La “carta di identità”

L’Eucaristia domenicale è la “carta di identità della parrocchia”, e proprio nella capacità di “riscoprirsi come comunità eucaristiche” risiede la “chiave di lettura” di qualsiasi “indicazione pastorale”. Lo ha detto mons. GIUSEPPE BETORI, segretario generale della Cei, presentando ai giornalisti il Congresso eucaristico nazionale, in programma a Bari dal 21 al 29 maggio 2005 sul tema “Senza la domenica non possiamo vivere”. In una conferenza stampa svoltasi a Roma, l’8 giugno, presso i Musei Vaticani, il segretario generale della Cei ha sottolineato come l’importante appuntamento ecclesiale “si colloca all’interno del cammino previsto per questo decennio dagli orientamenti pastorali” e ne costituisce una “tappa fondamentale”. Il primo Congresso eucaristico si è svolto a Napoli, dal 19 al 22 novembre 1891, l’ultimo a Bologna, dal 20 al 28 settembre 1997, nel contesto della preparazione al Giubileo del 2000. Sempre dall’8 giugno, è “on line” il sito ufficiale del Congresso eucaristico nazionale (www.congressoeucaristico.it). Come in tutti i Congressi eucaristici, è prevista la presenza del Papa, che “per ora è solo un auspicio”, ha precisato mons. Betori. Tra i diversi appuntamenti ecclesiali nazionali in programma in Puglia in preparazione al Congresso eucaristico, il segretario generale della Cei ha citato il Convegno unitario dei responsabili degli uffici catechistici, liturgici e Caritas, che si svolgerà a Lecce, dal 14 al 17 giugno, sul tema “La parrocchia vive la domenica”. DOMENICA, PARROCCHIA E INIZIAZIONE CRISTIANA. La Chiesa italiana, in questi anni, ha ricordato Betori, ha aperto “una riflessione particolare sull’iniziazione cristiana, che ha contribuito a sottolineare la centralità dell’Eucaristia nel processo del ‘diventare cristiani’, sia personalmente che come comunità. Proprio mentre l’Eucaristia domenicale diventa la carta di identità della parrocchia, essa ne dice la destinazione missionaria a tutti”. Di qui la necessità di riscoprire il giorno del Signore “non solo come precetto festivo della partecipazione all’Eucaristia, ma come tempo e luogo in cui fare esperienza significativa di comunione, di annuncio, di testimonianza della carità: un giorno in cui tutta la comunità si rimette in stato di iniziazione e assolve così al suo compito di iniziare le nuove generazioni”. Fondamentale, inoltre, il legame del prossimo Congresso eucaristico con la Nota pastorale “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”, appena pubblicata, e in cui si sottolinea come la domenica “sia da considerare come giorno del Signore, giorno della Chiesa e giorno dell’uomo, dimensioni che oggi – ha concluso – sono in vario modo minacciate della cultura diffusa”. UNA “FESTA” ANCHE PER… I “TIEPIDI”. Il 30% degli italiani va a messa, e il 17% di essi possiede una laurea. A ricordare questi dati è stato mons. FRANCESCO CACUCCI, arcivescovo di Bari-Bitonto. “Non c’è occasione missionaria più grande della messa domenicale”, ha osservato il vescovo, che ha messo in evidenza come la domenica nelle parrocchie “si incontrano i fedelissimi, i tiepidi, gli occasionali”, e una “festa” come quella del giorno del Signore “può diventare annuncio” che si traduce poi in “mistagogia”, cioè “in un’introduzione graduale al mistero della fede a partire proprio dall’Eucaristia”. “In un’epoca come la nostra, dove non solo manca la coscienza del passato e la voglia di futuro – ha aggiunto mons. Cacucci – i cristiani dovrebbero esser capaci di suscitare la nostalgia di una festa, come quella domenicale, che non solo ha radici nel passato, ma vive il presente e orienta verso il futuro”. “L’Eucaristia è subito sentita dai cristiani come liberazione della dispersione e dall’egoismo e come momento di riconciliazione e di unità”, ha detto mons. ANGELO COMASTRI, arcivescovo-prelato di Loreto e presidente del Comitato ecclesiale per i Congressi eucaristici, soffermandosi sulla “grande rilevanza anche sociale” che possiede tale sacramento, dalle origini ai nostri giorni. “I Congressi eucaristici – ha ricordato Comastri – sono nati per tenere vive questa fede nell’Eucaristia e nel suo potere di trasformazione della vita dei cristiani e, di conseguenza, della vita della società: infatti un popolo che ama, un popolo che vive la legge del dono di sé e del servizio al prossimo è il più sicuro antidoto contro il rischio della decadenza della società sempre tentata di chiudersi nell’egoismo”.

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