Non fermarsi

EUROPA: 50 ANNI

“Un bilancio senza dubbio positivo” ma che “impone di non fermarsi” è quello tracciato da Maria Romana De Gasperi a cinquant’anni dalla firma dei Trattati di Roma. In un’intervista al Sir, la figlia di Alcide De Gasperi, protagonista della ricostruzione politica italiana nel secondo dopoguerra e considerato, insieme a Robert Schuman e Konrad Adenauer, uno dei “padri dell’Europa”, afferma: “A me, che ho vissuto in un periodo di gravi limitazioni della libertà, già i traguardi conseguiti oggi sembrano un miracolo. Tuttavia l’Europa può e deve ancora crescere nel dialogo, nell’unità e nella cooperazione tra i popoli”. Alcide De Gasperi (1881-1954), che non poté vedere la firma dei Trattati di Roma, verrà ricordato nell’ambito del Congresso che la Comece promuove in questi giorni nella capitale italiana per celebrare l’anniversario dell’evento. Il 24 marzo, alla presenza della figlia, si svolgerà una cerimonia di commemorazione del grande statista presso la sua tomba nella basilica di San Lorenzo al Verano. Che cosa avvicinò i “padri fondatori”? “All’indomani della seconda guerra mondiale Schuman, Adenauer e mio padre decisero di perseguire il riavvicinamento tra i popoli del continente mettendo insieme i comuni ideali di pace, libertà, democrazia e solidarietà interpretati alla luce dei valori cristiani. Un cristianesimo serio, vissuto in profondità fin dalla giovinezza. Tre persone simili anche nell’essere uomini di frontiera, con i vantaggi e le difficoltà che tale condizione comportava. In mio padre ha contato anche la parentesi giovanile di deputato del Parlamento di Vienna (De Gasperi, nato in provincia di Trento, allora parte dell’Impero austro-ungarico, nel 1911 venne eletto nel Parlamento di Vienna, ndr.); esperienza che, nell’incontro quotidiano con i problemi di altri Paesi, ha dato un significativo impulso a quello spirito europeistico che già in nuce possedeva”. L’Europa: una partenza in discesa? “No. Il percorso di unificazione venne presto segnato da un passo falso, quello di non avere realizzato la Ced (Comunità europea di difesa) che poteva forse apparire una contraddizione per uomini che parlavano di riconciliazione e di pace, ma nelle intenzioni dei padri  avrebbe dovuto costituire la base su cui fondare la prima autorità politica sovranazionale per il perseguimento dell’unità politica del continente, motore, a sua volta,  della cooperazione economica e negli altri ambiti. L’errore dei politici del tempo fu di non averlo compreso, ma fortunatamente, dopo questa impasse, la costruzione europea ripese vigore “. “Un europeo venuto dal futuro” è stato il filo conduttore, nel 2004, delle celebrazioni per i cinquant’anni della morte di De Gasperi… “Lo slogan sintetizza la sua capacità di interpretare il proprio tempo sapendone proiettare nel futuro idee e realizzazioni. Qualità innata ma anche risultato di profonda preparazione, fin da giovane, alla politica. Mio padre ha sempre affrontato l’impegno civile con umanità e responsabilità, costantemente illuminato e sostenuto dalla fede. Tutte le mattine, anche nei momenti di maggiore impegno (De Gasperi è stato presidente del Consiglio italiano dal 1946 al 1953 e nel 1954 presidente dell’Assemblea parlamentare della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, ndr), leggeva qualche riga dell’ “Imitazione di Cristo” o della Bibbia. Da questa dimensione spirituale discende il suo spiccato senso di giustizia, libertà e dignità della persona umana. Da qui anche la sua concezione alta della politica. Spiritualità e politica erano due dimensioni che convivevano nel suo animo, e che ha tentato di immettere anche nel progetto europeo”. Che cosa dice oggi la sua figura ai giovani? “Nei miei incontri nelle scuole riscontro profondo interesse per mio padre: i giovani hanno bisogno di sentire che si può fare politica in modo onesto e collaborare con persone su posizioni anche opposte, confrontandosi lealmente nel rispetto dei propri principi e identità. Un messaggio importante, anche per l’integrazione europea, dove occorre procedere insieme pur nel rispetto delle diversità. Mio padre ha sempre sostenuto l’importanza di educare i giovani al loro futuro; un futuro che già all’epoca prefigurava europeo”. Un anniversario è anche un tempo di bilanci… “Tra le conquiste di questi anni, oltre a pace, libertà e sviluppo, mi colpisce l’incontro tra culture e il dialogo tra religioni che certamente questo processo ha favorito, in particolare con la riunificazione tra Est e Ovest, e che costituisce un importante terreno sul quale è possibile lavorare per un futuro migliore. Tuttavia non ci si può accontentare dell’orizzonte europeo dimenticando la globalizzazione, la povertà di tante parti del mondo, i conflitti e il terrorismo. Qui, purtroppo, si svela la debolezza dell’Europa legata alla sua mancanza di coesione. Per incidere sullo scenario internazionale l’Ue ha bisogno di una politica estera condivisa. Ritengo ormai ineludibili anche la questione del Trattato costituzionale e quella del riavvicinamento delle istituzioni ai cittadini”.

(22 marzo 2007)

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