Nota SIR

Settimana Sociale

“Communicatio facit civitatem”, il pensiero di san Tommaso certamente si dispiegherà nelle riflessioni sul bene comune che da oggi, prima a Pistoia e poi a Pisa, accompagneranno e stimoleranno la Settimana sociale che farà memoria anche del suo centenario. La città, luogo del bene comune pensato e realizzato, é soprattutto il frutto di una comunicazione tra volti, di una comunicazione ricca di parole, gesti, ricerche, condivisioni. Potrebbe apparire oggi un’utopia.

I meccanismi del denaro, del potere e dell’apparenza hanno messo in crisi la dimensione comunitaria. Eppure, se si legge la vita della gente in profondità, abbandonando frettolose letture, di questa dimensione c’è una grande e niente affatto emotiva nostalgia. Ricostruire un tessuto comunicativo tra le persone, tra i cittadini e le istituzioni, tra la società civile e la comunità ecclesiale, tra antichi e nuovi abitanti di questo Paese, è impegno che precede e sostanzia quello politico. Riproporre in questa impresa il tema dei diritti senza oscurare quello dei doveri, entrambi essenziali per la democrazia e per il bene comune, è una trasversale prova di onestà intellettuale.

Nato nel 1995 a Palermo il binomio comunicazione-cultura è venuto e viene in soccorso di questo sforzo traducendosi in un progetto che non é mai stato e non è per l’interesse di una parte ma per il bene del tutto. La settimana sociale é chiamata a rileggerlo e a riproporlo nella duplice prospettiva sociale e politica. E nel riprenderlo é sollecitata a guardare, come cento anni addietro, alla realtà di popolo da cui nasce e a cui ritorna quella forma esigente di carità che il Concilio, nella sua attualità, chiama impegno politico e ne affida ai laici la prima responsabilità. La storia delle settimane sociale è fatta di scelte di uomini e donne che seppero dare risposte sociali e politiche alle esigenze del territorio senza mai chiudersi in esso, senza mai perdere la dimensione nazionale e internazionale dei problemi e delle attese.

“L’essere cattolico – conferma mons. Cataldo Naro – ha significato in Italia per un buon numero di fedeli, uno scommettersi sul piano civile, un impegnarsi nella vita politica, un partecipare a qualche organizzazione con finalità sociale o assistenziale o caritativa in nome della fede cristiana. E la partecipazione alla vita politica é stata incoraggiata come esercizio esemplare di vita cristiana”. Pagine scritte e pagine da scrivere. Occorre ricucire uno strappo comunicativo e andare oltre la separazione tra una classe politica di professionisti che non comunicano con la loro base e la pura e semplice discussione permanente in cui le mediazioni spariscono e rimane solo il gioco della comunicazione strategica massificante.

La settimana sociale, proprio perché si confronta con la complessità e lo spaesamento, é chiamata a rilanciare un profilo alto della cultura politica da cui far discendere orientamenti credibili nella ricerca di modelli nuovi per la prassi politica. Dovrà ribadire che non è la politica ad avere bisogno dei cattolici ma i cattolici hanno bisogno della politica per rispondere alla loro vocazione. Per rispondere all’appello evangelico di stare con amore nella città, di costruire la città con le pietre vive della comunicazione.

(18 ottobre 2007)

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