Conoscere la verità

SCIENZA E VITA

Esiste una feconda circolarità tra la coscienza del credente e le scelte quotidiane. La coscienza cristiana spinge a decisioni per il bene e, contemporaneamente, gli atti buoni rafforzano la buona coscienza. Ne ha parlato Benedetto XVI ai partecipanti all’assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita, riferendosi a temi della promozione della vita. Nella coscienza il cristiano avverte la presenza della legge naturale, che lo conduce al valore sacro e non negoziabile della vita umana, dal primo inizio fino al suo termine. Ascoltando la parola della Rivelazione, comprende che tale valore si fonda sull’evento stesso della salvezza: Dio, salvando il mondo attraverso il proprio Figlio, rivela la grandezza del suo amore per l’uomo e il valore incomparabile di ogni persona umana. Nello stesso tempo, ogni scelta che si pone dalla parte della vita alimenta e rafforza la coscienza cristiana, la quale – per essere autentica – ha bisogno di decisioni e di posizioni coerenti con la scelta di fondo.

Oggi è urgente ascoltare la voce della legge naturale e la parola della Rivelazione, perché nel mondo si sono estesi e moltiplicati gli attacchi al diritto alla vita. Benedetto XVI è stato estremamente preciso, ricevendo in udienza i partecipanti al Congresso internazionale sul diritto naturale promosso dalla Pontificia Università Lateranense: “Sono sempre più forti le pressioni per la legalizzazione dell’aborto nei Paesi dell’America Latina e nei Paesi in via di sviluppo, anche con il ricorso alla liberalizzazione delle nuove forme di aborto chimico sotto il pretesto della salute riproduttiva: si incrementano le politiche del controllo demografico, nonostante che siano ormai riconosciute come perniciose anche sul piano economico e sociale”.

Nello stesso tempo, nei Paesi più sviluppati cresce l’interesse per la ricerca biotecnologica più raffinata, per instaurare sottili ed estese metodiche di eugenismo fino alla ricerca ossessiva del “figlio perfetto”, con la diffusione della procreazione artificiale e di varie forme di diagnosi tendenti ad assicurarne la selezione. Una nuova ondata di eugenetica discriminatoria trova consensi in nome del presunto benessere degli individui e, specie nel mondo economicamente progredito, si promuovono leggi per legalizzare l’eutanasia. Tutto questo avviene mentre, su un altro versante, si moltiplicano le spinte per la legalizzazione di convivenze alternative al matrimonio e chiuse alla procreazione naturale.

Queste scelte contro la vita e contro il matrimonio interpellano fortemente la coscienza; il pericolo mortale è quello che essa sia sopraffatta dai mezzi di pressione collettiva e non dimostri sufficiente vigilanza circa la gravità dei problemi in gioco. Purtroppo, “il potere dei più forti indebolisce e sembra paralizzare anche le persone di buona volontà”. Compito della Chiesa e di tutti i credenti, allora, è rieducare ad ascoltare la coscienza e rieducare “al desiderio della conoscenza della verità autentica”. Coscienza e verità morale stanno insieme o cadono insieme. Talvolta, la tanto teorizzata “libertà di coscienza”, anziché essere un valore, come dovrebbe, altro non è che una “libertà dalla coscienza”, cioè dall’accoglienza del valore, che responsabilmente interpella tutti.

“La coscienza morale – ha detto il Papa – per essere in grado di guidare rettamente la condotta umana, deve anzitutto basarsi sul solido fondamento della verità, deve cioè essere illuminata per riconoscere il vero valore delle azioni e la consistenza dei criteri di valutazione, così da sapere distinguere il bene dal male, anche laddove l’ambiente sociale, il pluralismo culturale e gli interessi sovrapposti non aiutino a ciò”. La persona umana nell’ascolto della ragione e della Rivelazione – le due ali del conoscere – valuta quello che sta per compiere.

I grandi maestri hanno sempre insegnato la necessità che la coscienza si confronti con valori trascendenti, accolti con gratitudine e semplicità di cuore: in questa dinamica l’uomo si avvicina a Dio. J.H.Newman, ad esempio, scriveva: “La coscienza non è un egoismo calcolato, né una logica dell’io. Essa è il messaggero di colui che, nel mondo della natura e della grazia, ci parla attraverso un velo, ci illumina e ci governa per mezzo dei suoi rappresentanti. La coscienza è il primo vicario di Cristo”. Non viene mai meno la necessità di formare la propria coscienza in modo che sia vera, cioè fondata sulla verità, e retta, perché decisa a seguirne i dettami.

Tuttavia vi sono ostacoli nuovi: un errato concetto di tolleranza conduce al rifiuto sistematico della tradizione cristiana, diffida persino della capacità della ragione di percepire la verità e allontana dal gusto della riflessione. Per questo, la comunità cristiana deve impegnarsi in una forma educativa a vasto raggio. “Per quanto concerne la coscienza cristiana, la sua crescita e il suo nutrimento, non ci si può accontentare di un fugace contatto con le principali verità di fede nell’infanzia, ma occorre un cammino che accompagni le varie tappe della vita, dischiudendo la mente ed il cuore ad accogliere i fondamentali doveri su cui poggia l’esistenza sia del singolo che della comunità”.

Marco Doldi

(28 febbraio 2007)

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