Manifesto per il Paese

Settimana Sociale

“Vogliamo far diventare l’Azione Cattolica un luogo di dialogo e di confronto, un ponte tra la dimensione cristiana a la dimensione umana della vita”. Per questo motivo, in occasione delle celebrazioni del 140° anniversario di fondazione, in programma dal 28 al 30 settembre a Castel San Pietro (Bologna) – paese natale di Giovanni Acquaderni che, con il viterbese Mario Fani, diede vita nel 1867 alla Società della gioventù cattolica, primo nucleo dell’Ac – l’associazione laicale lancerà un “Manifesto per il Paese”, una sorta di declinazione in chiave moderna della “scelta religiosa” decisa quarant’anni fa sulla scia del Concilio Vaticano II. Di che cosa concretamente si tratti, lo spiega al SIR il presidente nazionale di Ac, Luigi Alici. Presidente, perché la scelta di un Manifesto? “Perché vogliamo riproporre i valori dell’Azione Cattolica non soltanto in ambito ecclesiale ma anche nella dimensione civile, riscoprendo il profilo pubblico della scelta religiosa, a partire dal primato del Vangelo e dalla necessità della testimonianza. Per questo motivo, abbiamo deciso di organizzare un’iniziativa pubblica sulla piazza di Castel San Pietro, dove sarà letto un messaggio della presidenza della Cei all’Ac e, proprio davanti alla casa di Acquaderni, sarà lanciato il Manifesto”. Come sarà concepito e strutturato? “Lo abbiamo pensato come uno strumento di incontro e dibattito pubblico, aperto a tutti; perciò, chiunque lo desideri potrà sottoscriverlo”. Quali saranno i capisaldi del Manifesto? “La fedeltà alla Chiesa e la volontà di reinterpretare la scelta religiosa alla luce del nuovo contesto sociale del nostro Paese. Credo che per l’associazione ciò rappresenti una grande sfida, ma anche una preziosa opportunità per annunciare il Vangelo, consapevoli come siamo che il mutato contesto culturale ha bisogno di più spiritualità e, quindi, di più Vangelo. Vogliamo tenere insieme annuncio e testimonianza cristiana, fondate sui valori naturali cari a Benedetto XVI, per creare occasioni di dialogo sul bene comune e sui valori non negoziabili. Con uno slogan, dico che vogliamo andare incontro a tutte le donne e a tutti gli uomini e fare dell’Azione Cattolica un luogo di dialogo e di confronto”. Il bene comune sarà al centro della Settimana Sociale di Pisa e Pistoia: quale sarà il contributo dell’Ac? “Alle associazioni diocesane abbiamo offerto sussidi e abbiamo promosso due convegni. Il primo, organizzato dall’Istituto Bachelet, sul tema: Scuola e bene comune . Il secondo, promosso da tutti gli istituti che fanno riferimento all’associazione, dal titolo: Bene comune e valori non negoziabili . Proprio nei giorni della Settimana Sociale, pubblicheremo gli atti in due volumi: Formare al bene comune per una nuova grammatica della partecipazione e Bene comune e valori non negoziabili”. Come tradurre in pratica le indicazioni che emergeranno dalla Settimana Sociale di ottobre? “Naturalmente, l’attenzione al bene comune non può essere soltanto oggetto di studio, ma deve tradursi in formazione vera e propria. A questo proposito, abbiamo rimodulato i nostri Itinerari formativi, invitando le associazioni diocesane a sviluppare le indicazioni contenute nel programma Sui sentieri di Isaia , appositamente pensato per l’ambito sociale e politico. Anche in questo caso, sollecitiamo le realtà locali a ricavare da questi percorsi delle occasioni formative e di verifica della vita associativa. In particolare, chiediamo di lavorare sul tema dell’emergenza educativa, emerso con forza già un anno fa al Convegno Ecclesiale di Verona e ripreso dal presidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Angelo Bagnasco, nella prolusione ai lavori del Consiglio episcopale permanente di questi giorni”. A proposito di Verona, come l’Ac ha dato seguito al Convegno? “Proprio in questi giorni si concluderà il programma In ascolto di Verona , promosso in collaborazione con il Progetto culturale della Chiesa italiana, strutturato in cinque incontri in altrettante città-simbolo d’Italia, sui cinque ambiti del Convegno. Per l’ultima tappa, quella sulla fragilità, abbiamo scelto La Nostra famiglia di Bosisio Parini (Lecco), luogo-simbolo della risposta cristiana alla fragilità. Con le parrocchie e le associazioni diocesane stiamo, inoltre, lavorando a vari livelli, invitando le realtà locali a elaborare progetti specifici, con al centro la questione antropologica, come ci invitano a fare il Papa e i nostri vescovi. A livello nazionale, infine, in collaborazione con il nostro Centro studi, abbiamo attivato un’equipe che sta lavorando sul tema del vissuto religioso”.
 
(21 settembre 2007)

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