La saggezza di un popolo

Dopo il voto

L’Italia non ha voluto abrogare una legge che il Parlamento aveva approvato con maggioranze ampie e bipartisan. Alcune dichiarazioni previe al voto e, soprattutto, i risultati hanno fatto vacillare tanti luoghi comuni e hanno confermato il fatto che si stava discutendo di valori e realtà non semplicemente religiosi, ma profondamente umani e che si alzavano al di sopra degli schieramenti. Le decisioni di astenersi di alcuni politici, di scienziati, di opinionisti, di gente comune hanno sconvolto lo schema tanto caro ai referendari secondo cui gli astensionisti sarebbero stati pochi cattolici, oscurantisti e retrogradi. Ha soprattutto sconvolto lo schema il fatto che esponenti di ogni parte – dalla destra alla sinistra, sino al movimento ambientalista – si siano distaccati dagli ordini di scuderia, adducendo argomenti personali seri e pensati. Chi si è detto giustamente preoccupato di una scienza che divenga padrona dell’uomo, al punto da crearlo e manipolarlo in laboratorio; chi ha denunciato la subordinazione dell’umanità alla tecnologia; chi ha smascherato gli interessi economici dei grandi gruppi farmaceutici; chi si è opposto fieramente alle menzogne, ammantate di scientificità, che i referendari adducevano. Una voce tra tutte, quella di Susanna Tamaro, la quale ha ricordato che la ricerca è sacrosanta, ma si può e si deve compiere entro parametri inviolabili di eticità, senza manipolare gli embrioni, utilizzando, ad esempio, le staminali adulte e i cordoni ombelicali. Questa frenesia intorno alla manipolazione dell’embrione fa sospettare che ci possa essere sotto qualche lucrosa possibilità di brevetto. “Il martellamento colpevolizzante di questi giorni – ha spiegato la scrittrice – che vorrebbe farci sentire tutti mostri desiderosi di vedere i nostri cari morire di Alzheimer, Parkinson o di malattie cardiovascolari, è moralmente ricattatorio oltre che falso. Perché nasconde, dietro l’onnipotenza della scienza, una delle realtà imprescindibili dell’uomo, quello della malattia e della morte come dati fondanti della nostra vita”. Ancora chi, come Savino Pezzotta, ha rimandato al mittente le domande: “Il referendum – ha dichiarato il segretario generale della Cisl – è sbagliato e questo tema dovrebbe essere affidato alla politica. Ed è sbagliato che la politica rinunci dal suo lavoro perché su materie di questo genere non va bene chiamare tutti ad esprimersi con un sì o con un no”. C’è stato, poi, chi ha mostrato come l’astensione sia una forma di partecipazione alla vita del Paese su temi cruciali: “Non votare – ha sostenuto Luigi Bobba, presidente delle Acli – ha un duplice valore, da una parte è un segnale di sostegno a una legge che ha fermato il far west ma dimostra anche la fiducia nella funzione del Parlamento che può modificare i punti deboli della legge. L’astensione è un segnale di tenuta sulla legge e nelle stesso tempo di apertura sul futuro”. Ancora, Luigi Marino (Confcooperative) ha ricordato che “se noi chiediamo regole sui mercati internazionali, a maggior ragione servono quando si parla di persone. La vittoria del sì avrebbe provocato un vuoto, un mondo e una società senza regole”. A queste dichiarazioni ufficiali si devono aggiungere gli innumerevoli sforzi fatti da persone di buona volontà per organizzare, a ogni livello e in ogni contesto, conferenze, tavole rotonde, incontri per spiegare la posta in gioco. I membri del Comitato Scienza e vita – ma anche tanti sacerdoti, medici, giuristi – si sono resi disponibili e hanno avvicinato, in modo capillare, migliaia di persone. Questo è quanto si doveva fare, perché i referendari pretendevano che i cittadini esprimessero il loro parere su argomenti molto delicati e complessi. Purtroppo, non sempre i giornali e le trasmissioni televisive sono stati all’altezza della situazione; il più delle volte hanno banalizzato i temi, dando notizie brevi o dimenticando la realtà delle cose per privilegiare testimonianze, sotto la spinta del sentimentalismo. Se non, addirittura, hanno preferito dare grande risalto alle posizioni a favore del sì. I referendari, nonostante tutto il loro protagonismo, non sono stati capaci di dimostrare che il popolo italiano ritenga, quella attuale, una cattiva legge. Al contrario, forze laiche e cattoliche hanno lavorato insieme con umiltà per dare a tutti un’informazione corretta e per offrire l’opportunità di riflettere seriamente sul senso della maternità, come fatto umano, e sulla necessità che gli scienziati non si considerino dei tecnici al servizio del progresso, ma uomini che lavorano per il vero bene dell’uomo e di ogni uomo. Questo referendum ha rappresentato una grande brutta avventura: il pericolo che l’Italia ha corso oggi si intuisce, ma domani si comprenderà ancora meglio.

Marco Doldi

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