chiarezza, di serenità”.

Su questa strada tre elementi di prospettiva emersi nella Settimana Sociale meritano di essere sottolineati. Non si può eludere un riordino del sistema-Paese di fronte ai parametri di efficienza europea, primo fra tutti quello demografico. Il tempo stringe e questo comporta scelte strategiche e condivise: è possibile, infatti, coniugare libertà e solidarietà, efficienza e giustizia, se si esce da una prospettiva di risse e di interessi settoriali e corporativi da giocare nel breve periodo. Altrettanta capacità strategica è richiesta in ordine alle sfide della “biopolitica”, il sistema delle scelte sulla vita, che rischiano di minare le libertà fondamentali, mentre si sviluppa un discorso astratto e ideologico sui diritti.

Eccoci così al terzo punto, la lettura della vicenda del mondo cattolico. È la realtà di Chiesa di popolo profondamente radicata nella vita dell’Italia, secondo la linea di attuazione del Concilio, che pure non appariva per nulla scontata, proposta da Giovanni Paolo II e sviluppata dalla Cei lungo i tre mandati della presidenza Ruini. Questa base porta a misurarsi in termini evidenti con il contesto più vicino, quello europeo, sulle prospettive di sviluppo cultuale e civile, per dare sostanza all’appello appassionato del Papa Benedetto XVI. C’è qui l’impegno del progetto culturale cristianamente ispirato, la dinamica dei “valori non negoziabili” e le precise indicazioni del presidente Bagnasco, su un rapporto positivo e fecondo con un Paese che “merita un amore più grande”.

Francesco Bonini

(23 ottobre 2007)

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