La bella immagine

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Si conclude oggi, 1° dicembre, il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Turchia. Stamattina il Papa ha celebrato la messa nella cattedrale latina dello Santo Spirito, a Istanbul. Presente anche Bartolomeo I, con altri patriarchi e rappresentanti delle Chiese protestanti. La liturgia ha tenuto conto della particolare configurazione dell’assemblea formata da vari gruppi di persone, di diverse lingue e di diversi riti, ma “uniti dalla stessa fede, dalla stessa carità e dallo stesso Spirito”.

La celebrazione, “sia nell’uso delle lingue che di alcune sequenze rituali, è stata, quindi, l’espressione delle varie componenti della comunità cattolica”. Sono state usate varie lingue: il latino, il turco, il francese, il tedesco, il siriaco, l’arabo e lo spagnolo. Alcune sequenze rituali sottolineeranno la presenza dei vari riti orientali: l’armeno, il caldeo, il siro. Agli armeni è stato riservato il canto d’ingresso e il Sanctus; ai caldei il Salmo responsoriale e il canto di offertorio eseguito in lingua aramaica; ai siri la proclamazione del Vangelo secondo le modalità del proprio rito. Alle ore 13.15 Benedetto XVI sarà all’aeroporto di Istanbul per il rientro in Italia, previsto alle ore 14.45 a Ciampino.

Per il bene di tutti. “Lo Spirito è la sorgente permanente della nostra fede e della nostra unità”, ha detto, nell’omelia della messa conclusiva, Benedetto XVI, il quale, rivolgendosi al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I ed al patriarca armeno Mesrob II, ha espresso a tali “fratelli venerati” la sua “profonda gratitudine per questo gesto fraterno che onora tutta la comunità cattolica”. Solo “ponendo la prospettiva ecumenica al primo posto delle nostre preoccupazioni ecclesiali vivremo realmente secondo lo Spirito di Gesù, al servizio del bene di tutti”, ha proseguito il Santo Padre, rinnovando l’appello fatto nella chiesa di San Giorgio al Fanar, il 30 novembre del 1979, da Papa Wojtyla. “Ventisette anni fa, in questa stessa cattedrale, il mio predecessore il Servo di Dio Giovanni Paolo II auspicava che l’alba del nuovo millennio potesse sorgere su una Chiesa che ha ritrovato la sua piena unità, per meglio testimoniare, in mezzo alle esacerbate tensioni del mondo, il trascendente amore di Dio, manifestato nel Figlio Gesù Cristo”, ha ricordato il Santo Padre. “Questo auspicio – ha puntualizzato – non si è ancora realizzato, ma il desiderio del Papa è sempre lo stesso e ci spinge, noi tutti discepoli di Cristo che avanziamo con le nostre lentezze e le nostre povertà sul cammino che conduce all’unità, ad agire incessantemente”.

Il bene più prezioso. “La missione della Chiesa – ha osservato il Santo Padre – non consiste nel difendere poteri, né ottenere ricchezze; la sua missione è di donare Cristo, di partecipare la Vita di Cristo, il bene più prezioso dell’uomo che Dio stesso ci dà nel suo Figlio”. Benedetto XVI ha, quindi, commentato la “bella immagine che adopera san Paolo per parlare della Chiesa, quella della costruzione le cui pietre sono tutte unite, strette le une alle altre per formare un solo edificio, e la cui pietra angolare, sulla quale tutto poggia, è Cristo”: “Immagine meravigliosa della promessa di vita che Dio – ha chiarito – ha sempre fatto al suo popolo e che Gesù è venuto a compiere”. “In un mondo dove gli uomini hanno tanta difficoltà a dividere tra loro i beni della terra e dove ci si inizia a preoccupare giustamente per la scarsità dell’acqua – ha aggiunto il Santo Padre – questo bene così prezioso per la vita del corpo, la Chiesa si scopre ricca di un bene ancora più grande”. Quello che consiste, a giudizio del Pontefice, nel “compito di annunciare il Vangelo fino ai confini della terra, vale a dire di trasmettere agli uomini e alle donne di questo tempo una buona novella che non solo illumina ma cambia la loro vita, fino a passare e vincere la morte stessa”.

Vivere liberamente. “La Chiesa – ha ribadito Benedetto XVI – non vuole imporre nulla a nessuno”, ma “chiede semplicemente di poter vivere liberamente per rivelare Colui che essa non può nascondere, Cristo Gesù che ci ha amati fino alla fine sulla Croce e che ci ha dato il suo Spirito, presenza viva di Dio in mezzo a noi e nel più profondo di noi stessi”. “Le vostre comunità – ha detto il Pontefice riferendosi ai fedeli presenti – conoscono l’umile cammino di accompagnamento di ogni giorno con quelli che non condividono la nostra fede ma che dichiarano di avere la fede di Abramo e che adorano con noi il Dio uno e misericordioso”, come recita la “Lumen Gentium”. Di qui l’invito conclusivo del Papa alla comunità cattolica turca: “Siate sempre aperti allo Spirito di Cristo e, pertanto, siate attenti a quelli che hanno sete di giustizia, di pace, di dignità, di considerazione per essi stessi e per i loro fratelli. Vivete tra voi secondo la parola del Signore”. Poi la preghiera finale dedicata a Maria, che “ha pregato nel cenacolo insieme con la comunità primitiva, in attesa della Pentecoste”.

(01 dicembre 2006)

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