Con il Paese reale

FISC: 40 ANNI

Il punto importante e qualificante, che individua la presenza del settimanale cattolico locale nel quadro dell’informazione, è la constatazione che i grandi mass media sono certamente importanti nel sistema informativo italiano, ma non lo esauriscono. Ormai esprimono soltanto una parte della vita sociale e politica. Il giornale locale (a meno che sia una raccolta di fatterelli e di aneddoti o un puro fatto commerciale) esprime l’altra parte, l’altra faccia della luna. È la voce di culture tante volte umiliate dalla cultura ufficiale.

È un punto di vista che guarda non solo al proprio territorio ma, a partire da esso, guarda la storia, i fatti del mondo. Si tratta di una stampa locale – lo affermava il prof. Sergio Zaninelli a Treviso nel 1982 – in cui ha trovato (e trova) espressione quello che è stato chiamato – e ancora si può chiamare efficacemente – il “Paese reale”. Un’espressione che, specialmente nella realtà italiana, è stata caricata di significati polemici e posta in contrapposizione a un “Paese ufficiale” identificato nel potere e nelle sue varie manifestazioni istituzionali.

Ma il “Paese reale” che si esprime nei suoi giornali non era (e non è) assolutamente marginale: è stato (ed è) il Paese del lavoro e della lotta contro le difficoltà di un ambiente spesso avverso. Un “Paese reale” con una sua cultura che, al di là delle manifestazioni particolari, ha i tratti della difesa della persona reale con le sue situazioni, i suoi problemi, le sue attese e la rivendicazione di istituzioni a servizio di questa persona e delle sue aspirazioni.

Qual è, allora, il compito del settimanale locale, oggi, per recuperare questa sintonia con il “Paese reale” che rischia di essere smarrita? “Il vero problema – affermava il prof. Zaninelli – è quello di comprendere che noi siamo di fronte ad una società di massa in cui la promozione della persona e la sua partecipazione alla vita sociale non sono più appannaggio di élite, ma vanno rese possibili a masse sempre più estese di uomini.

Per conseguire questo obiettivo bisogna avere attenzione a tutte le situazioni, a tutte le domande del Paese reale: compito di una politica culturale non è più quello di esprimere orientamenti di poche menti illuminate, ma procedere in senso inverso, cioè ricomporre in unità ciò che è diverso, riconoscendo ad ogni diversità un suo valore che non va annullato”. E credo che questo sia un programma valido anche per l’oggi.

Gilberto Donnini
presidente Fisc dal 1987 al 1992 (17 novembre 2006)

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