Nota SIR

Settimana Sociale

C’è qualcosa che lega, attraverso un secolo di vita, le Settimane Sociali ed è l’impegno paziente per tessere una trama di amore e responsabilità verso la società. “Il nostro incontro – ha detto mons. Angelo Bagnasco – si rivela essere l’occasione per stare con fedeltà e creatività dinanzi alle nuove sfide che si presentano”. La 45ª edizione delle Settimane Sociali non è, dunque, un’autocelebrazione, ma corrisponde al desiderio della Chiesa italiana di continuare ad essere presenza significativa in sinergia con tutti quelli che lavorano per il bene delle società.

E il presidente della Cei ha indicato le coordinate essenziali per costruire il bene comune. Se per tutti è chiaro che esso consiste nel bene di tutti e ciascuno, si deve altresì ricordare che la Chiesa lo intende in forma dinamica, come impegno da perseguire nelle mutate situazioni. Da dove partire?
Mons. Bagnasco, ha fatto riferimento, innanzitutto, alla persona: è la scelta forte della Chiesa italiana, che ha messo al centro la questione antropologica. Si parte dalla persona e si arriva alla società; non l’inverso. Se al primo posto ci fosse la società, taluni potrebbero essere ad essa sacrificati. Il pericolo non è del passato, basti pensare al forte peso che taluni organi di informazione sociale – presentati come espressione del sentire sociale – hanno nel creare una visione della realtà distorta, che mina la stabilità stessa della convivenza umana.

I problemi sociali si risolvono partendo dalla persona e dal suo autentico bene. Dire la persona non è un questione per addetti ai lavori: è la lettura che ciascuno fa su sé stesso per scoprirsi la creatura più alta tra tutte, unione singolare di spiritualità e corporeità, capace di conoscere e di compiere il bene, aperto alla Trascendenza. Da qui scaturisce l’impegno per la promozione della persona, a partire dalla salvaguardia dei diritti fondamentali.

Benedetto XVI, nel messaggio inviato per l’inizio di lavori della 45ª Settimana Sociale, ha ricordato “particolarmente attuale è la questione antropologica, che abbraccia il rispetto della vita umana e l’attenzione da prestare alle esigenze della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Come è stato più volte ribadito, non si tratta di valori principi solo cattolici, ma di valori umani comuni da difendere e tutelare, come la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato”. Il significato della persona e i valori umani costituiscono oggi un terreno di importante confronto. I cattolici vi entrano con fiducia sapendo di avere una parola che, in fondo, risuona familiare per tutti, perché è espressione di quello che è realmente dentro ciascuno; una parola che si fonda sul lavoro della ragione, amica della fede.

Oggi la Chiesa difende con forza il ruolo della ragione autentica, capace di allargare gli spazi in cui taluni l’hanno confinata, quasi fosse un asettico testimone di fatti sensibili. La dimensione spirituale non può essere estraniata, pena amputare l’uomo e piegare la società alle ideologie del momento. La persona aperta al trascendente è il fondamento del bene comune.

(19 ottobre 2007)

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