Quale pietra miliare

NOTE

Abbiamo vissuto tre momenti ben distinti in questo avvenimento che resterà quale pietra miliare nella storia agli albori del terzo millennio: dalla tensione e preoccupazione nei giorni precedenti alla visita per le reazioni che il mondo musulmano poteva creare e che i mass media hanno sfruttato al massimo, siamo passati al momento della distensione appena il Papa ha salutato il popolo turco e i suoi rappresentanti politici. E dando una chiara testimonianza evangelica nei diversi gesti, discorsi e saluti, ci ha consegnato il dono prezioso della buona notizia che apre la porta della speranza alla Chiesa che vuole restare fedele al suo Signore e Salvatore continuando il cammino intrapreso dalle primitive comunità cristiane sorte in questa stessa terra.

Ugualmente possiamo segnalare tre dimensioni fondamentali che sono state sottolineate nei diversi interventi di Benedetto XVI: il dialogo interreligioso, in particolare con l’Islam per promuovere insieme ai cristiani un mondo più umano che sappia vivere nella pace; il dialogo ecumenico, in particolare con la Chiesa Ortodossa per continuare il cammino ecumenico verso l’unità voluta da Cristo, Signore e Maestro; l’incontro con i fratelli e figli della Chiesa cattolica, che in comunione al suo Pastore universale continuerà ad aprire i solchi per coltivare nella vita di tutti i giorni il dono ricevuto.

Molti nella Chiesa e al di fuori di essa si chiedono che cosa cambierà nel dialogo ecumenico, dal momento che non si trovano grandi novità nella dichiarazione congiunta del Papa Benedetto XVI e il Patriarca Bartolomeo I. Certamente tutti vorremmo vedere risultati immediati, ma non dobbiamo dimenticare che l’ecumenismo non è fatto soltanto da dichiarazioni dottrinali od accordi giuridici, ma in primo luogo è l’apertura di mente e spirito pronta a raccogliere i segni dei tempi per intraprendere nuove iniziative.

Mi permetto di segnalare alcuni spunti salienti che ci indicano la maniera di proseguire il nostro impegno ecumenico:

Al di sopra di tutto ci sia la carità. la presenza delle rispettive delegazioni, consolidato da diversi anni nelle ricorrenze dei Santi Patroni, Pietro e Paolo a Roma e Sant’Andrea a Costantinopoli (Istanbul), si è sempre svolta nella più cordiale e amorevole accoglienza reciproca. “Che questo incontro rafforzi il nostro mutuo affetto e rinnovi il nostro comune impegno a perseverare nell’itinerario che porta alla riconciliazione e alla pace delle Chiese.” Così concludeva il suo saluto Benedetto XVI la sera del suo arrivo alla basilica di San Giorgio al Fanar. Questa è l’icona della carità che ora dobbiamo ammirare, approfondire e farla diventare vita quotidiana. E’ il momento di passare dalla semplice cordialità e rispetto alla proposta di lavoro congiunto anche noi, lavoratori dell’unità in fraterna fiducia e muto apprezzamento delle nostre realtà ecclesiali.

In vista della piena comunione. Nella seconda parte della Dichiarazione comune, i nostri Pastori, Benedetto e Bartolomeo, facendo cenno alla storia comune della Chiesa prima della scissione, hanno poi ricordato e rinnovato le solenni dichiarazioni che hanno relegato nell’oblio le antiche scomuniche. Di pari passo, hanno confermato la decisa volontà di continuare il dialogo teologico nella Commissione mista, lasciando a noi il compito di “prendere parte attivamente a questo processo, con la preghiera e con gesti significativi”. Se i temi del dialogo teologico sono quelli della “Conciliarità e autorità nella Chiesa”, ora abbiamo noi la sfida di creare e sviluppare atteggiamenti consoni a questa ricerca e alla nuova Ecclesiologia ecumenica, lasciandoci guidare dallo Spirito che anima e nutre la Chiesa una e santa. Un’esperienza solita, di sofferenza e da superare.

Negli incontri dei capi delle religioni in questa città è solito vedere un solo rappresentante dell’Islam (il Gran Mufti), un solo rappresentante del Giudaismo (il Gran Rabbino), ma tanti rappresentanti e a volte voci discordanti tra i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane. Si dice che i musulmani sono certamente contenti di questa divisione tra i cristiani, e pensano che ci sarebbe da preoccuparsi se i cristiani fossero uniti. Ora però la prospettiva è diversa. Rivolgendosi a noi, Chiesa d’Istanbul, il Papa diceva: “Sapete bene che la Chiesa non vuole imporre nulla a nessuno, e che chiede semplicemente di poter vivere liberamente per rivelare Colui che essa non può nascondere, Cristo Gesù che ci ha amati fino alla fine sulla Croce e che ci ha dato il suo Spirito, presenza viva di Dio in mezzo a noi e nel più profondo di noi stessi”.

Rubén Tierrablanca

(06 dicembre 2006)

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